Ricordate la querelle tra Briatore e Servillo sul piatto nazionale per eccellenza? Ebbene siamo andati a verificare di persona se davvero valga la pena di spendere di più per una pizza nel nuovo locale romano di Mr Billionaire o se, come dice Re Sorbillo la pizza oltre ai 3 euro e 50 è un insulto alla Dea Partenope. C'è da dire che denota parecchio coraggio, di questi tempi, aprire un ristorante a Roma, ancor più in Via Veneto, triste ricordo di una Capitale che non c'è più e della quale ormai pochi ne ricordano i fasti. La celeberrima strada tra Piazza Barberini e Porta Pinciana, vicino a Villa Borghese dedicata alla battaglia di Vittorio Veneto vinta dagli italiani contro gli austriaci fu teatro e simbolo di un'era dorata ormai scomparsa, ove le star hollywoodiane si incontravano, paparazzate da Rino Barillari e compari. Ora nulla di tutto questo è rimasto, se non una discreta malinconia tra un Caffé Donay deserto e un Café de Paris chiuso e sottratto alla mafia. Percorrendo il lungo viale dall'Ambasciata Americana, abbiamo per una volta disertato l'Hard Rock Café, ultimo avamposto di un consumismo che resiste, per recarci al Crazy Pizza, tra balle di erba rotolanti in questo deserto ancora elegantissimo. All'altezza dell'Hotel Excelsior abbiamo alzato la testa puntando la finestra dalla quale un Michael Jackson ebbro di felicità paterna -o magari solo ebbro- sporse il figlio Blankett nel vuoto ad una folla osannante. Io molto più prosaicamente ho rivolto un laico pensiero ad un Simon Le Bon en pleine forme, che non si sognava affatto di essere sposato da Clizia nel film, e tantomeno da noi piccole fans. Celebrità, intelletto, feste, salotti di cinema, terrazze e mondanità, tutto finito. In questo scenario decadente ma iconico e non certo al Prenestino un imprenditore che di coraggio ne ha da vendere ha dunque aperto la sua pizzeria. E noi eravamo lì, dinanzi ad una cornice vistosa e pacchiana di fiori finti a incorniciare l'uscio, con 10 sedie da regista deserte sul marciapiede ed uno sparuto cameriere. Un inizio di depressione ci stava possedendo, ma nemmeno il tempo di accedere che una atmosfera anni 80 rivisitata in elegante plexiglass nero permeata di quadri di personaggi famosi ci ha inghiottiti. Una rapsodia di oro, nero, rosso ci ha accompagnati oltre la Cassa, luogo fulcro di questo posto e capiremo perché. A destra troneggia un angolo salad rigoglioso, mai visti ortaggi più freschi a Roma, al di fuori del mercato di Campo de Fiori. Essendo questo posto una estensione di Milano in tutto il suo esistere, non poteva mancare il rifugio di chi vuole mantenere il punto vita. Al bancone volteggiano in aria dischi di pasta prossimi ad essere ricoperti di tartufo o di jamon iberico "de joselito" per palati -pochi- che a Roma possono permetterselo. Poltroncine comode di elegante tessuto stile impero attorniano eleganti tavolini tra i quali troneggia, udite, un dj in carne ed ossa mentre in uno schermo piatto scorrono video di feste, applausi, corone e loghi del Crazy Pizza meneghino. The real one.
Siamo stati sorpresi da un possente cameriere in total black e rasatura tedesca ed il suo piattino di due eleganti spiedini ai pomodorini gialli e mignon di mozzarella più due quadratini di pasta per la pizza fritti e salati. Ancora ignari di ingurgitare otto euro di "crazy bread and more" (?) ci apprestiamo beoti ad ordinare qualcosa di buono che non ci svuoti il portafogli, come leggenda dice. Rammaricandomi di non ordinare la iconica creazione di Flavio al Jamon Iberico al prezzo di 64 euro volgo il guardo sulla focaccia allo stracchino, tipo Recco. Sono molto curiosa e c'ho pure fame. Il mio commensale opta per una "Mediterranea". Neanche il tempo di notare la faccia di Nathan Falco su una gigantografia mentre addenta la pizza del Papy che arrivano i piatti. Pizze grandi e sottili, alla romana, e mi accorgo subito che la mia mission stasera è parecchio dura. La fragranza è notevole, il ripieno della mia focaccia è voluttuosamente ottimo e abbondante, e la Mediterranea sa effettivamente di... mediterraneo. Capperi, alici, basilico, pomodoro e mozzarella si sposano da dio. Tutto qua dentro ci parla di ascesa alla ricchezza, Isole Vergini, Naomi Campbell, yacht e visione milanese. Flavio se la ride da un'altra gigantografia sul muro - ops, sul wall. Ad un certo punto, manco fossimo in Costa Smeralda in una notte d'agosto ci ritroviamo con una fiaccola in mano tra personale che si spella le mani - a Roma le mano- festeggiando sulle note di una cafonissima hit "Cocorito"; il pizzaiolo- per dover di cronaca non proprio di Posillipo ma di qualche luogo sperduto forse del Brasile, selezionato per bravura - fa uno show da circo roteando la crazy pizza da 64 euri. Io mi incanto. Il massimo che ho visto fare a Roma da un pizzaiolo ultimamente è mettersi le dita nel naso. Una vera Milano da bere, in questo posto. Mentre rinfreschiamo le idee su Briatore leggendone le gesta su Wikipedia arrivano succinte avventrici in spacchi e paillettes. Arriva pure il il dessert.
Noi abbiamo optato per una "Crazy cake". La montano dinanzi a noi con grande scenografia e anche se trattasi di un semplice cornetto su un monte di crema da tiramisù sormontato da nutella pare lo sballo assoluto. E ti credo. Un'altra genialata di Flavietto. Ebbri di carboidrati decidiamo di dare il colpo di grazia con un mojito per morire inebetiti giusto in tempo per il conto. Che supera il test al profumo di menta. Mentre mi avvio a pagare noto un ragazzo che gusta la Iconica al jamón. È carica di iberico salume e lui la definisce "delicatissima". Come il conto da 95 euro e 50, più o meno. Completo di "crazy bread and more", scopriamo. "Ma cosa è il more?" Domando ingenua. "Er coperto", risponde il cassiere del Monte Paschi. "Diamo anche qualcosa in più, cioè i due quadratini di pizza fritti e i mini spiedini" insieme al coperto, che a Milano di chiama "Crazy Bread” spiega. “Sa, abbiamo standard internazionali…” Non ho capito nulla della vita, io. E uscendo ci pare di vedere ancora una volta le Isole Vergini, tra una balla di erba rotolante e l’altra. Siamo tornati a Roma. Tornerei a mangiare da Flavio Briatore, che per la cronaca scende presso er Cuppolone talvolta all’ora di pranzo? Ebbene sì. La pizza è popo bbona.