Se oggi la Ducati è la moto irraggiungibile per chiunque buona parte del merito è anche sua, che c’è salito quando invece la Desmosedici era un mostro di potenza impossibile da far performare in curva. Andrea Dovizoso ha lavorato, l’ha fatta crescere, ma quando c’è stata la concreta opportunità di farla vincere non c’è riuscito. Perché c’era di mezzo un Marc Marquez all’apice della sua forma e perché a quei tempi la Honda era ancora una moto capace di fare la differenza. Poi è arrivato il 2020, Marquez fuorigioco e Dovizioso che – già con i rapporti tesissimi in Ducati – s’è ritrovato a sbagliare troppo e forse con una motivazione che ormai non c’era più. Da lì è stata separazione, ma è chiaro che per il Dovi il marchio di Borgo Panigale è come un tatuaggio sul cuore. E è chiaro pure che adesso che in MotoGP esistono davvero solo le Ducati un po’ di orgoglio lo sente.
Interviene poco, cerca di tenersi lontano da ogni argomento che possa trasformarsi in polemica (come ad esempio la scelta di Ducati di puntare su Marc Marquez), ma quando ha qualcosa da dire non si tira indietro e sceglie, come sempre, l’approccio che ha contraddistinto sempre anche la sua carriera: l’analisi. Un’analisi che dopo Phillip Island ha scelto di affidare a Massimo Calandri per le pagine di Repubblica, con Dovizioso che sembra avere anche una sentenza: “Pecco Bagnaia ha ancora qualcosa in più”. I venti punti di vantaggio accumulati fin qui da Jorge Martin, quindi, non sono abbastanza secondo il pilota forlivese per consentire al giovane spagnolo di Pramac di abbassare la guardia. “Pecco – ha spiegato – ha esperienza e tranquillità, oltre la capacità di gestire anche le situazioni più difficili. Dopo Phillip Island ho visto Pecco tranquillo: molto bene, ha fatto i suoi conti. Ci crede. Ma la gara in Thailandia sarà fondamentale: se dovesse piovere potrebbe succedere di tutto”.
Il Dovi non nasconde di rivedersi molto nel tre volte campione del mondo della Ducati, per il modo che ha di stare nelle corse e per la puntigliosità con cui lavoro su ogni dettaglio tecnico e in ogni turno di un fine settimana di gara. “Paragoni non se ne possono fare – spiega ancora – perché oggi deve essere tutto perfetto e la tensione quindi diventa altissima. Bagnaia quest’anno ha fatto qualche errore, però ha pure vinto 8 GP. Quando si mette in testa una cosa la realizza. Sempre”. Con Dovi che prende in esame la partenza di Misano: “Dettagli di millimetri intelligenza, sensibilità e freddezza”. Ma se Pecco è capace di capolavori, Dovizioso riconosce che Jorge Martin non è da meno, pure essendo un pilota agli antipodi.
“Avete notato che posizione ha in sella Martin? – s’è chiesto il Dovi – Impressionante. Non ho mai visto un pilota così bello quando guida. E, poi, ha momenti di pazzia che gli permettono di fare cose esagerate. Tipo in Australia, nel finale: nelle curve a sinistra, dove Marquez ha sempre fatto la differenza, lui riusciva a tenergli testa. Jorge è veramente un talento. Il campionato è apertissimo, lungo, complicato e nussuno può sbagliare ormai”.