“La verità è che ancora non ce la faccio. Non sono peggiorato, sia inteso, mi sto curando e le cose vanno un pochino meglio, ma mi stanco tantissimo perché respiro male, dormo poco e per ora non devo neanche provare a pensarci”. Carlo Pernat ha risposto così quando, alla vigilia del GP del Qatar, gli abbiamo ricordato che dopo Lusail si tornerà in Europa e gli abbiamo chiesto se l’avremmo rivisto magari a Jerez.
“Per ora – ha aggiunto - mi sono segnato sul calendario Barcellona, che è a un’ora di volo da Genova, il Mugello e Misano, ma vedremo. Non esserci fisicamente, però, non significa che il Motomondiale non sia ancora la mia vita. Mettiamola così: sono in bacino di carenaggio. A Genova si dice quando le navi hanno bisogno di qualche riparazione. Ecco: io non lo so se riprenderò più in pieno il mare, ma di sicuro non starò mai lontano dal mio mare, che sono le corse. Riesco a fare comunque molte cose, lavoro ancora e ho pure diverse proposte, ma troppa carne al fuoco non voglio metterla. La mia vita l’ho fatta”.

Andando a bomba sulla MotoGP, quale è il Carlo Pernat pensiero dopo i primi tre gran premi e alla vigilia del quarto?
La prima cosa che mi viene da dire è che sono ancora incazzato nero da Austin. Quello che è successo sulla griglia di partenza è scandaloso. Questa MotoGP ha bisogno di giudici che prendano decisioni sportive, invece le prendono politiche. Siccome Marc Marquez ha abbandonato la griglia per andare a cambiare moto allora le regole non valgono e si annulla la procedura di partenza? Dai su, questo è stato.
Messa così è un po’ pesante, no?
No, è la verità. Ma io non ce l’ho mica con Marquez. Anzi, se fossi Marquez mi arrabbierei pure perché quell’atteggiamento lì nei suoi confronti da parte di chi comanda finisce per sminuire il valore immenso che Marquez ha. Non gli servono di certo gli aiutini o i piccoli favori per dimostrare che è ancora il più forte di tutti, o comunque uno che può giocarsela con chiunque. Davide Brivio, Pir Beirer e altri si sono arrabbiati e hanno fatto bene: io sto con loro. Quella gara l’avrebbero vinta piloti e squadre che avevano fatto la scelta giusta di montare le gomme da asciutto e invece così s’è falsato tutto. Se poi penso che tra quei piloti che avevano fatto la scelta giusta c’era Enea Bastianini mi incazzo ancora di più, perché è chiaro che se la sarebbero giocata lui e Ogura. Ci rendiamo conto cosa avrebbe significato una vittoria di Enea adesso o anche dello stesso Ogura?
Quindi pensi che non sarebbe andata alla stessa maniera se Marc Marquez invece di dare il via alla fuga di massa fosse rimasto in griglia e ad andarsene verso i box sarebbero stati altri?
No, non sarebbe stato lo stesso e questo è, oltre che evidente, anche molto triste. Soprattutto proprio per Marc Marquez che di certo non ha bisogno di queste robe qua. Non puoi penalizzare chi ha fatto la scelta giusta per uno che scappa inseguito da molti degli altri: in quel momento non pioveva e bisognava dare bandiera verde e poi stare a quello che dice il regolamento. Bisogna premiare i meriti, non il blasone e in quell’occasione il merito lo aveva chi s’era assunto la responsabilità di una scelta che poteva pure sembrare azzardata, ma era quella giusta.
Provocazione: tu ti saresti arrabbiato così se tra quelli che hanno fatto la scelta giusta non ci fosse stato Enea Bastianini?
Sì che mi sarei arrabbiato così. La MotoGP pecca di regolamenti non certi, è come se tutto fosse sempre interpretabile o modificabile. Io non dico che dobbiamo diventare come la Formula1 dove c’è una regola per tutto e non si può più dire neanche “mannaggia ai pescetti rossi” o “porca paletta” che si finisce sanzionati, però anche l’approssimazione sempre non va bene, soprattutto quando si approssima ogni volta che c’è di mezzo lo stesso pilota. Succedeva anche prima del 2020 e ora ricominciamo. Troppa interpretazione poi presta il fianco a teorie che non fanno onore nemmeno: così si fa il male prima di tutto di Marquez. Invece parliamo di un fenomeno che non se lo merita, che ha fatto di tutto, anche rinunciando a un mare di soldi, per essere nelle condizioni di vincere e che è il primo che, se sbaglia, è pronto a pagare sempre. Ma perché dobbiamo far arrivare gli appassionati a pensare che si prendono decisioni pro invece che decisioni sportive e basta, come dovrebbe essere?
Restando su Enea Bastianini, come lo vedi?
Come uno che non molla mai. E’ evidente che soffre, ma risalire da diciottesimo a settimo è roba da fenomeni. Enea, KTM permettendo, arriverà. E’ lì con Pigiamino e è la migliore coppia possibile, il resto dovrà farlo una KTM che dovrà avere il coraggio, ammesso che ne abbia le risorse, di portare avanti un doppio sviluppo puntando su Acosta e, appunto, su Enea.

Secondo te, quindi, Pedro Acosta resterà in KTM?
Se le condizioni sono queste non credo, ma non credo nemmeno che sia disposto a tutto pur di andarsene. Se gli fanno la moto buona può anche restare, ma anche lui deve imparare che il pilota deve un po’ adeguarsi alla moto. Oggi guida una moto che chiede di non essere violentata e lui, invece, si ostina a violentarla finendo puntualmente per cadere.
Da genovese non sei inorridito quando ha detto che a lui dei soldi non importa niente?
Non sono inorridito perché non è vero: a nessun pilota importa niente dei soldi. Ma per molti piloti, soprattutto quando ormai sono arrivati in MotoGP e hanno già guadagnato cifre per cui a altri non basterebbe una vita, i soldi non sono la priorità rispetto alla possibilità di vincere. Quando Pedro Acosta fa l’affermazione ‘dei soldi non mi importa’ sta solo mandando un chiaro messaggio.
A chi?
A Ducati, è chiaro! Sembra che sia Honda che Yamaha si siano già fatte avanti anche con offerte importanti, ma un pilota che è consapevole di essere al pari di un Marquez o di un Pecco, insomma di non essere uno del mucchio ma un fenomeno, vuole la moto migliore. Marc Marquez in questo ha aperto una strada.
Pensi che valga lo stesso discorso per Fabio Quartararo?
In linea di principio sì, ma trovo molto più difficile che Fabio possa lasciare Yamaha. Uno perché se Ducati avesse una moto è a Acosta che penserebbe, visto che è molto più giovane, e due perché alla fine Quartararo la sua scelta l’ha fatta due anni fa e verosimilmente oggi è nelle condizioni di restare fedele a quella decisione lì, legando per sempre il suo nome a un marchio. Anche perché non è pensabile che Yamaha non arrivi, il discorso KTM invece è molto diverso. Arriveranno e Quarataro sarà lì.
Va be’, visto che ormai ci siamo: sulle giapponesi più in generale che mi dici?
Mi aspettavo più Yamaha che Honda, invece sta andando esattamente al contrario. Credo che Johann Zarco stia facendo un lavoro pazzesco con la RC213V e che Mir e Marini, stiano portando avanti insieme al francese uno sviluppo condiviso. In Yamaha, diciamocelo chiaramente, c’è stato solo Fabio Quartararo, perché Alex Rins ha i problemi che ha da un punto di vista fisico. Da un po’ c’è anche Pramac e mi auguro che almeno Miller possa dare una mano. Però è un altro il dato che mi colpisce e che mi rende veramente orgoglioso.
Quale?
Ci hai fatto caso che tutta la MotoGP è gestita dagli italiani? Cioè, a eccezione di KTM, dove comunque gli italiani ci sono stati fino allo scorso anno, la guida di ogni costruttore è in mano a italiani. Roba che vent’anni fa sarebbe stata impensabile: significa che adesso siamo il riferimento. Aprilia e Ducati va be’, che te lo dico a fare. Ma Honda ora s’è affidata a Romano Albesiano e Yamaha a Max Bartolini. E’ una roba che sottolineano in pochi e a cui quasi nessuno tende a dare peso, ma è qualcosa di enorme e di storico, anche se si finisce per guardare sempre e solo i piloti. Che poi, anche da quel punto di vista, siamo mica male: Pecco, Diggia e Morbidelli lì a giocarsela ogni domenica, il Bez appena dietro e arriverà di sicuro perché l’Aprilia è una signora moto e Bastianini e Marini che comunque hanno dimostrato di poter essere da top10 sempre anche con moto che hanno qualche problemino.
Ci siamo lasciati il tema caldissimo praticamente alla fine: Pecco e Marquez. Che dici?
Dico che Bagnaia è maturato ulteriormente e che sicuramente ha avuto un atteggiamento di grande calma che magari l’ha portato a essere un pochino più conservativo. Sapeva di aver, tra virgolette, perso terreno per portare avanti lo sviluppo della Desmosedici e di dover cominciare su piste a lui non proprio favorevoli. Ha fatto il suo e è stato lì e al primo errore di Marc Marquez ha capitalizzato come meglio non si può. Diciamocelo: avere Marc Marquez nel box ti demolisce, non essere uscito demolito dalla Thailandia o dall’Argentina vale quanto una vittoria. L’aver, poi, vinto a Austin rischia di sovvertire tutto.

E' un Pecco più forte rispetto al passato?
Penso che sia un Pecco che ha imparato che puoi perdere un mondiale pur vincendo undici gare su venti, quindi sì, adesso è più forte.
Abbastanza per battere Marc Marquez?
Abbastanza per essere il primo alleato del peggior avversario di Marc Marquez, che è sempre Marc Marquez. Messa così è un po’ contorta e me ne rendo conto da solo, ma credo che l’errore che Marc ha fatto a Austin possa pesargli. Non tanto per gli zero punti raccolti, ma perché lo fa sentire meno al sicuro dai suoi stessi errori. Meno invincibile per farla corta. In Qatar, che è una pista più favorevole a Pecco, proverà in tutti i modi a stargli davanti, costi quel che costi. Pecco invece ha imparato a aver un atteggiamento più conservativo. Sarà una gran bella battaglia fino alla fine secondo me. E penso che proprio Lusail ci offrirà uno spettacolo grandioso perché entrambi, pecco e Mar, avranno motivazioni altissime a arrivarsi davanti proprio lì e dopo quello che è successo a Austin. La bellezza di questa MotoGP 2025 è che la gara prima rende spettacolare quella dopo: non succedeva da un sacco di anni.
Alex Marquez lo vedi fuori dai giochi?
Proprio no. Anzi, lo vedo fortissimo e non possiamo dimenticare che l’anno scorso il mondiale l’ha vinto il pilota che guidava una Ducati satellite. E poi non ho alcun problema a dire che Alex oggi è nella migliore squadra che esiste in tutta la MotoGP. Non mi riferisco solo al Team Gresini, capace di risultati che sono sotto gli occhi di tutti in pochi anni, ma proprio agli uomini che ha intorno: un mix perfetto di competenze e umanità. Li conosco tutti perché, Pigiamino a parte, sono gli stessi della squadra che aveva Enea quando era lì.
Però Alex Marquez era nel Team Gresini anche lo scorso anno…
Te l’ho già detto: Marc Marquez come compagno di squadra è la cosa peggiore che può capitarti anche se sei suo fratello. Non perché è cattivo o cazzate così che dicono i tifosi, ma per il carisma che ha, per quell’aurea che si porta dietro e che catalizza tutto e tutti. Ecco perché dico sempre che se c’è un pilota che può non pagare il peso di Marc come compagno quel pilota è solo Pecco Bagnaia. Chiunque altro scomparirebbe come è scomparso Alex lo scorso anno. E comunque non possiamo dimenticare anche che Alex adesso guida una Desmosedici GP24 che è molto molto diversa dalla GP23.
Quindi vedi una lotta a tre tra i due fratelli di Cervera e Pecco per il titolo?
Vedo una lotta tra due che però non possono stare molto tranquilli. Nel senso che sicuramente i favoriti sono Pecco e Marc, ma Alex Marquez e Fabio Di Giannantonio saranno lì. Anche sottovalutare il Diggia è sbagliato: quel ragazzo ha avuto una crescita mostruosa e dopo l’inverno che ha avuto, con il corpo che ancora è in ripresa dall’infortunio, a Austin è salito sul podio. Tutto sommato non mi sento di escludere totalmente anche Franco Morbidelli, perché quel ragazzo sembra aver ritrovato lo sguardo che aveva nel 2020 e la Desmosedici GP24 che guida, come sappiamo, non è poi così inferiore a quella che guidano gli ufficiali. Di sicuro, mettiamola così, il campione del mondo già incoronato è uno solo: Gigi Dall’Igna.
Niente Aprilia?
Eh, mi piacerebbe. Aprilia, come dico sempre, è il marchio del mio cuore, però la vedo difficile. Sicuramente potranno vincere qualche gara, ma pensare di vincere il mondiale adesso mi sembra dura davvero. Non per demeriti, ma per tutta la sfiga che hanno avuto con Jorge Martin. Cose così, per quanto non lo dai a vedere, ti destabilizzano anche come squadra e, vuoi o non vuoi, le paga anche il pilota che resta. Dal Bez forse ci si aspettava un po’ di più, però, ecco, diciamo che le giustificazioni ci sono tutte. Ora rientrerà Martin e le cose cambieranno, anche se ci vorrà tempo. Poi, per carità, se torna e vince subito sarò il primo a essere contento.
