Alex Marquez sa che sia Bastianini che Di Giannantonio hanno vinto la loro prima gara in carriera in Qatar, col Team Gresini. L’host di Dorna, in conferenza stampa, lo chiama Mister P1, perché per la prima volta in vita sua è in testa alla classifica del motomondiale. A fianco ha il fratello Marc Marquez, che se non fosse Marc-vado-come-un-treno-Marquez sarebbe già stato bollato come uno a cui il destino ha fatto abbassare la cresta: strategia in griglia sbagliata e strategia in gara tremenda, proprio dopo cinque vittorie in fila e sul tracciato che gli riesce meglio assieme al Sachsenring. Lui rimane in piedi, impassibile come una statua in piazza quando tira vento: “Così sono le corse”, dice con leggerezza. “C’è di buono che sono caduto in pieno relax, mentre ero davanti. La cosa buona è che questo non ha pregiudicato la mia posizione nel mondiale, sono a un punto dal leader”. È vero, la caduta deve aver fatto più male all’orgoglio che al campionato di Marc. Lui, comunque, è tornato tre passi indietro rispetto a quel vortice di aspettative con cui si trova a fare costantemente i conti: “Questa è una pista difficile, teoricamente qui Alex e Pecco vanno più forte di me. Vediamo però, magari possiamo essere competitivi già dall’inizio”.

La vera notizia, comunque, è in fondo alla sala e si chiama Jorge Martín. Lo spagnolo ha avuto il via libera dalla commissione medica, che in questo ultimo periodo si è molto inasprita, e potrà correre il primo GP della sua storia con Aprilia. È un bel momento, anche se difficilmente vedremo Jorge sorridere molto questo weekend: il recupero è solo all’inizio, gli altri sono già in pieno campionato e adattarsi alla moto dopo aver lasciato la moto per tre mesi è tutt’altro che semplice: “Sono nervoso, anche se felice di essere tornato”, racconta. “Sono stati due mesi molto difficili, ho lavorato molto duramente per essere qui. Non so cosa aspettarmi da questa gara, cercherò di adattarmi un po’ all’Aprilia. Come ho detto la prenderò con calma, non so neanche se riuscirò a finire il weekend. Devo darmi tempo, abituarmi alla moto. Tra qualche mese capirò se sarò in grado di battagliare con gli altri”.
Prendersi una mezz’ora per ascoltare questi piloti ha avuto senso specialmente per le parole di Pecco Bagnaia, però. Il che è quantomeno una rarità. Pecco, una dozzina di punti dalla testa del mondiale, parla del fatto che sarà la prima pista amica della stagione, ma pure del fatto che Marc Marquez non sarà lontano e che alla sua moto manca ancora qualcosa: “Mi sento bene, mi piace la pista e il layout. Vediamo, abbiamo lavorare. Ad Austin abbiamo fatto un passo in avanti, non abbiamo finito il lavoro e c’è ancora da fare. Chiaramente so di aver vinto per una caduta di Marc, che in quel momento era davanti e stava guadagnando. Lo so, eppure stavo spingendo forte e sapevo anche che avrei chiuso al secondo posto. Quando è caduto ho solo dovuto continuare. Austin è sempre stata difficile per me, invece qui in Qatar le condizioni sono sempre state diverse e non vero l’ora. Dobbiamo solo fare un ultimo step in frenata e ingresso curva. La pista è molto sporca, speriamo migliori. Le Michelin sono molto buone, spero di usare di più la soft. Marc lo scorso anno è stato veloce qui, me li aspetto in lotta per la vittoria”.
Il meglio però arriva più avanti, non solo quando gli chiedono dei video che sta pubblicando su YouTube (“Lo fanno dei miei amici stretti, quindi è facile. È un bel momento da condividere con la gente a casa, cerco di essere aperto”). La bomba scoppia quando un giornalista dice che se la Direzione Gara avesse applicato le regole come da prassi, ad Austin in molti avrebbero dovuto fare un ride through. “Per me sarebbe stato il miglior scenario”, risponde Pecco. “Sarei stato l’unico - se avessero applicato la regola - a non subire la penalità del ride through. Questo perché sono stato l’unico ad aver fatto il sighting lap con le gomme slick, da asciutto (le ha cambiate il grilla, ndr). Erano le gomme giuste. Nel caso in cui avessero applicato la regola sarebbe stato tutt’altro scenario per me rispetto a Marc o ad Alex”.
In circa trenta secondi, Bagnaia ha spiegato perché ha tre titoli mondiali. E perché, anche se ti chiami Marc Marquez, devi stare molto attento quando scendi in pista. Pecco ci ha spiegato che se la direzione gara avesse applicato le regole avrebbe vinto anche con il compagno di squadra in pista. Lo avrebbe fatto, non lo dice ma è evidente, con svariati secondi di vantaggio. Ci ha spiegato che forse non è un genio della tattica come si è tanto detto di Marc, che invece la regola non la conosceva, ma nemmeno un papero lanciato in una vasca di squali a digiuno. Questa storia viene fuori con leggerezza, come se non fosse importante quando invece è fondamentale. Perché ti restituisce la misura di quanto Bagnaia sia stato, per l’ennesima volta, sottovalutato da quella parte del mondo delle corse che voleva il suo compagno di squadra già campione. La strada è lunga ed è bello che sia così: chi si aspettava un assolo non ha capito che stiamo per vedere un meraviglioso duello, con un po’ di fortuna buono per la storia del motorsport.
