Seduto al sole di Doha, Marc Marquez ha l’aria di un monaco zen nonostante sia reduce dalla caduta ad Austin che gli è costata 25 punti quasi certi e che, soprattutto, ha galvanizzato il suo diretto avversario per il titolo, nonché compagno di squadra, Pecco Bagnaia. “Quando sbaglio – ha detto nella videointervista esclusiva rilasciata a motorsport.com - penso a chi perde un familiare sulla strada. Le mie sono solo gare: cadi e due settimane dopo hai una nuova occasione”. Un modo anche un po’ paraculo per ribadire che no, quella caduta a Austin non se la porterà come un peso anche a Lusail, nella certezza che nessuno quanto lui conosce l’arte della reazione.

L’infortunio al braccio destro del 2020, che lo ha portato a sfiorare il ritiro, è oggi l’episodio a cui fa continuamente riferimento: “La capacità di affrontare le avversità mi definisce più dei titoli. Tra cinque anni nessuno ricorderà i miei record, ma io saprò di aver superato la sfida più dura della mia vita e forse sarò ricordato per la rinascita”.
Il codice Marquez: trance, telemetria e quelle regole cambiate
“Ci sono momenti in cui, in sella, vado in trance. Non vedo rischi, credo che nulla possa andare storto”. Questa dichiarazione – che ricorda neanche tanto vagamente le parole del mitico Ayrton Senna sugli stati di flusso –bastano da sole a svelare il genio del 93. Che, però, non è solo istinto: “la mia preparazione è maniacale”. Così come è maniacale lo studio di ogni minimo errore perché, spiega, “capire lo sbaglio è l’unico modo per non rifarlo. A Austin ho frenato troppo alla tre e alla quattro e poi ho tagliato troppo sul cordolo. Volevo gestire il margine, perchè ne avevo molto”.
Un modo, quindi, per dire che ha sì sbagliato, ma che il suo è stato quasi un errore di superiorità: una leggerezza dovuta alla consapevolezza che stava per arrivare la sesta vittoria consecutiva. Eppure a Austin, Marc aveva rischiato di brutto già dalla partenza, con quella decisione di correre al box che, come ha spiegato Pecco Bagnaia, gli sarebbe costata cara se la direzione gara non avesse cambiato all’ultimo le carte in tavola. “Sì – ha ammesso nella sala stampa di Lusail (dando, di fatto, ragione a Carlo Pernat) – non è la prima volta che cambiano le regole a causa mia. Ho seguito l’istinto, sapevo che le slick erano la scelta giusta. Evidentemente creo situazioni impreviste e il fatto che le regole cambino è il segno che il sistema evolve”.
Marquez vs Marquez: quando il rivale è tuo fratello… oltre Pecco Bagnaia
Alex Marquez, leader del mondiale con un punto di vantaggio sul fratello, non è un semplice avversario. “Parliamo la stessa lingua con Alex ora che siamo competitivi entrambi – ha scherzato Marc – E’ bello averlo lì e qui in Qatar il circuito è più favorevole alle sue caratteristiche, ma io sono solo a un punto da lui in classifica generale, mentre Pecco è a dodici punti. E’ come se il campionato ricominciasse”.
Alex da non sottovalutare, quindi, ma un Pecco Bagnaia tenuto sempre in considerazione in ogni frase. A volte anche provocando come solo Marc Marquez è capace di fare. “Nel 2019 l’unico errore lo feci proprio ad Austin – ha detto ancora – Poi però quella è stata la mia migliore stagione, devo solo evitare la troppa fiducia”. Un proposito generico e due, invece, più specifici per questo GP del Qatar, con il 93 che fissa le priorità: trovare da subito il miglior adattamento alla pista e gestire gli pneumatici in gara. “Qui la Ducati può esprimere il cento per cento del suo potenziale – ha concluso – Vale per me, ma lo sanno anche Alex, Pecco e tutti quelli che guidano una Desmosedici”.
