Tanta polemica attorno a Dalla stessa parte mi troverai di Valentina Mira (Sem), che è tra i dodici finalisti del Premio Strega 2024. Un libro che molti stanno etichettando come “contro la destra”, perché, tra le altre cose, liquida con apparente sufficienza la strage di Acca Larentia. E un libro che, dopo essere finito nella dozzina del concorso letterario, le sta dando anche soddisfazioni di popolarità e di vendita. Per quel che riguarda il contenuto dell'opera, l’accusa mossa a Mira, come scrive Giuseppe Pollicelli su La Verità, “è quella di aver tratta senza rispetto né compassione la strage, in cui a Roma, il 7 gennaio del 1978, sono stati uccisi due giovani militanti missini da parte di estremisti di sinistra tuttora ignoti. Un episodio centrale in Dalla stessa parte mi troverai, poiché il romanzo ricostruisce la vicenda di Mario Scrocca, ex membro di Lotta Continua impiccatosi a Regina Coeli nel 1978 dopo essere stato condotto in carcere poiché sospettato di aver preso parte all’attentato di nove anni prima”. Il punto, però, non è entrare nel merito della polemica, bensì sottolineare come “oltre alla Valentina Mira di sinistra, antifascista e femminista, come si è definita lei stessa da Lilli Gruber su La7, esiste una Valentina Mira che, alcuni anni fa, ha collaborato, firmando vari pezzi, con il sito di ispirazione marcatamente conservatrice Gli italiani. Pezzi in cui si possono leggere riserve sulla celebrazione del 25 aprile, un elogio ad Alain de Benoist (filosofo notoriamente di destra, ndr) e un ricordo dell’attivista missino Ugo Venturini”.
Ma che cosa è successo allora alla giornalista? È cambiato il vento? Di lei esteticamente vediamo solo un cambio di look, essendo passata dal capello biondo a quello bruno, ma forse sarebbe più interessante chiederci che cos’è che le abbia fatto cambiare idea politicamente, almeno all'apparenza. Come mai passare da un estremo all’altro? Anche il quotidiano Libero ne parla, in un pezzo a firma di Luca Beatrice: “A mettere insieme i soggetti dei due libri, la violenza contro le donne e l’antifascismo militante, è difficile non sospettare di elaborati concepiti a tavolino da astuti editor, gli argomenti tirano, il primo giustamente, il secondo...”. Beatrice fa leva su una domanda che in molti si pongono: scrivere in un'ottica di sinistra, anche forse rinnegando i propri ideali o la propria obiettività, è più utile per vendere copie? È più utile per arrivare nei salotti letterari e televisivi? Giovanni Sallusti, sempre su Libero, prosegue il discorso di Beatrice e spiega quanto la polemica stata un’operazione di marketing riuscita: “Risultato: Dalla stessa parte mi troverai, al momento in cui questo pezzo viene scritto, è settimo nella classifica dei bestseller Amazon. Ce l’hanno fatta. A furia di strillare «La destra attacca il Premio Strega per il romanzo su Acca Larenzia» (La Stampa), «Acca Larentia, la destra revisionista attacca libro in lizza per lo Strega» (Il Fatto Quotidiano), «Attacco al Premio Strega» (Repubblica), l’hanno issata in una posizione difficilmente immaginabile. Riepilogo fuor di sceneggiata ideologica: una scrittrice propone un libro in cui in qualche modo si tocca un nervo scoperto della coscienza nazionale, qualche politico e qualche giornale alieni da quello che Fulvio Abbate (non un pericoloso eversore nero) definisce «amichettismo» lo criticano, i politici e i giornali amici e amichetti montano il caso e lo incensano, le vendite salgono. È il mercato, bellezze, fingete di aborrirlo, ma vi piace assai”.