Ha un carattere schivo e non è uno che ama farsi inseguire dai giornalisti. Forse per questo agli occhi di molti è sfuggita l’assenza di Alberto Puig nel box di Honda HRC in questi primi GP della stagione 2025. L’ex pilota e oggi manager spagnolo già alla fine della scorsa stagione era stato al centro di un intreccio di voci su un possibile avvicendamento in Honda. All’epoca s’era parlato di una “cacciata” che non sembrasse una cacciata visti i risultati ottenuti da Honda nelle ultime stagioni, ma quelle voci, in verità, avevano solo preso una strada maliziosa rispetto alla realtà dei fatti. Perché Alberto Puig (qui avevamo già raccontato tutto) s’è chiesto davvero e da tempo se andare avanti o meno, se lasciare tutto o provare a continuare, ma i risultati non c’entravano niente. C’entravano, semmai, le sue condizioni di salute e quella gamba che lo tormenta ormai dal 1995 e che è da un trentennio a rischio amputazione.

Sì, tutto parte dal Gran Premio di Francia 1995. In una curva del circuito di Le Mans, Puig subisce una caduta (video in fondo) che gli frattura gravemente la gamba sinistra. Quel trauma – mai completamente guarito – lo costringe al ritiro nel 1997 e diventa una condanna a ripetute operazioni chirurgiche. “La gamba è lì, ma sensibilità e movimento sono quasi zero” – ha raccontato il manager di Honda. Un calvario di 25 interventi, l’ultimo dei quali – effettuato proprio all’inizio di questa stagione – lo ha costretto a delegare la gestione del team fino a data da definire. Dalla Thailandia all’Argentina, fino ad Austin: tre gare senza la sua severa, ma sicura, presenza nel garage. E adesso si apprende che il Qatar non farà eccezione. “Resto in contatto costante con il team – ha detto ancora Puig - analizziamo ogni dato e ci confrontiamo comunque su tutto”.

Tutto, compresi i timidi progressi che cominciano a vedersi. Mir, Marini e soprattutto Zarco – spesso ai margini della top 10 nel 2024 – hanno ritrovato un barlume di competitività. Un risveglio che arriva mentre Puig, l’uomo che ha tenuto a galla il progetto durante gli anni più bui, deve osservare da lontano. “Ragiono sempre come un pilota” – aveva confidato non molto tempo fa e quella dichiarazione, oggi, torna attuale per spiegare oltre il calvario personale quanta sofferenza può esserci anche nel dover restare lontano da un box che era diventato casa in una fase in cui è indispensabile chi sa fare da ponte tra i freddi calcoli degli ingegneri di Tokyo e le sensazioni dei piloti. Inutile negare che quel ruolo è in bilico ora più di quanto non lo sia stato alla fine del 2024. Anche perché la Honda fatica a prendere decisioni rapide: l’apertura di una base europea – discussa da un anno – è ancora ferma ai fogli di progetto.
La domanda è d’obbligo: tornerà Puig a guidare il team di persona? Le fonti mediche, secondo quanto si legge nei siti spagnoli, parlano di una riabilitazione complessa, con tempi indefiniti. Intanto, nella sede HRC di Aki, si lavora ormai neanche tanto nascostamente a un piano B. L’obiettivo? Creare una struttura meno dipendente dalla figura del team manager spagnolo, che potrà così continuare a esserci senza la necessità di esserci.