Ho passato gli ultimi giri a sperare.
A sperare che Joan Mir, pilota Suzuki, non sorpassasse Valentino Rossi. Se non fosse successo, a Misano sarebbero arrivati Morbidelli primo, Bagnaia secondo e Vale terzo, componendo un podio da romanzo, il primo storico podio in MotoGP tutto della VR46 Academy, la struttura voluta e creata proprio da Rossi.
Invece Vale è arrivato quarto, ed è un peccato. Secondo me a Vale è dispiaciuto di più non arrivare terzo oggi che di non vincerla, questa gara.
Proprio perché davanti aveva i due ragazzi che ha tirato su lui, il Morbido e Pecco.
Lui era dietro loro.
A far loro da scudiero.
Quasi a spingerli.
E romanzando al massimo quella che è la sua storia si potrebbe dire che si è fatto superare da Mir solo quando era certo che le posizioni del Morbido e di Bagnaia erano assicurate, nello stesso giorno in cui un altro della sua Academy, suo fratello Luca Marini, si prende un’altra vittoria in Moto2, involandosi verso il titolo mondiale.
Ma non è così.
Perché lo sport è giusto, meritocratico. Li crea, i romanzi, ma al lieto fine non ci bada sempre.
Così il primo podio della VR46 Academy per poco non si è verificato e magari è solo rimandato. Ma poco conta, tanto che non ci stancheremo mai di dire quanto stia facendo Vale per il motociclismo tutto. Lo abbiamo già scritto (anche qui), lo ripetiamo e lo ripeteremo.
Sul Morbido c’è da aprire un capitolo a parte: la sua vera storia l’ha raccontata in modo splendido Emanuele Pieroni, leggetevela anche se la riassumo qui.
Franco Morbidelli ha talento, così tanto che i suoi genitori - babbo italiano, mamma brasiliana - da Roma si trasferiscono a Babbucce, un paesino marchignolo, tra le Marche e la Romagna, terra di motori. Famiglia umile, pochi soldi, certo non abbastanza per mantenere le stagioni in moto del figlio. Infatti dopo le prime vittorie Morbido è costretto a smettere. “È lì che ho capito quanto fossero importanti per me le moto” ha raccontato. “Prima erano solo un divertimento, qualcosa che mi riusciva. Quando ho dovuto fermarmi ho invece capito che volevo fare il pilota”. Con l’aiuto di gente che crede in lui torna correre in Stock 600, un campionato minore. Ha 9 anni ed è in questo periodo che vede per la prima volta Valentino Rossi, proprio a casa di Luca Marini: “Avevo il braccio ingessato per una caduta, Vale mi si avvicina e mi dice che sono cose che capitano. Stai per avere un infarto, quello che mi stava consolando era il mio idolo”. Lo ritrova a 13: viene invitato alla cava, dove il babbo di Rossi, Graziano, portava i piloti ad allenarsi, l’antenata del Motor Ranch di Tavullia: “Vale aveva un anti pioggia di colore assurdo, mi sorpassò e caddi dall’emozione. Il giorno dopo comprai un keeway simile al suo”. Poi nel 2013 la brutta notizia: il padre si toglie la vita. Un dolore enorme. Ma Valentino Rossi lo viene a sapere, lo invita in pizzeria a Tavullia e gli dice quelle parole che Franco non scorderà mai nella vita. Mai. “Ci penso io a te”. È uno dei primi piloti a sottoscrivere un contratto per la nascente VR46 Academy. Franco ha 15 anni, vince un campionato europeo, e nel 2014 sale in Moto2. Poi il primo podio, le prime vittorie. E arriva il Mondiale.
E subito dopo la MotoGP.
E ieri la sua vittoria a Misano.
Che è, quindi, anche una vittoria dell’Academy e del sistema voluto e creato da Valentino per restituire al motociclismo quello che il motociclismo gli ha dato. La storia dell’Academy è altrettanto meravigliosa: divertimento e competizione ai massimi livelli, i ragazzi vengono seguiti in tutto e per tutto, stanno a strettissimo contatto con il loro idolo e ogni giorno si sfidano al ranch, posto unico al mondo. Al ranch ci sono stato diverse volte e ogni volta che ci sono tornato, a quel luogo era stata realizzata una modifica per renderlo di un livello più alto, seguendo la logica del “c’è sempre da migliorare”.
Ieri, nel post gara, Valentino ha scherzato: “Quando mi ha passato Bagnaia ho pensato: ma di chi è stata l’idea dell’Academy, mannaggia a me!”. I ragazzi non supereranno mai il maestro ma qualche volta, adesso, lo battono…. Già, lo sport toglie e lo sport dà. Crea romanzi e li disfa. Ma insegna, insegna sempre. Perché se Valentino, a 41 anni, è ciò che è, se l’Academy ha partorito ciò che ha partorito, si deve principalmente a due cose: la passione e il lavoro. Anche al talento, certo. Anche alla disponibilità economica, certo. Ma senza quelle due cose talento e soldi vanno poco lontani. Oggi è il primo giorno di scuola per gran parte dei ragazzi italiani. Le insegnanti dovrebbero raccontare queste storie agli studenti, di Valentino e di Franco Morbidelli. Per far capire ai giovani quali sono gli esempi da seguire. Dopo la vicenda di Willy ne abbiamo bisogno eccome. Di queste storie e dei valori che si portano dietro: il coraggio di seguire il proprio istinto, l’impegno, la costanza, l’allenamento e il lavoro duro. Grazie Vale, grazie Morbido, grazie Academy. Punto.