Forse conoscete PlayLover Academy. Sicuramente vi sarà comparso un loro video sponsorizzato sui social (soprattutto se l’algoritmo percepisce o decide che nella vostra vita o nel vostro letto manca qualcosa o qualcuno). Quasi certamente non avete mai partecipato a una loro lezione. Ebbene, l’ho fatto io per voi (prego, non c’è di che). E non aggiungo “così che non dobbiate farlo voi”, perché se volete farlo sono affari vostri (e non è detto che non possa esservi utile, soprattutto se, come dicono loro, siete relazionalmente parlando delle larve o dei lombrichi e la vostra vita sentimentale è marcia).
Cos’è PlayLover Academy? È un’azienda con base a Milano (ma che per esempio tiene anche un corso estivo a Jesolo) che principalmente ha la faccia e le voci di Steve Maister e di Christian Pozza, i due fondatori e frontman. Criticatissimi, insultatissimi, ma anche imitati. Gli uomini li ingiuriano perché non li ritengono credibili come insegnanti di seduzione, le donne li accusano di trattarle come prede e manipolarle, i moralisti li tacciano di speculare su chi non ha successo con le donne, i benpensanti li odiano perché non sono politicamente corretti, e c’è chi nel merito evidenzia carenze tecniche o in termini di presentazione. Sta di fatto che esistono da anni (Playlover Academy c’è dal 2016) e si definiscono “i numeri uno” e “l’unica vera azienda del settore”.
La lezione a cui ho partecipato (gratuita: difficile far passare la seduzione in nota spese, anche se per MOW nulla è impossibile) è quella andata in scena in occasione del superpubblicizzato “primo evento live dopo più di un anno di intenso lavoro”, intitolato “Vissero felici e contenti”. Un webinar (una diretta “colma di tecniche, consigli e informazioni preziosissime”) trasmesso da Dubai, o almeno così viene detto, perché si vede solo una stanza che potrebbe essere ovunque. Di sicuro il collegamento non è ottimale e vari utenti si lamentano. Poco male, comunque, perché nel complesso si riesce a seguire. Il problema semmai è che ci sono troppi preamboli (ma d’altra parte lo scopo è rivolgersi anche a nuovi potenziali clienti), che il live è troppo lungo e che la prima metà dell’esposizione, beh… In risposta agli scettici, Christian comunica che “l’azienda paga 100 mila euro di stipendi al mese a dipendenti e collaboratori” (non che questo dica alcunché sul fatto che gli “studenti” riescano poi a scopare, ma tant’è) e mostra una sua foto in costume assieme a una ragazza formosa dal volto oscurato, che dice essere la sua attuale partner (con la quale comunica in inglese, avendola a suo stesso dire conosciuta a Dubai). Con l’istrionico Steve le cose migliorano, perché non si può certo sostenere che non sia un buon intrattenitore, anche se ormai la stanchezza nell’“allievo” comincia a farsi sentire. Alla fine, com’era prevedibile, la porzione dedicata alle offerte (chiaramente “imperdibili” e “irripetibili”) per l’acquisto di corsi vecchi (“Da lombrico a baby PlayLover”) e nuovi (“Da baby PlayLover a PlayLover junior”), con pacchetti tra i 799 e i 1.599 euro (del resto gli stipendi e tutte quelle sponsorizzazioni su Facebook non si pagano da soli) che danno diritto a bonus roboanti come il corso di seduzione tramite magia e il corso per conquistare le top model. Ma in cosa consisterebbero le rivelazioni scottanti mai fatte prima (perlomeno in un corso gratuito), con le “6 tecniche che conosce solo lo 0,0001% degli uomini italiani”?
I principi non sono distanti da quelli che circolano da anni e anni a livello internazionale su manuali di seduzione, adattati anche ai mezzi odierni (le app di incontri, le chat e i messaggi). Dopo averci informati che “le donne sono come le montagne russe: sempre in preda alle proprie emozioni” (hello, patriarcato) e che “in amor vince chi fugge”, Christian ci comunica che poiché “le donne vogliono certezze nella vita”, tu non devi dargliene all’inizio della vostra conoscenza. Bisognerebbe quindi puntare sull’autocontrollo (sostanzialmente dissimulare il fatto che sei “cotto”, perché se la ragazza sa di averti in pugno perderà interesse), sulla creazione nella controparte di un senso di incertezza e di mancanza (non facendosi sempre sentire per primi, fino ad arrivare a non scriverle per giorni per “rieducarla”, attendendo che sia lei a farlo, perché “deve avere paura di perderti”) e inducendo la donna a investire nella relazione (facendola sentire come una persona in prova sul lavoro, perché “dia il massimo” e nella bilancia relazionale sia al tuo stesso livello, o se possibile sotto). I “trucchi” sarebbero quindi quello del controllo riflesso, quello del dubbio e quello del senso di vuoto.
Principi noti a chi si interessa a queste dinamiche, in alcuni casi anche solo principi di buon senso, che possono funzionare, pur mettendo in conto di potersi bruciare numerose ragazze (quindi forse non funzionano? Mah). Principi ai quali si aggiungono alcune delle “tecniche potenti” puntuali “rivelate” da Steve (“perché un ottimo seduttore, un Severus Piton della seduzione, conosce anche gli incantesimi più oscuri e decide lui quando è il momento di usarli e quando no, esattamente come fa una ragazza”), come il fingersi esperti dell’argomento preferito dall’interlocutrice (cosa che ovviamente può funzionare solo in chat, prendendo tempo quando lei dice che ama il film muto per cercare qualcosa su Wikipedia e fare bella figura: “Ti posso garantire che si bagna così tanto che deve chiamare l’idraulico per mettere a posto il casino che ha fatto”), il farle credere di essere la sua anima gemella (“individuare i suoi gusti per anticipare e prevedere cosa potrebbe piacerle” così che creda che tu le legga nel pensiero e che quindi tu sia quello giusto) e utilizzare un linguaggio affine, replicando il suo per aumentare l’empatia tra voi. L’ottica è sempre quella di differenziarsi rispetto alla massa informe e infame dei pretendenti, essendo migliore o, se non lo sei, apparendo tale.
Il problema è la fatica. E il problema è la concorrenza. Non tanto in senso qualitativo (posto che ci saranno sempre uomini più fighi, più ricchi, più famosi, eccetera), quanto in senso quantitativo. È vero, gli uomini in media fanno schifo e con il giusto approccio non è difficile emergere, in un gruppo ristretto. Ma il problema è che gli uomini a caccia sono tantissimi e sulle app di incontri sono decine di volte di più delle donne. Non è difficile scrivere un messaggio migliore del classico, ridicolo e inconcludente “Ciao come stai?”, ma è difficile anche solo far sì che una ragazza di un certo livello, subissata dalle notifiche e dai like sulle varie piattaforme a sua disposizione per farsi notare, legga il tuo messaggio, figurarsi quant'è improbabile riuscire ad attirare e mantenere la sua attenzione.
Si parla appunto di puntare a ragazze “top” o quasi, perché nonostante le complicazioni numeriche approcciare e avere qualche tipo di riscontro (che non vuol dire necessariamente riuscire a farci sesso, anzi) da ragazze che non gli piacciono davvero per un uomo di livello di “mercato” medio-alto (forse anche medio) non è così proibitivo, almeno per chi ha un aspetto decente e sa mettere in fila due parole: solo in Italia si parla comunque probabilmente di milioni di individui che non hanno tali requisiti, considerando che il Corriere riporta che nel nostro Paese 1,6 milioni di persone tra i 18 e i 40 anni non hanno mai avuto rapporti sessuali completi, ai quali dovrebbero aggiungersi tutti coloro che hanno avuto solo rapporti a pagamento.
Una volta era diverso. Agli albori dei siti di incontri (diciamo fino al 2010) c’era verosimilmente una analoga sproporzione nel numero tra maschi e femmine, ma i volumi complessivi erano bassi e farsi notare e applicare queste o analoghe tecniche era più semplice. Personalmente avevo un metodo che funzionava spesso: sui portali che segnalavano chi visitava il tuo profilo (visto che gli utenti non erano molti, era realistico pensare di essere visti nell’apposita sezione), visitavo varie volte il profilo di una ragazza e, al contrario di tutti gli altri, non solo non le scrivevo “Ciao come stai?”, ma al contrario di tutti gli altri non le scrivevo niente. Con una certa puntualità dalla ragazza arrivava un messaggio che denotava la sua curiosità (e una certa inquietudine), del genere “Mi visiti e non mi saluti?”. Certo, serviva anche avere un profilo decente e, all’origine, probabilmente aiutava essere un essere decente, ma il modo per avviare una cosa c’era e non era troppo laborioso. Oggi questo metodo sarebbe improponibile. L’impegno richiesto è aumentato a dismisura, visto che sono aumentate anche le opportunità e le possibilità di scelta già pressoché sterminate di una donna, e quindi le probabilità di successo diminuiscono: è vero che sul mercato ci sono più ragazze di un tempo, ma vista l’offerta a propria disposizione il tempo e l’attenzione che materialmente una ragazza che davvero ti interessa vorrà o potrà dedicarti sono praticamente nulli. È probabile che non ti veda mai nemmeno apparire sul suo schermo. La seduzione come la Madonna di Medjugorje.
E se allora i risultati personalmente c’erano, culminati (o forse terminati) con la nascita di quella storia che mi avrebbe tolto dal mercato per una dozzina d’anni (ah, la monogamia), rientrando sul mercato ci si sente come un personaggio di Houellebecq (che come su tutto, ha sempre avuto ragione), alle prese con le frustrazioni esistenziali del “gioco” della seduzione, in cui molti partono irrimediabilmente sconfitti (obiettivamente non il caso di chi scrive, almeno per ora) e tutti gli altri lottano e soffrono per ottenere risultati spesso perlomeno rivedibili. E i personaggi storici di Houellebecq non vivevano all’epoca di Tinder.
Poi diciamocela tutta: quanti decimi di secondo impieghiamo a fare swipe a sinistra o a destra sulla base esclusivamente della foto? Significa che se non sei almeno decente fisicamente le tue possibilità di riuscita soprattutto sulle app sono letteralmente zero e che solo se sei piacente qualcuno arriverà a leggere ciò che hai scritto nel profilo. Perché le donne dicono di cercare quello che le fa ridere ma, come gli uomini, mettono il like a (e anche nelle interazioni di persona “preferiscono”) chi ha l’aspetto fisico più gradevole. È questione di biologia, ci si può fare poco (e, per molti, non ci si può fare nulla).
E non parliamo poi della seduzione di persona. PlayLover vende corsi per approcciare di giorno, di sera, in discoteca, sempre, ovunque. Guardi i video degli “studenti” che fermano ragazze per strada e ti viene l’ansia, tanto più nell’era del MeToo, della mascolinità tossica, delle denunce per stalking. Durante il webinar Christian informa che da parte di 10 studenti sono stati “ottenuti” nel giro di poco 11 baci (nel senso di 1,1 a testa). Un bacio, dopo avere pagato centinaia o più probabilmente migliaia di euro per corsi e coaching. Sì, lo so, “il corso serve per la vita”, ma la vita ormai è quasi finita.
Essere te stesso non basta, essere un altro non si può (puoi al massimo fingere, prima di venire scoperto). Si può diventare migliori? Chissà, forse. Ma (oltre ai soldi) ci vuole fatica. Troppa fatica. Ragazze, se volete datemela voi.