Partiamo dalla fine. O, meglio, dall’intervista realizzata a Marc Marquez da DAZN Spagna dopo l’incredibile vittoria del GP d’Australia, quando il fenomeno del team Gresini, nel raccontare la difficilissima situazione in cui s’è trovato in partenza, ha detto queste parole: “mi sono trovato molto indietro, non so se dodicesimo o tredicesimo o peggio, ma insomma, vedevo Luca Marini vicino, quindi ero indietro. Però non fraintendetemi, dico Marini solo perché partiva abbastanza indietro”. Marc Marquez, insomma, l’ha detto e poi ha corretto il tiro. E siccome uno così non fa e non dice mai niente per caso, è chiaro che la sua è stata una frecciata velenosa. Solo che, appunto, Luca Marini non c’entra niente (l’avrebbe detto anche se invece di Marini si fosse trovato a fianco Mir, o Nakagami o Zarco) o comunque non è l’obiettivo che il 93 ha voluto colpire. Così come non c’entra niente la rivalità col fratello Valentino Rossi. Quella frase Marc Marquez l’ha probabilmente detta per Honda, quasi a sottolineare che lui lo scorso anno è arrivato al traguardo con oltre venti secondi di ritardo rispetto al vincitore, mentre oggi, con una moto vera tra le mani, ha sbaragliato tutti risultando capace pure di rimontare dopo il disastro in partenza.
Un disastro che Marc ha ammesso essere stato figlio di una sua leggerezza. “So che non si devono buttare gli strappi della visiera in partenza perché possono finire sotto le ruote – ha detto – ma mi sono ritrovato con una maledetta zanzara spiaccicata proprio sulla visuale e mi sono detto che non sarei riuscito a strappare via la pellicola prima della prima curva. Quindi l’ho fatto lì. Mi sono subito accorto che la pellicola era finita sotto la moto, ho pure provato a toglierla ma senza riuscire. E quando sono partito ha provocato lo slittamento che tutti avete visto. Alla prima curva ho girato davvero indietro e ho avuto paura che Martin scappasse definitivamente. Però ho deciso di provarci lo stesso e costruire la rimonta”. Una rimonta forsennata, da campione vero, e anche un po’ fortunata visto che il 93 ha potuto beneficiare anche del contatto di suo fratello Alex con Jack Miller che gli ha aperto un primo, importantissimo, corridoio. Poi solo gas aperto e un solo obiettivo in testa: andare a vincere.
“Onestamente sentivo di poter vincere, mi sono da subito sentito molto bene qui – ha detto poi a Sky, al microfono di Giovanni Zamagni – Martin era molto veloce, ma io ho deciso di non risparmiare la gomma e provarci, in fondo lui aveva da perdere molto più di me. Quando l’ho raggiunto e gli stavo dietro andava forte, ma io mi sentivo comunque comodo e ho deciso di sferrare l’attacco. Ho vinto come ho vinto anche altre volte qui a Phillip Island, lottando nel gruppo e poi attaccando nel finale”. Sì, ha vinto come vinceva una volta e dall’Australia, piaccia o non piaccia, ha mandato l’ennesima spiegazione a quelli che ancora si chiedono perché Gigi Dall’Igna si sia così invaghito di lui da volerlo a tutti i costi sulla Desmosedici ufficiale nel 2025 e nel 2026.
Per l’otto volte campione del mondo, però, adesso l’obiettivo è un altro. “A tre gare dalla fine posso giocarmi il terzo posto in classifica generale- ha detto ancora dalla sala stampa di Phillip Island – voglio provarci anche se non sarà facile tenere testa a Enea Bastianini, in Thailandia e Malesia vedremo almeno di lottare per il podio. Mi rimane solo una pista che posso considerare favorevole è Valencia. In ogni caso io cerco sempre di ottenere il massimo e oggi è significato vincere”. Vincere e, viene da dire, anche convincere in vista di un 2025 in cui le carte si rimescoleranno e l’otto volte campione del mondo vorrà andare a prendersi quel sogno che con la Honda non avrebbe più potuto coltivare (come ha spiegato proprio con quella frecciatina in cui ha tirato in ballo Luca Marini).