Una signora con l'hijab imbocca il figlio di pochi anni nel passeggino, e si sbrodola tutto, ride, ma dura poco perché è spaventato quando il padre, da dietro lo smuove per scendere alla fermata del 15 in via Curiel all'angolo con via Lambro. Divertita dalla scena, poco più in là una ragazza con la treccia, occhiali a specchio, mastica e scoppia in bolle rosa tra i denti un Big Babol, scende anche lei e puntano tutti il passaggio sopraelevato che collega la fermata del tram al grande centro commerciale Fiordaliso. La ragazza sta facendo un audio con marcato accento campano “mo vag da New Martina, baci baci”. Nel frattempo, il padre nordafricano sta trasportando su per le scale a fatica il passeggino con il figlio, che se la ride. Parte dalla tasca del pantalone la registrazione di un canto tradizionale arabo, la sua suoneria. Non può rispondere, stremato ha entrambe le mani impegnate e suda sotto il sole di Rozzano.

Le macchine di sotto sfrecciano, accanto ai clacson pesanti dei camion diretti verso le autostrade e una volta giù, gli alberi del piccolo parco adiacente attutiscono il rumore che viene dallo stradone. Nel parcheggio non c'è tanta gente, è giovedì mattina, la gente lavora. Qualche portiera sbatte, da una macchina si allontana una coppia. Somigliano a Jake la Furia e Anna Pepe. Lui insulta lei, “mi hai rotto il cazzo!”, lei finge di non ascoltare, labbra rifatte e unghie ricostruite smaltate giallo fluo che ticchettano sullo schermo dello smartphone. Su di una panchina, una donna con il turbante di chi è sotto chemioterapia si siede, si accende una sigaretta e voltandosi un poco si rivolge al marito “amò vie’ccà, che ci sta o sule, è leggero, nun è forte ejjàmm”. Il resto degli autoctoni di genetica longobarda da almeno una generazione, invece, curiosamente somiglia a Fedez. Cosa ne avrebbe pensato Cesare Lombroso, non ci è dato sapere, né forse domandarci. Ma proseguiamo sulla via per il negozio di New Martina che da poco ha a aperto a Rozzano. Sì, avete letto bene, Rozzano. Perché?

Andrebbe domandato a lei, Carmen Fiorito, la ventisettenne di Napoli, che a partire dal negozio di telefoni del padre - in vico della Ferrovia - ha costruito il proprio brand personale sponsorizzando i suoi prodotti con video su tiktok che la ritraggono protagonista. Negli anni, poi, si è emancipata e ha creato un brand di cover e pellicole decorate per smatphones: New Martina. Che c’azzecca Martina con Carmen? Niente, ma è tipico della creatività commerciale partenopea inventarsi nomi o pseudonimi vari. Il brand ha avuto successo, un milione di followers su instagram, undici su tiktok. Più di tre milioni di fatturato nell’ultimo anno, dopo aver aperto i propri negozi in tutta Italia, a partire da Bologna, poi Caserta, Palermo e infine Rozzano, nel meridione di Milano. Viene definita dai giornali la nuova Chiara Ferragni, ma all’elegante quadrilatero della moda milanese ha preferito il comune dell’hinterland da cui proviene il buon Fedez. "A domanda (di nuovo) non è come, ma pcchè?", direbbe un vecchio comico di Colorado.

Non avendo a portata di mano Carmen, ci rivolgiamo ad una signora autoctona da generazioni, in fila alla cassa del nuovo negozio di New Martina nel centro commerciale Fiordaliso. La signora di mezza età ha tatuato sul tricipite destro un filo spinato a forma di infinito e costellato del nome “Manuela”. Rotacizzando la consonante intervocalica ci confida, guardinga, che secondo lei è colpa di Beppe Sala e della sua Ztl. “In centro le macchine non arrivano”. Ma da dove vengono tutte queste automobili, allora? Proseguiamo la nostra inchiesta abbordando una ragazza che lavora come hostess sui voli che partono da Malpensa e che grazie a Dio non parla in “corsivo”, anche lei in fila. Dice di venire da San Siro, che è dall’altra parte della città e conferma la tesi della signora tatuata. Ci ha messo poco, spiega, passando dalla tangenziale, venti minuti, traffico permettendo.
Fuori dal negozio, un omaccione alto quasi due metri, spalle larghe, testa rasata, orecchino all’orecchio e maglietta nera con la scritta “Palm Angeles” in caratteri gotici sulla schiena osserva le cover esposte con posa maschia, per non dare troppo nell’occhio. Lui non vuole parlare, se ne va, minaccioso, non si volta. Un anziano dai capelli e i baffi bianchi che sembra Stan Lee, spinge sulla sedia a rotelle un altro vecchietto e gli spiega con accento napoletano che quella vetrina è di New Martina, “na bella guagliona di Tikktokk”. Il vecchietto sulla sedia a rotelle reagisce sorridendo come quel bambino che si sbrodolava sul tram per poi essere spinto via, fuori dall’inquadratura. Sullo sfondo ripassa la coppia che litigava nel parcheggio, lui con le borse piene di vestiti primark e lei sempre avanti, con la testa bassa sul cellulare, ignorando le bestemmie del suo uomo, ma non la vetrina di New Martina. Si illumina in volto, cambia espressione appena se ne accorge, affretta il passo, lascia indietro il compagno con due pesanti borse primark. “Marika, dove vai adesso?” le grida, e lei “amò aspiè, mo vengo”.

A osservarla da vicino, ora si capisce che Marika potenzialmente appartiene a quella seconda generazione di meridionali sbarcati nell’hinterland milanese durante il boom economico, e forse è anche per questa ragione che New Martina ha scelto proprio Rozzano e non il quadrilatero della moda. I prezzi dei suoi kit di cover e pellicole, poi, non sforano i venticinque euro, prezzo abbordabile per quasi tutte le tasche della bassa borghesia e dell’alto proletariato. Ora, ai giornali, Carmen Fiorito dice che dopo Rozzano, punta all’estero. Se anche in città come Berlino, Parigi, e chissà, New York, la Fiorito replicherà lo stesso schema, scegliendo quartieri ad alta densità di italiani e meridionali, allora potremmo dedurre che Milano, come cantava Fossati, è davvero una città di frontiera, dove più che altrove, le radici, sono importanti.
