Le schegge (Einaudi, 2023) di Bret Easton Ellis è il romanzo della carriera, quello che hai tra le palle una volta soltanto nella vita. Quello che ti disturba, ti fa lasciar perdere, torna, è il morso di un serpente che non si rimargina. La stesura iniziò prima di Meno di zero ed esce nel 2023, circa quarant’anni dopo. Bella fatica, no? Nel frattempo, Ellis ha avuto il tempo di diventare uno degli scrittori più importanti degli Stati Uniti, quasi sempre con lo stesso libro, con lo stesso spasmo letterario, quello che lo riporta agli Anni Ottanta, alla violenza della ricchezza dell’alta borghesia. È quello che succede anche in Le schegge, dopo un “Bret” adolescente vive la forbice del lusso dei figli dei ricchi in college da ricchi mentre a Los Angeles gira un serial killer. Nel frattempo, Ellis è diventato più americano dell’America stessa. Non crede alla politica, né ai media, e con Bianco, una raccolta di saggi brevi su quasi tutto ciò che dovrebbe contare per uno scrittore del Ventunesimo secolo, pone le premesse per sfatare un mito a cui ci stiamo abituando: il progresso passa dalla censura, dalla cancel culture, dal conformismo. Nel corso di questi anni ha criticato il #MeToo, Twitter, persino il New York Times (giudizio condiviso da Jill Abrams in Mercanti di verità, Sellerio 2021). Tutto questo è, in parte, Le schegge, un romanzo inaccettabile in questi anni.
Luca Guadagnino ha chiuso un paio di horror, o quasi, puntando sul più grande incubo della società: la noia. Involontariamente, è chiaro, ma quello è. Con Bones and all in particolare, Guadagnino è riuscito a rendere una storia di cannibali un documentario inconcludente sulle strade – quasi sempre deserte – di una fetta di America. A prescindere dalle sue qualità di regista, che ha sempre dimostrato ed è inutile tornare a evidenziare. C’è, nel suo modo di raccontare, il contrario dell’ossessione, della spinta vitale, dell’eccesso, il contrario di Ellis. Se Ellis è un velocista che ha appena bevuto una Red Bull, Guadagnino è un fondista che si è preso un anno sabbatico dalle competizioni. Tuttavia, Hbo avrebbe acquistato i diritti di Le schegge per farne una serie forse di tre stagioni (che per Ellis sarebbero troppe) girate proprio dall’italiano, amico di Ellis. La notizia ha entusiasmato lo scrittore, ma meno chi ha letto Le schegge e ha visto che fine fanno dei ragazzi bellissimi con una fame cannibale in un film di Guadagnino. Fermatelo. Fermate Hbo, fermate Guadagnino, fermate Ellis che vuole essere trasposto sullo schermo.
Merita di più della lenta morte di una narrazione narcolettica, anche se la sceneggiatura sarà, pare, proprio di Ellis. Il re Mida della noia non deve poter toccare un capolavoro come Le Schegge. Dovrebbero esserci petizioni per questo, scioperi. Ché queste cose contano più dei salari minimi e della sanità pubblica, anche se ora non ve ne rendete conto e forse non lo capirete mai. E se non lo capisce Ellis, pazienza, l’entusiasmo di aver pubblicato finalmente un libro portato avanti per decenni, un libro che non può egli stesso riconoscere come eccezionale, può annebbiare la vista. Alla fine la consapevolezza è un po’ come l’alcool o la cocaina.