“Quando si fa un nome per un determinato ruolo i motivi sono sempre due: il primo è perché quel nome ha il giusto curriculum, il secondo, però, è perché si vuole infastidire o bruciare qualcuno”. Lasciatecelo dire, un “andate tutti a fan*ulo” così elegante è roba da maestri veri. E sì, Massimo Rivola è un maestro. Perché ha mantenuto il massimo dell’eleganza anche quando s’è trovato a rispondere su voci e chiacchiericci pure nel grande giorno di Aprilia, quello in cui Jorge Martin è tornato al suo posto nel box e la squadra s’è finalmente ricomposta dopo mesi di sofferenza. Il CEO di Aprilia, infatti, negli ultimi giorni è finito al centro di una serie di voci come possibile sostituto di Carmelo Ezpeleta, ora che al passaggio di Dorna a Libery Media manca solo l’ufficialità.

Il curriculum c’è, le competenze anche e sicuramente pure le capacità. Ciò che non c’è, però, è proprio l’ipotesi che qualcosa del genere possa accadere e a dirlo è stato proprio Rivola in persona dal box di Lusail, nel grande giorno del ritorno di Jorge Martin. “Chi fa il mio nome per un ruolo in cui c’è già qualcuno che fa benissimo il suo lavoro e ci ha portati tutti fino a qui vuole solo destabilizzare – ha detto Rivola rispondendo a Guido Meda (qui il video) che, con la solita maestria, gli ha piazzato la domanda definitiva dopo tutto quello che c’è detto e scritto – Quindi vi prego, abbiamo già i nostri problemi e tutto il terreno perso in questi mesi da dover recuperare. Ho sposato una causa che è quella di Aprilia e quest’anno è il più interessante per il nostro progetto”. Insomma, Rivola non ci pensa nemmeno e finalmente ha potuto dirlo senza troppi giri.
Ciò che invece ha a cuore, e tanto, è il significato di una giornata come quella di oggi, con la RS-GP con l’1 sul cupolino in pista e un Jorge Martin che ha già sorpreso la sua squadra. “L'approccio a questa gara – ha spiegato ancora Rivola - è più per il suo fisico che per la moto, se pensiamo che sono 5 mesi che non sale su una MotoGP. Non pensavo che al primo turno ritornasse ad essere così forte. Un piccolo sospiro di sollievo lo facciamo, credo anche lui. Jorge è sempre stato abbastanza presente nel sapere cosa stava succedendo nello sviluppo della moto, credo che si trovi una RS-GP migliore rispetto a quella che avrebbe dovuto provare a Sepang, grazie a Marco e a Sava. Lui e il Bez hanno sempre fatto commenti molto simili, quindi qui gli abbiamo letteralmente dato la moto del Bez. Ma Jorge ragiona già da pilota, il click nella sua testa l'ha già fatto, anche se sarà un processo lungo. L'obiettivo è riuscire a vederlo finire la prima gara con Aprilia, perché vuol dire che da lì il fisico inizia a trasformarsi in quello da pilota. Preferisco non fare previsioni, oggi non mi interessano: questo è il suo weekend per vedere come va".
E male non è andata. Certo, il cronometro è stato impietoso, ma le attenuanti e le giustificazioni sono esponenzialmente di più delle questioni tecniche, con un Jorge Martin costretto pure a farsi slacciare il casco o togliere il guanto per gli ancora evidenti problemi alla mano destra. Nessuno, insomma, si aspetta la mega prestazione e nemmeno lui. A contare, piuttosto, sono le sensazioni e da quel punto di vista c’è da sorridere, perché al campione del mondo almeno mezza moto piace già di brutto. Sì, mezza moto: tutta la parte anteriore. “Il davanti fa paura – ha detto in un momento catturato nel box – è dietro che è ancora troppo alta”. Martin, quindi, è entusiasta del proverbiale anteriore granitico della RS-GP e, proprio come fatto da Bezzecchi in questi primi tre week end, concorda sul fatto che le correzioni da fare sono sul comportamento del posteriore, con la moto sempre troppo nervosa.