“Pecco Bagnaia sarà il riferimento per tutti in Ducati”. Marc Marquez l’ha detto almeno un centinaio di volte dopo il GP di Barcellona, prima davanti le telecamere delle TV di mezzo mondo e poi in sala stampa. Lo dice con lo sguardo di chi intende affacciarsi nel box della squadra ufficiale con una sorta di timidezza, ma chi conosce un po’ l’otto volte campione del mondo è ben consapevole che potrebbe essere la solita provocazione. E’ il suo modo. E’ la sua storia. Spiega che da martedì, quando salirà sulla Desmosedici 2025 uguale a quella di Bagnaia, comincerà a lavorare a testa bassa e senza aspettarsi nulla, tenendo ben distante anche solo l’idea di poter vincere il titolo già nell’anno d’esordio come pilota factory di Ducati. “Succederà la stessa cosa che è successa quest’anno: ci vorrà tempo – ha spiegato – dovrò prendere le misure con la squadra, con la nuova moto e capire il mio livello. Il riferimento resterà Bagnaia. Io avrò tanto da imparare all’inizio, poi vedremo”.
Per lui, in verità, è già il 2025 da dopo la Malesia. Il suo mondiale era già in qualche modo finito, con tutti gli obiettivi raggiunti e anche qualcosina in più, senza chiedere oltre al suo fisico e senza prendersi troppi rischi. Come se a contare davvero, appunto, fossero i test di martedì più della finalissima che avrebbe potuto restare questione solo tra Martin e Bagnaia. Un po’ spento al venerdì, senza spingere troppo al sabato. E è lui stesso a ammetterlo. “A me in verità non importava nulla di fare terzo o quarto nel mondiale. Chi si ricorda di chi arriva terzo? L’ho detto anche a Michele, il nostro team manager, che a me sarebbe cambiato nulla visto che non avevo premi o bonus. Poi ci ho pensato e ho chiesto a lui se invece fare terzi in classifica generale avrebbe cambiato qualcosa per la squadra e mi ha spiegato che un pochino sì. Allora mi sono detto che ci avrei provato”. In effetti è quello che ha fatto, trovando un ottimo spunto in partenza, superando Jorge Martin alla prima (non pericolosa) occasione utile e poi mettendosi all’inseguimento di Pecco. “Per un attimo ho anche pensato di poter vincere – ha poi ammesso – mi sono avvicinato a Bagnaia, ma lui ha ripreso margine: era velocissimo e evidentemente stava gestendo, quindi ho preferito accontentarmi. Guardavo i monitor e vedevo che Enea Bastianini era dietro, ho fatto un calcolo veloce, e non ho preso rischi così da poter assicurare a me e alla squadra questo terzo posto in classifica”.
Una squadra, il Team Gresini, che Marc Marquez chiama famiglia. Ha già raccontato di essersi più volte commosso durante la cena di “addio” che hanno fatto insieme qualche sera fa proprio a Barcellona e di essersi commosso ancora nella festa continua che c’è stata nel box di Faenza. Per tutto l’anno, come recitava anche lo slogan scelto, hanno “fatto un cinema”. Lui e il fratello Alex hanno prestato la faccia a una scelta di comunicazione che ha ripercorso davvero la storia del cinema, sempre con ironia, sempre accordandosi a quel modo tipicamente romagnolo di giocare sempre anche mentre si fa la cosa più seria (e pericolosa) di questo mondo: correre in moto da famiglia in mezzo ai colossi. E questa sera, all’ultima apparizione con l’abito di scena “azzurro gresini” c’è stata pure l’immancabile cerimonia degli Oscar. Ovviamente con tanto di video e annuncio del successo come miglior attore protagonista.
“Ho trovato una famiglia meravigliosa, un team meraviglioso, persone meravigliose e avrete sempre un posto speciale nel mio cuore – ha detto l’otto volte campione del mondo nel tradizionale discorso e prima di lasciarsi andare all’altrettanto immancabile canzone che ha risuonato in quel box per tutta la stagione – Non abbiamo vinto il mondiale, ma personalmente con voi credo che abbiamo vinto molto più di un titolo mondiale”.