Sì, sono passati dieci anni e ancora se ne parla. Anzi, ancora tutto è condizionato dal 2015. Nel mondo del motociclismo poche rivalità hanno avuto un impatto così profondo e duraturo come quella tra Valentino Rossi e Marc Marquez. Entrambi titani della MotoGP, la loro “guerra” ha coinvolto tifosi, media e l'intero panorama sportivo. A volte, purtroppo, anche sporcandolo. A gettare nuova luce su questa leggendaria rivalità ci ha pensato Scott Redding, pilota di WorldSBK con un passato in MotoGP, che ha svelato un retroscena che sposta indietro la data d’inizio di quella guerra. Non le sportellate in Argentina, ma una ospitata al Ranch nell’anno precedente.

L'inizio di tutto secondo Redding, infatti, non è stato sull’asfalto della MotoGP, ma sul terriccio di Tavullia. Qui, l’allora giovane Marquez, destinato a diventare il successore di Rossi, si presentò con un imponente camion Honda e l'intera squadra HRC. Come a un vero gran premio, insomma. L’obiettivo? Battere Vale a casa sua, anche se doveva essere solo una mezza rimpatriata tra campioni. Un gesto che, sempre secondo Redding, agli occhi di Rossi suonò come una provocazione: una sfida nel suo santuario personale. “Tutto è iniziato sulla strada sterrata - ha raccontato Redding – lì è cominciato il ticchettio di tensioni che ha continuato a crescere fino all’esplosione di Sepang”.

Redding, durante il podcast Motorsport Republica, ha condiviso la sua visione sull'evoluzione della rivalità nella MotoGP, esprimendo disappunto per come le dinamiche tra i piloti si siano trasformate nel corso degli anni. “Vent'anni fa – ha detto - si parlava di battaglie epiche come Rossi contro Marquez. Oggi i piloti cenano insieme, si allenano insieme. Non riesco a capirlo”. Quasi un lamento sulla perdita di quel fervore agonistico che caratterizzava le competizioni del passato e che ha avuto come ultimo protagonista proprio Valentino Rossi.
Il Dottore con la sua abilità di trasformare la rivalità in uno spettacolo mediatico, ha saputo conquistare i cuori dei tifosi, ma secondo Redding, ha anche contribuito a creare troppa ostilità nei confronti di Marquez. “Valentino l'ha resa personale e la gente lo ha amato per questo - ha osservato - ma è cresciuto l'odio verso il pilota spagnolo. Non ce n'era bisogno: Vale è molto bravo a controllare i tifosi. Ecco perché è un nome così importante nello sport: era l'unico ad avere quella personalità. Nel bene o nel male, aveva personalità e giocava molto bene, ma quando le cose si sono fatte un po' difficili tra lui e Marc e gli ha messo i tifosi contro è stato un po' scorretto. Ci sono state persino minacce di morte a Marquez. Mi sembra troppo. Avrebbe potuto impedirlo. E questo ha mostrato il lato cattivo di Rossi”.
