Le comunicazioni dirette con il pilota saranno presto una realtà anche in MotoGP. Si dice da tempo e adesso c’è stata una accelerazione, con la possibilità concreta che già dal 2025 (solo comunicazione dalla race direction) i piloti debbano scendere in pista con auricolari nel casco. Sarebbe, di fatto, solo l’anticipo dell’ennesimo scimmiottamento della Formula1, perché da lì alle vere e proprie comunicazioni, con tanto di team radio registrati da mandare in onda in pasto agli appassionati, il passo diventerebbe brevissimo. Solo che nella MotoGP c’è un vizio che persiste da decenni: far passare per necessario, e magari innovativo sul piano della sicurezza, ciò che invece è fatto solo e esclusivamente per lo spettacolo. Non c’è niente di male: è uno show, si fa business e basterebbe ammettere le vere ragioni per cui si introduce questa piuttosto che quell’altra novità.
Il punto, però, è che nel caso dei team radio non diventa solo questione di passatisti contro futuristi, ma c’è dell’altro e il tema andrebbe discusso a fondo. Hanno provato a farlo anche i piloti, schierandosi tra favorevoli e contrari, ma trovandosi in piena sintonia, tutti, nell’affermare che se mai introdurranno i team radio sarà per lo spettacolo. Pecco Bagnaia l’ha detto chiaramente: “Ci sono già tanti modi efficaci per comunicare con il pilota”. Cosa pensa il campione del mondo in carica sulla novità che potrebbe essere introdotta lo abbiamo già raccontato, con Pecco che s’è detto addirittura pronto a pagare multe ogni domenica pur di non sentire oggetti rigidi e estranei che gli premono nel casco a ridosso delle orecchie. Abbiamo già raccontato anche cosa ne pensa Marco Bezzecchi, che non s’è detto del tutto contrario e ne ha fatto più che altro una questione di possibilità: “Non mi piace, anche perché non si sente e comunque io non sentirei niente”.
Ieri, poi, nei vari media scrum dei piloti dopo la giornata di test a Misano, la domanda è diventata immancabile per tutti. Gli unici un po’ più aperti alla novità sono stati Fabio Quartararo e Aleix Espargarò. Il francese, però, ci ha tenuto a precisare che non vede la proposta come concreta, almeno nell’immediato. “Ho avuto modo di provare diverse volte perché il nostro team sta lavorando a questi sistemi, ma la verità è che si sente molto male e non è facile riuscire a capire quello che ti dicono mentre stai guidando in pista. E’ vero che ogni volta la qualità migliora un po’, ma credo che siamo ancora molto lontani. Ho provato anche qui a Misano, durante giri in cui stavo spingendo forte, e lo ripeto: siamo ancora lontani. Però non sono contrario all’idea, che può essere interessante dal punto di vista dello spettatore, anche se ho paura per quello che potrei dire a volte dentro il casco”. Ancora più aperto è stato invece Aleix Espargarò, probabilmente nella consapevolezza che, ritirandosi a fine stagione, a lui non toccherà di sicuro. “Non bisogna essere contrari alla tecnologia – ha affermato – Per me non è una brutta cosa se messa bene a punto. Quando siamo in moto attiviamo abbassatori, freniamo forte per innescare l’holeshot e cose così e non penso che la radio nel casco sia qualcosa di meno difficile. Anzi”.
Il pilota dell’Aprilia scherza poi con i giornalisti presenti provando a immaginare tutto quello che si sentirebbe in una eventuale discorso tra lui e il suo ingegnere di pista durante una gara e scoppia a ridere. Chi non ride, invece, sono molti degli altri piloti. A cominciare da Marc Marquez che, paradossalmente, ha detto parole del tutto in linea con quelle di Pecco Bagnaia. “Non mi piace – ha spiegato – Ok lo spettacolo, ma penso che così come ce li hanno fatti provare recentemente possano essere pericolosi. Senti di avere due corpi rigidi vicino le orecchie. Credo sia una cosa da valutare bene anche con i produttori di caschi perché non sono così sicuro che quel tipo di dispositivo non vada a indebolirne la struttura. Quindi no, direi che proprio non siamo pronti e anche come concetto non mi piace, perché snatura le corse in moto in cui il pilota è comunque solo in sella”. Di “snaturare” ha parlato anche Enea Bastianini, che però ha tagliato molto più corto: “Se mi chiedessero di provare proverei, ma in gara no. Sarà pure una innovazione, ma io sono quello che tornerebbe volentieri alle 500 due tempi, quindi figuriamoci se mi piace l’idea dei team radio”.
A farne una questione di sicurezza è stato anche Pedro Acosta, che – nonostante sia il più giovane tra i piloti in griglia – è anche quello che si è scaldato di più. “Non sono solo contrario, sono più che contrario. Noi corriamo con dei tappi particolari per via dell’importanza che hanno le orecchie nell’equilibrio e quei dispositivi, quindi, sono in un punto fastidiosissimo, un po’ più avanti delle orecchie. Senti due corpi estranei che ti spingono sull’osso e non voglio pensare a quello che potrebbe succedere in caso di violenta caduta con impatto laterale. No, proprio non mi piace”.