Oggi ne festeggia 85 ma è come se ne avesse vissuti il doppio. Le cronache dicono che non stia troppo bene. A maggio, durante il processo Ruby ter, il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano, ha parlato di patologie «croniche» e «difficilmente reversibili» di natura «neurologica o psichiatrica». Ma poi sono comparsi i selfie per la fidanzata Marta Fascina e le scorrazzate in kart.
Non ho mai fatto mistero della mia assoluta passione per Silvio Berlusconi, il che mi ha portato non pochi problemi soprattutto nel mondo della cultura. Per oltre un ventennio in Italia non si è parlato che di lui, sia che governasse, sia che fosse all’opposizione, qualsiasi discorso finiva da quelle parti, prima ancora si diffondesse la moda degli haters un sacco di gente pronunciava parole d’odio verso il leader di Forza Italia senza motivi precisi. Il giorno dopo il ferimento subito a Milano da parte di un folle che gli scagliò una statuetta in faccia, due idioti in un ristorante dissero che avrebbero dovuto ucciderlo. Eravamo in un community table, mi sono alzato dopo averli apostrofati con disprezzo, quanti stronzi viaggiano liberi in questo Paese.
Fosse accaduto oggi un episodio del genere, Silvio Berlusconi avrebbe ricevuto la solidarietà di tutti, compresi gli avversari politici, a testimonianza del fatto che il suo ruolo è profondamente cambiato. Il Cavaliere è assurto a padre della patria, che si sarà fatto anche i fatti suoi ma è sempre stato un liberale e non un populista, tollerante e non razzista, piacione ma non misogino. Rispetto a chi gira nel centro destra del 2021 Berlusconi emerge non solo come uno statista (d’altra parte non governi a lungo se non hai talento) ma anche come un democratico moderato fornito di senso dello Stato. L'ipotesi di Silvio Presidente della Repubblica è tornata alla ribalta nell'ultimo periodo. Ne hanno parlato pubblicamente nelle scorse settimane sia Matteo Salvini che il vice di Berlusconi, Antonio Tajani. Magari lo voterebbe anche Prodi, il solo che è riuscito a batterlo lealmente, con regolari elezioni e non in un’aula di tribunale.
C’è poi una questione estetica non indifferente. Il berlusconismo sarà stata una rivisitazione contemporanea del craxismo di nani e ballerine, ma volete mettere quante belle ragazze circolavano allora per le stanze del potere? Oggi invece trovi solo gente brutta, mal vestita, sgraziata, arrabbiata, berciante, avida di sorrisi e io di questi non mi fido e non mi fiderò mai.
Quando poi si faranno davvero i conti con la storia, qualcuno troverà il coraggio di ammettere che durante il berlusconismo si è respirata più democrazia. Mi spiego meglio: quando vinceva governava lui, quando perdeva toccava al suo avversario. Dal 2013, da quando praticamente da solo, azzoppato dal più potente partito politico, quello dei magistrati, è riuscito a “pareggiare” le elezioni, è tornata la vecchia abitudine democristiana che il primo ministro fosse eletto dai partiti (o magari dal presidente della repubblica, vero Napolitano?) indipendentemente dalle scelte del popolo: Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte… durerà finché altri lo vorranno ma nessuno di loro si sa quanto valga, numericamente parlando.
A Silvio invece davi una qualsiasi campagna elettorale e veniva fuori il talento strepitoso, la mimica e la dialettica da commediante, sempre sul filo del “ci sei o ci fai?”, e finivi per dargli retta pure se non ci credevi molto.
Vabbè, non parliamo di politica e tagliamo la torta. Presidente spegni le candeline e goditi la nuova canzone di Apicella in tuo onore. A proposito, visto come ti ha “conservato” in tutti questi anni nonostante quello che hai combinato, io mi fido solo del professor Zangrillo.