A Roma siamo dei lavativi. La realtà è che invece abbiamo un gran da fare; che sia il raduno delle Giovani Marmotte, la protesta dei Coldiretti, la mostra internazionale felina o lo sciopero nazionale di qualsiasi categoria bistrattata, tutto avviene qui e coopera a far biastimare i romani bloccati da Via Cristoforo Colombo al Circo Massimo, centro storico compreso. Certo, non ci si annoia mai, e comunque è fatta: dopo l’80° anniversario della Liberazione, la Pasqua, l'ultimo abbraccio a Francesco, con l’arrivo delle autorità da tutto il mondo e il Santo Padre portato di qua e di là come in un crowd surfing in giro per la Città sino a Santa Maria Maggiore – di questi tempi, la basilica scelta da Bergoglio per la sepoltura pare Knebworth Park per l’ultimo concerto dei Queen, con migliaia di pellegrini assiepati lì davanti – il primo maggio e relativo concertone, il comignolo finalmente ha preso posto sui coppi millenari della Sistina per essere fissato dagli occhi di milioni di fedeli trepidanti in attesa della fatidica fumata bianca. La Festa del Cinema di Roma? Ma va. I David di Donatello? Neanche; il vero evento glamour al quale non mancare è il Conclave. Il tam tam del toto Papa dava per favoriti il Cardinal Zuppi, trasteverino Daa Maagica, così anche il Segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin, decano del Conclave, il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa e il virtuoso del canto Luis Tagle, filippino che ama Imagine di Lennon, nonostante il genio dei Fab Four auspicasse un mondo senza religione.

In tempi in cui i papabili social dalla veste rosso papavero si esibiscono online – uno si è pure scattato un selfie davanti al feretro der poro Francesco – romani e non si fomentano a vicenda; addirittura online è nato il FantaPapa, che vanta 60.000 iscritti. Il giorno dell’elezione di Leone XIV la Città si è svegliata sovrastata dal rumore degli elicotteri nei cieli di San Pietro. A Borgo Pio i porporati circolano nel colonnato di Bernini sventagliando le tonache come rock star e noi di Mow abbiamo avuto una spiata sul piatto preferito degli alti prelati di successo, i ‘saranno famosi’. Presto fatto, quei rigatoni alla norcina che se magna Parolin li vogliamo assaggiare, così superiamo la cortina di ferro che limita al traffico Via della Conciliazione e ci fiondiamo al ristorante ‘Al Passetto di Borgo’. Per chi non lo sapesse ancora, il leggendario ‘passetto’ è un corridoio sopraelevato che collega il Vaticano con Castel Sant’Angelo per permettere al Pontefice di darsela a gambe in caso di malparata. Ad onor del vero, prima di abbatterci come falchi solitari sulla trattoria che piace agli ecclesiasti abbiamo tentato di prenotare un tavolo per le 14.00 e ci è stato risposto ‘no’. Ma come no? Avvezzi ai modi spicci degli amati concittadini ci presentiamo alle 12 dribblando manciate di sacerdoti, diaconi, monaci e seminaristi eccitati.

Alle pareti, datati articoli di quotidiani testimoniano la passione di Papa Francesco per la cucina romana ma anche le mangiate di Ratzinger a quei tavolini, prima di diventare Papa. Una cucina a vista pazzesca – cosa parecchio rara a Roma – con due cuochi in piena regola che spadellano, domina la scena. Benissimo, talmente bene che dopo un’ora siamo ancora lì tra centinaia di giornalisti ed esponenti della fede in abito talare che sforchettano tonnarelli. La dama alla nostra destra attende la sua bistecca come noi la norcina, è una ricca nobildonna che ha visto parecchi Conclavi e si chiama Ingrid, professoressa di diritto internazionale. “Per me sarà Pizzaballa”, prevede, “ci vuole un Papa con una visione dantesca che faccia capire alla gente che per i peccatori ci sarà una punizione”. Parla con accento inglese e ci attacca il siluro sui pronostici papali. “Sono venuta in Italia in tempo di Covid, non avevo niente. Ma basta poco per vivere. Mi bastava l’anello della mia mamma”, dice la Principessa. Come a dire il pane non c’è, dategli le brioche, insomma. Tutto sommato la dama è saggia, chissà che un giorno davvero la Chiesa aprirà alla candidatura di Papessa per le donne. Proprio in questo momento circola l’immagine della fumata fuxia delle femministe che protestano per il patriarcato in Chiesa, il fumo si espande dal colle del Gianicolo; cazzo, è fichissimo. L’attesa è interminabile, sollecitiamo con garbo la cucina: “Ahò, ma sti rigatoni?” Chissà se Parolin aspetta così tanto quando viene a farsi un piatto di pasta dietro casa. La Principessa prende spunto e reclama altro vino.

Al Cardinale piace la pasta in bianco cremosa, grassa, sembra quella delle mense delle suore, sa di tradizione, è conservatrice, consola senza turbare, nonostante la presenza della salsiccia, e poi è al dente e ben calda, come l’abbraccio della Chiesa. Nonostante tutto, però, noi siamo progressisti e ci lamentiamo: “A noi sta pasta mica ci fa impazzire”. “La magna tutto il Vaticano!” è la risposta annoiata del responsabile di sala, “c’è la panna fatta da noi, burro, parmigiano e salsiccia”. La Principessa Ingrid si è scolata il secondo litro di rosso: “Papa Francesco era troppo a sinistra. Io sono professoressa di diritto internazionale e per me esiste ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. La Chiesa deve dare dei limiti, una direzione. Francesco ha detto che all’inferno non c’è nessuno, e ciò è sbagliato. Ora lui sta controllando se è vero” – si concede una frecciatina, la loquace nobildonna. “Sembra che alcuni cardinali abbiano avuto contatti telefonici con l’esterno in cambio di bustarelle per dare informazioni sull’andamento del Conclave: si vendono l’anima come Faust!”. Poi, per noi, torta limoncello della pasticceria Palmieri in via Silla e caffè. Venti euro e passa la paura. Alle 18 e sette minuti la folla ha esultato dinanzi alla fumata bianca che ha eletto l’americano Robert Francis Prevost, Papa Leone XIV. E chissà che anche lui si siederà a questi tavolini e, inforchettando la pastasciutta, esclamerà: “Maccherone, tu m’hai provocato e io te distruggo, me te magno!”
