La Formula 1, spesso descritta come una sinfonia di tecnologia e talento, non è immune dalle dissonanze della politica e delle scelte aziendali. Ed è su questa nota stonata che Eddie Jordan, ex team manager e volto storico del circus, ha scagliato il suo attacco più pesante, diretto al presidente della Ferrari, John Elkann. In un intervento al podcast Formula For Success, insieme a David Coulthard, Jordan ha definito la decisione di sostituire Carlos Sainz con Lewis Hamilton come qualcosa di totalmente irrazionale, arrivando a dire letteralmente che Elkann “deve avere sassi in testa” (espressione usata in inglese per indicare chi è “incredibilmente stupido” o affetto da pazzia).
Lacrime in rosso
L’accusa di Jordan nasce da una scena che, come racconta, l’ha toccato profondamente: «Ho visto Carlos Sainz e suo padre, Carlos Sr., in lacrime dopo il Gp di Abu Dhabi. Carlos Sr. è un mio caro amico e mi ha detto che non capiscono ancora perché sia stato mandato via. Per essere sincero, nemmeno io lo capisco».
Sainz, che negli ultimi anni si era dimostrato un pilota solido e competitivo accanto a Charles Leclerc, è stato relegato a un ruolo secondario nel mercato piloti, trovando rifugio in Williams per la prossima stagione. Per Jordan, questa scelta è un vero tradimento: «Carlos era una parte essenziale della Ferrari. Chi, sano di mente, lo sostituirebbe con Hamilton in questa fase della carriera del sette volte campione del mondo? Elkann deve avere sassi in testa per aver preso questa decisione».
Hamilton, il campione con il dubbio
Jordan ha anche rivolto critiche implicite a Hamilton, mettendo in discussione la condizione del britannico dopo le sue recenti dichiarazioni. «Quando qualcuno dice ‘Non credo di essere più abbastanza veloce’, questo rimane impresso nella mia testa», ha osservato Jordan, riferendosi a un commento di Hamilton che aveva lasciato trapelare insicurezze sulla sua velocità in qualifica.
«Credo nel talento, nella performance e nella velocità», ha aggiunto Jordan. «Ma la psicologia conta molto, e quello che succede nella mente si riflette inevitabilmente sul lavoro. È così per chi guida un’auto, un camion o una gru. Questo mi porta a chiedermi: davvero Hamilton sarà quel fenomeno che tutti ci aspettiamo nel 2024? Spero di poterlo dire tra un anno, ma al momento devo riconoscere che Leclerc è veloce, e anche Sainz lo era».
Coulthard e la logica finanziaria
David Coulthard, ex pilota e co-conduttore del podcast, ha offerto una prospettiva più pragmatica, evidenziando come la scelta di puntare su Hamilton abbia avuto effetti positivi per Ferrari, almeno dal punto di vista finanziario. «Quando è stato annunciato il passaggio di Hamilton in Ferrari, le azioni della casa di Maranello hanno subito un piccolo rialzo in borsa», ha detto Coulthard.
Secondo Coulthard, l’arrivo del sette volte campione rappresenta un simbolo irresistibile per un brand come Ferrari: «Hamilton è il pilota più vincente della storia, con record di pole, vittorie e tutto ciò che vuoi accanto al tuo nome. Questo spostamento ha anche risolto un problema per Mercedes: si sono potuti congedare da una partnership straordinaria in modo elegante, passando il testimone alla Ferrari».
Un rischio calcolato o un errore storico?
Il dibattito resta aperto. Da un lato, il fascino di avere in squadra un campione come Hamilton è indiscutibile, soprattutto per una scuderia come Ferrari che vive anche di simboli e miti. Dall’altro, lasciare andare un pilota come Sainz, che si era guadagnato il rispetto del team e dei tifosi con prestazioni consistenti, potrebbe rivelarsi un errore strategico.
Jordan, tuttavia, non ha dubbi: «Ferrari ha sacrificato un pilota nel pieno delle sue potenzialità per un’incognita, e questo non è da Ferrari. Sainz meritava più rispetto, e il modo in cui tutto è stato gestito lascia l’amaro in bocca».
La stagione 2025 sarà il banco di prova definitivo. Hamilton riuscirà a conquistare il cuore dei tifosi ferraristi e a dimostrare che il suo talento è ancora intatto? O la scelta di Elkann si rivelerà un azzardo fatale? Per ora, restano solo polemiche, lacrime e un mistero rosso che avvolge il futuro della scuderia più iconica della Formula 1.