In periodo di festività, in particolare nelle grandi città, ci sono poche automobili per strada, ma i livelli di smog rimangono ben al di sopra delle soglie di attenzione. Una volta di più si dimostra che i mezzi a motore tradizionali, per quanto di certo non “profumino”, non sono il problema principale, visto che le fonti primarie di inquinamento evidentemente sono altre, come gli scarichi industriali, le caldaie o le centrali a carbone, riattivate anche in Italia per far fronte alla crisi energetica. Eppure la crociata contro benzina e diesel (e, nel prossimo futuro, pure contro gpl e ibride) non si ferma, tra restrizioni alla circolazione sempre più pesanti e l’incombente quanto impraticabile obbligo di passaggio in massa all’elettrico.
“I dati forniti da Arpa Lombardia sulle polveri sottili di lunedì 27 dicembre – riferisce Libero in relazione al caso di Milano – sono sopra la soglia di guardia in tutte le centraline di rilevamento, a dimostrazione di quanto le emissioni prodotte dalle auto siano marginali per la qualità dell’aria. Le centraline dell’Agenzia regionale protezione ambiente hanno rilevato valori pari a 64 mg/mc in viale Marche, 61 a Città Studi, 60 in via Senato, 58 al Verziere, a fronte di una soglia di allarme di 50 microgrammi per metro cubo d’aria. Dati che dimostrano quanto sia miope puntare il dito contro le automobili quali prime responsabili della pessima qualità dell’aria cittadina. E di quanto poco influiscano strumenti come Area C e Area B. Non è nemmeno la prima volta che ci si scontra con la realtà dei numeri. Durante il primo lockdown, dello scorso anno, si era verificata la stessa situazione. Con il traffico portato a zero a causa della pandemia, lo smog non aveva accennato a diminuire. Anzi. Le polveri sottili, anche in quel caso, erano aumentate superando la soglia di guardia”.