Cosa rende una scuola migliore di un’altra? A conti fatti, quello che ti porti a casa quando hai finito di frequentarla. Sia chiaro, vale per qualsiasi tipo di scuola, eh?! Pensate al miglior liceo della vostra città. Perché è rinomato? Per la qualità dell’insegnamento. “Quella è una scuola buona”, si dice e a ragionarci è pure una banalità: a che altro servono le scuole se non a imparare? Sembra scontato, ma in un mondo, come quello dei corsi di guida in pista, in cui a proliferare è un sempre maggior numero di realtà per lo più improvvisate, la capacità di mettere in piedi un sistema effettivamente formativo è davvero ciò che segna la più grande differenza tra quelli bravi e quelli che fanno finta di esserlo.
Considerazioni, queste, che si sono rese del tutto evidenti al termine di una fantastica giornata di corsi organizzata dalla Riding School di Luca Pedersoli. Qualche settimana fa, infatti, avevamo fatto una chiacchiera proprio con Luca per ricapitolare quale fosse l’offerta per questo 2021 e, a distanza di qualche giorno, ci siamo recati presso il Circuito Tazio Nuvolari di Pavia, per prendere parte a un corso “Pista 1”, in una delle giornate più torride di questa estate.
Il corso da noi scelto è indirizzato a quanti abbiano già una qualche esperienza di guida in pista ma debbano lavorare ancora in maniera sensibile per migliorare il proprio stile. A guidarci in questo percorso, Vittorio Iannuzzo, vincitore del campionato Europeo Superstock 1000 nel 2002 e già impegnato, negli anni a seguire, nel mondiale Supersport e Superbike.
Prima annotazione: nel caso abbiate paura di aver scelto un corso non effettivamente adatto alle vostre caratteristiche, non spaventatevi. Luca Pedersoli e i suoi uomini sono, infatti, in grado, se del caso, di fare in modo che - all’interno della stessa giornata - possiate frequentare il corso più adatto alla vostra esperienza.
Ogni istruttore lavora solitamente con un gruppo di allievi composto al massimo da quattro persone. Cinque sono i turni in pista in totale, al quale si aggiunge un turno libero, a fine giornata, per chi ha ancora il fiato di uscire dai box e vedere come riesca a cavarsela da solo. Dopo un primo turno di warm-up nella coda dell’istruttore, quest’ultimo segue, a turno, i suoi allievi, riprendendoli e mostrando loro, dopo ogni rientro ai box, come si siano comportati e dove sia meglio lavorare
In apertura parlavamo di qualità dell’insegnamento. Ecco, come potete facilmente vedere nel video riportato in testa all’articolo, Vittorio è stato un maestro davvero in grado di mettere, il poco talentuoso sottoscritto, effettivamente nella condizione di migliorare turno dopo turno, arrivando ad acquisire una confidenza davvero insperata ad inizio giornata. Ed è questo uno degli aspetti più importanti del bagaglio che è stato possibile portarsi a casa alla fine di questa esperienza. Migliorare divertendosi: non banale! Perché, è inutile negarlo, spesso le cose non vanno affatto così. Quanti di voi, ad esempio, hanno provato soprattutto paura, durante una lezione di sci, arrivando magari a decidere di smetterla e appendere gli scarponi al chiodo? Quanti hanno rischiato l’annegamento e sono andati a tanto così dallo spaccare in testa al proprio maestro una tavola di surf? Al termine della giornata di corsi che ci ha visto coinvolti al Tazio Nuvolari, quella che è rimasta è stata soprattutto una sensazione di godimento. A fare la differenza, probabilmente, è stata la capacità di Vittorio di saperci indicare, turno dopo turno, su quale specifico aspetto lavorare per migliorare in quello successivo. “Quando rientriamo in pista, fai questa cosa qui” è più o meno sempre stata l’indicazione e tanto è bastato per accorgersi, giro dopo giro, di essere in grado di migliorare sul serio. Quanto di più galvanizzante possa accadere, per ogni allievo.
Per la nostra giornata di corso abbiamo utilizzato una Yamaha R1, messa a disposizione dalla Riding School. Ci tenevamo a riportarvi anche questa parte dell’esperienza perché, quello del noleggio delle moto, è uno dei tanti servizi che può fare la differenza tra l’idea di partecipare o meno, a una giornata così. Al momento dell’iscrizione, la richiesta per Luca era stata di una R6, al grido di “tanto devo migliorare in curva, non in rettilineo”, ma non c’è stato niente da fare. Luca ha deciso di mettere nelle mani di chi vi scrive, fina dal minuto uno della giornata, una Yamaha R1M di sua proprietà (pure un po’ preparata). Il timore reverenziale si è ben presto trasformato in una rassicurante consapevolezza. Come ci ha più volte ricordato Vittorio, infatti, “queste moto sono fatte per compiere determinate manovre”. E sapere, in altre parole, di avere per le mani un mezzo che è stato progettato per sopportare sollecitazioni enormemente superiori a quelle che un amatore è in grado di produrre, è stata una delle chiavi che ha permesso di spostare sempre un po’ più in là i limiti che - a questo livello - sono esclusivamente nella mente di chi guida.
Da ultimo, nel caso vi fosse anche soltanto per un attimo passata per la testa l’idea che cinque turni non siano poi così tanti, sappiate che: 1) è lo stesso ammontare di tempo in pista che è previsto dai migliori competitor, tra le scuole, della Riding School 2) dopo 100 minuti in sella a un 1000 da 200 CV, a meno che non facciate i piloti, ciò che resterà di voi sarà soltanto un ammasso di muscoli che chiedono pietà. Noi, tanto per dire, memori degli effetti devastanti prodotti sulla salute di piloti e sportivi in generale, dopo aver pronunciato le parole “faccio l’ultimo giro e poi smetto”, dopo appena tre tornate del turno libero, abbiamo sobriamente ripiegato verso i box (con una pista oramai semi-deserta).
Insomma, se vi state ancora chiedendo se, a nostro parere, i soldi spesi in corsi di guida alla Riding School di Luca Pedersoli siano soldi ben spesi, vi basti sapere che da queste parti l’imperativo è risparmiare, per poter tornare a fare visita a Luca, senza telecamera, prima della fine della stagione.