Che l’Italia sia abbastanza prevenuta su gusti e accoppiamenti alimentari bizzarri e parecchio ancorata al classico è noto. Da Roma in giù si rischia l'insulto se si confessa apprezzamento verso la pizza all’ananas e le novità in generale. Negli anni Ottanta accogliemmo l’avvento dei ristoranti cinesi dapprima con sospetto e diffondemmo la voce che gli asiatici si nutrissero esclusivamente di bacarozzetti, per poi abbracciare la moda come tutto ciò che sdoganiamo, in brevissimo tempo. Salvo accorgerci tardivamente che effettivamente i cinesi i bacarozzetti li mangiano - e ben presto li mangeremo anche noi - ma questa è un'altra storia. Abbiamo poi i ricordi di chi ci perculava quando apprezzavamo precocemente il camembert con la marmellata, e invece ora, tantissimi si vantano di essere dei gran gourmet mangiando i formaggi con le composte di frutta. Insomma, siamo convinti di detenere la sacra bibbia del buon gusto culinario e un po' è vero. Ci picchiamo in difesa del guanciale assente in dissacranti carbonare nel nome della tradizione, e poi ingolliamo sushi al vibrione in dozzinali mangiatoie e pizze egiziane in barba al tricolore. Ma perché storcere sempre il naso dinanzi alle novità e poi abbattere i tabù quando la moda dilaga e abbracciarla come se non ci fosse un domani, perdendoci letteralmente la testa? Perché siamo provinciali. Ecco perché. Ci scandalizziamo dinanzi a proposte inusitate che escano dal nostro raggio di azione di pummarola 'n coppa, declamando la superiorità della nostra tradizione culinaria e poi, se esce una moda ci affrettiamo a gettarci in abbuffate bulimiche di quella tendenza.
Ricordo ancora quante ricotte al miele e noci abbiamo trangugiato, dispensateci da tutti i ristoratori del Lazio, convinti di essere quanto mai innovativi. Ad un certo punto in tutti i fottuti antipasti e taglieri che i ristoranti dispensavano c'era sempre almeno una "ricotta con miele e noci" sopra. La moda dell'ardesia ora la fa da padrone. A Roma mettono sull'ardesia pure il caffè, tanto che quando si è senza occhiali si scambia l'ardesia per il tovagliolino nero e si tenta di asciugarsi gli angoli della bocca con il pezzo di lavagna. La moda della stracciata di burrata sulla pizza è quanto di più sacrilego esista, e questo abominio ha eliminato la mozzarella dalle pizze, sostituendola con questo sbratto caseario caldo che tutti fingono di apprezzare, accettandolo passivamente come fosse dovuto, ormai. Ridateci la mozzarella. Assassini! Adesso che Dua Lipa sfoga le sue perversioni leccando vaniglia gelato condita come una caprese, il dissing per distrarci dalle frustrazioni quotidiane è quello di insultare la cantante perché "il gelato è solo pistacchio e nocciola", anche se, siamo però sicuri, entro un mese tutti i gelatai faranno a gara per distribuire gelati olio e sale nei vari bistrò (con l’accento sulla o). A onor del vero in zona Aventino a Roma c'è chi fa il gelato al gorgonzola, crema di peperoni e sedano senza fare tanto clamore. Ad ogni modo noi diligentemente ci siamo documentati sull'argomento - ça va sans dire- apprendendo l'esistenza del sale Maldon e della necessità che venga utilizzato per aromatizzare il gelato di Dua Lipa. Abbiamo dunque raggiunto uno spaccio di gelato – ci siamo riforniti presso La Palma in centro storico a Roma - ove il cassiere si è premurato di farci sapere di "nun dà la corpa a loro se se sentimo male". Abbiamo procurato un olio pugliese, precisamente un Dauno Gargano Dop Terre d'Italia e un comune sale da cucina, perché di andare a grattare il sale Maldon nell’Essex alla foce del Fiume Blackwater non avevamo voglia.
Scoperchiata la coppetta e chiudendo gli occhi, abbiamo sfregiato quindici euro di crema alla vaniglia, cospargendola con un generoso giro d'olio e una presa di sale. Stavamo per metterci pure un po' di origano. Abbiamo preso coraggio e una cucchiaiata di gelato, dipingendo l’anima su tela anonima (cit.), scoprendo che non è niente male. Il sale esalta l’aroma della vaniglia rendendola più interessante. Il retrogusto fruttato e intenso dell'olio d'oliva conferisce al gusto complessivo una sfumatura stranamente agrumata, che con la sapidità fonde al palato in uno strano mix mediterraneo evocando reminiscenze amalfitane, come di delizia al limone, ma dopo un piatto di scialatielli. Avremmo dovuto assaggiare solamente e ci siamo spazzolati una coppa di crema olio e sale che manco fossero state tre bruschette. Ci siamo ricordati da dove è saltata fuori la nuova tendenza del condimento per la bistecca sul gelato che fa discutere, sebbene, pare che in sud Italia fossero avanti in questo già da anni. Dua Lipa ha detto al mondo che la vaniglia olio e sale è la morte sua. Noi confermiamo e da oggi abbiamo una nuova dipendenza. Altro che ricotte con le noci e tavolette di ardesia con pizze alla stracciata, il gelato condito apre nuove frontiere del gusto. Il prossimo sarà con burro e alici.