Bianca Balti ha compiuto quarant’anni, ha festeggiato ieri sera da Cracco in Galleria, ed è ancora una turbofregna. Se volete vedere foto e video sono state pubblicate da Ildo Damiano (@dieciminutidiapplausi) e tra gli invitati c’erano anche Giulia Salemi e Pierpaolo Petrelli. Il dress code della serata, in onore del nome della festeggiata, era “white party” ma non tutti lo hanno rispettato e in generale l’atmosfera era parecchio anni Novanta, l’epoca assoluta delle super modelle, ma come fosse l’ultima risacca di un’onda ormai passata. Lei era svestita in bikini con dei pendagli in una sorta di vestito Charleston ma senza vestito, ed era in modalità cavallona scavallata mentre si scatenava come in una “table dance” senza “table” sul Damiano nella sua modalità “mi si nota di più se sto fermo e serissimo o se sto fermissimo e serio?”. Anche le torte erano anni Novanta, soprattutto quella fragola e panna con le perline luccicanti di zucchero, a forma di cuore, e la scritta sulla torta faceva molto ridere anche se nessuno ha riso apertamente o per educazione oppure perché parlano l’inglese ma non lo capiscono: la frase era “Forty and still not getting jokes” che molti hanno fatto finta di tradurre (o lo hanno pensato davvero) “Quaranta e ancora non scherzo” quando il significato sarebbe “Quaranta e ancora non capisco gli scherzi”. Ovviamente c’era il dj. Giulia Salemi e Pierpaolo Petrelli hanno rispettato il dress code.
Bianca Balti è probabilmente una delle ultime supermodelle di tutti i tempi, formava il trio delle italiane con Eva Riccobono e Mariacarla Boscono: le supermodelle sono fatte così, si prendono a tre a tre, tranne che negli anni Novanta quando si fecero troppe e allora si presero a cinque a cinque, o a sei a sei, se si include o no Kate Moss è un dibattito ancora aperto: Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Lida Evangelista, Naomi Campbell e Christhy Turlington. Come dicevamo, la risacca di un’onda oramai lontana era la convitata di schiuma, presente con la sua assenza o assente con la sua presenza, in rigoroso “white con bollicine”: le “bollicine”, altra faccenda anni Novanta.
Fu negli anni Novanta che il termine “supermodella” diventò di uso comune, con la famosa frase della Evangelista “non ci svegliamo per meno di diecimila dollari al giorno”, facendo di fatto partire quell’onda che finisce con Bianca Balti, nei primi anni Dieci del Duemila. Secondo molti osservatori è dal 2010 circa in poi, cioè dall’avvento dei social, che non ha più molto senso parlare di supermodelle. Era un mondo fatto di passerelle vere, con tutto quello – di buono e di brutto – che le circondava; un mondo che aveva ancora uno “star system” degno di tale nome, fatto d Jet Set, di vite vissute al massimo, di qualche schianto, che soltanto Bret Easton Ellis (in Glamorama) e Jay McInerney (in Le Mille Luci di New York) hanno saputo raccontare a dovere. Oggi abbiamo le influencer, il mondo come passerella è stato sostituito dal tinello come passerina, le “mille luci” da quella specie di neon tondo che vendono nei negozi dei cinesi che si mette dietro lo smartphone per fare luce, e uno non sa se essere triste per quell’epoca che ci siamo lasciati alle spalle o per quest’epoca che ci sta sulle palle.