Un alettone appeso al muro, una lunga vetrata che affaccia direttamente tra il Carro e la Misano e il rumore infernale della pioggia che, per un giorno, ha sostituito quello solito dei motori che girano in pista. Andrea Albani guarda fuori, fissando l’asfalto fradicio, lucido e nerissimo, poi con un piglio quasi sfidante se ne esce con una certezza che dice praticamente già tutto sul modo di pensare e di approcciare il futuro del direttore del Marco Simoncelli World Circuit: “Smetterà. Avremo un gran fine settimana”.
Sei parole che rendono quasi inutile l’intervista, perchè raccontano da sole perché e come il vecchio Santa Monica non è più solo una pista per auto o per moto, ma un’esperienza che non ha simili in Europa e che avrebbe niente da invidiare ai circuiti storici degli Stati Uniti, tipo Daytona.
“E’ un percorso – racconta Albani – cominciato ormai più di dieci anni fa, quando ci siamo resi conto che ok la pista, ma intorno andava creato altro per rendere questa struttura una sorta di piazza di un territorio intero e vastissimo che identifichiamo come Motor Valley”.
La struttura è privata, ma la collaborazione con le istituzioni sembra sempre messa in primo piano…
E’ fondamentale che sia così. Da soli non si va da nessuna parte e comunque serve una visione sempre, in ogni cosa che si fa. Quando sono nate le corse in moto, che all’epoca erano bici col motore, nei primissimi anni del ‘900, questo territorio era già riferimento. Perché ci si accorse subito che appoggiarsi negli ippodromi poteva non bastare e che dalla passione per il motore, come lo chiamiamo da queste parti, si poteva incrementare l’economia. La Motor Valley non è una cosa che ci siamo inventati adesso, adesso, semmai, abbiamo dato un nome, ma è nel DNA di questo pezzo d’Italia. Non è un caso se nel tempo si è diventati riferimento per la meccanica e è da qui che viene la stragrande maggioranza dei piloti. Quelli che non sono originari di qui finiscono col venire a viverci. E’ quindi un filone lunghissimo e a tutto questo mancava, in qualche modo, un luogo che fosse il centro di tutto. Il Misano World Circuit oggi è questo.
Questa è la parte bella, ma la sfida è stata immensa, immagino…
Immensa e faticosissima, anche proprio sul piano degli investimenti. Perché prima di proporti come centro di qualcosa, devi metterti nelle condizioni di essere il centro di qualcosa. Ecco perché, consapevoli che il disegno dell’asfalto non sarebbe bastato, ci siamo concentrati su tutto ciò che è intorno all’asfalto. Lo sforzo è stato grande sia da parte della proprietà che delle istituzioni.
C’è anche una sorta di centro commerciale per malati di motori. E in cantiere cosa c’è?
Un appassionato di moda trova un valore aggiunto nel capo di abbigliamento che acquista nel quadrilatero della moda. Un appassionato di motori trova un valore aggiunto, per lo stesso principio, nel prodotto acquistato all’interno del circuito e questo l’hanno subito capito anche aziende come Ducati, Yamaha, WRS e tanti altri che hanno i loro shop nella parte che chiamiamo Misano Square. Da un po’ di tempo ci siamo aperti anche oltre i motori e è nata la collaborazione con Terranova, che ha qui un negozio con capi d’abbigliamento e prodotti dedicati. Ovviamente abbiamo modernizzato anche il brand, identificandolo con i colori grazie alla mano di Aldo Drudi, muovendo sempre dal motore, ma aprendosi a ogni tipo di esperienza. Abbiamo addirittura vinto il premio Compasso d'Oro, una soddisfazione enorme. Insomma, volevamo che qua non si trovasse solo la pista vera e propria e quella di kart e Ohvale che chiamiamo Misanino. Oggi c’è gente che va a farsi una passeggiata in circuito, a prescindere da se quel giorno c’è o non c’è una qualche gara o un qualche evento motoristico. Per entrare non si paga e è esattamente come una piazza che differenzia l’offerta.
Si dice che a breve il Marco Simoncelli World Circuit prenderà anche un taglio da polo scolastico. E’ vero?
Sì. Già anni fa abbiamo avviato una collaborazione con gli istituti tecnici dell’Emilia Romagna, ovviamente orientando dei corsi verso la meccanica e mettendo a disposizione strutture per laboratori e esperienze dirette in circuito. I primi ragazzi iscritti hanno già completato il percorso e mi fa un piacere bestiale quando oggi, in occasione di gare di MotoGP o Superbike, mi capita di incontrarli dentro i box, con un qualche ruolo già in campionati mondiali. E’ uno stimolo che ci ha spinto a investire ulteriormente e a breve realizzeremo un nuovo edificio che ospiterà aule e laboratori. Siamo lanciatissimi e con grande entusiasmo.
Viene quasi da dire, in maniera un po’ provocatoria, che quello che manca guardando al futuro sono piloti italiani in grado di portare avanti la grande tradizione?
Direi che per il momento siamo a posto, no? Bagnaia, Morbidelli, Bezzecchi, Marini, Bastianini, lo stesso Di Giannantonio: direi che l’Italia è ben rappresentata. Se guardiamo più indietro forse è vero che ce ne sono di meno, ma è vero pure, secondo me, che sono cicli così. Basta pensare alla Formula1: per anni non abbiamo espresso piloti italiani e ora c’è Antonelli.
A due passi da qui c’è la VR46 Riders Academy. Un’esperienza che ha prodotto risultati importanti e che andrebbe probabilmente copiata, magari con il circuito di Misano a fare da riferimento…
E’ già così. Quasi tutti i piloti italiani si allenano spesso qui. E anche dal punto di vista della formazione ci sono già progetti e realtà portate avanti che guardano ai giovani, ma si può arrivare fino a un certo punto, fino alle moto con le ruote grandi diciamo. Poi devono inevitabilmente subentrare i team.
Rispetto al passato è cambiato qualcosa?
Di sicuro, restando sul discorso, c’è una opportunità in meno per i piloti. Fino a circa il 2016, infatti, quando il circuito chiudeva intorno alle 18,30, molti piloti venivano qui a allenarsi e stavano, magari, fino alle 21. Capitava quasi una volta al mese. Oggi, per le norme sull’inquinamento acustico, alle 18,30 non devono sentirsi più motori. Quindi è molto più raro vedere i piloti in circuito e quando lo fanno è perché i team o comunque realtà come l’Academy hanno noleggiato normalmente il tracciato.
Tornando all’attività del circuito, quanti giorni è attivo e in che percentuale ci sono due o quattro ruote?
Oggi lavoriamo circa 300 giorni l’anno, è un numero altissimo, ma evidentemente riusciamo a essere attrattivi e funzionali. Quando alla divisione: adesso siamo intorno a un 60% moto e 40% auto. Aprirsi di più alle auto è stato necessario, perché comunque le auto muovono un giro molto più ampio rispetto alle moto.
Però se dici Misano pensi alle moto…
E’ stato sempre così e non è che la cosa ci dispiace. Anzi. L’ho detto all’inizio: le motociclette sono la storia di questa terra e quindi anche del nostro circuito, che c’è dal 1973.
C’è e è addirittura in grado di ospitare due tappe del Motomondiale. Come ci siete riusciti?
Amici giornalisti mi avevano detto che forse sarebbe saltato qualche GP in questa stagione e dopo un brevissimo giro di telefonate con la proprietà, le istituzioni e alcune aziende del territorio, ho deciso di provarci. Ho scritto a Carmelo Ezpeleta, dicendo che dopo il 2020 e 2021, quando abbiamo avuto due date qui a causa del calendario ristretto dal Covid, eravamo pronti a riprovarci. Ci siamo sentiti al telefono e nel giro di pochissimi giorni abbiam ufficializzato. E’ un grande impegno, ma è pure un gran bel riconoscimento. Oltre che una grande, ulteriore e inaspettata, occasione per il territorio. Siamo stati molto veloci, davvero dall’idea all’annuncio è passato solo qualche giorno e questo perché la collaborazione e la sinergia tra tutte le parti è continua e costante. SI rema, come si dice, nella stessa direzione da sempre. Quindi non è che c’è stato bisogno di riunioni su riunioni e discussioni su discussioni.
Prevedete numeri importanti per Misano 2?
Bissare il record di Misano 1 non sarà facile e, anzi, penso sia oggettivamente impossibile, ma le vendite stanno andando bene.
Molti lamentano che in Italia i biglietti di MotoGP e Superbike costano un po’ troppo…
Costano quanto costavano nel 2007. Nel 2007 un ingresso prato stava a 90 Euro, adesso sta a 90 Euro e sono passati 17 anni, con nel mezzo ben due aumenti IVA che abbiamo deciso di coprire. Tra l’altro, comprando in anticipo, ci sono sconti importanti e addirittura c’è la possibilità di acquistare i biglietti sia per MotoGP e SBK in pacchetti ulteriormente scontati. Penso che i prezzi, in verità, siano molto popolari, anche perché qui non c’è, come magari può accadere altrove, solo il gran premio, ma c’è un intero contorno di eventi di ogni tipo legati alla semplice gara.
Un’ultima domanda: lei qua è il grande capo, anche se ha già detto che questa definizione non le piace, e immagino sia anche un appassionato di motori, le è capitato mai, magari prima della chiusura dei cancelli, quando sono andati via tutti, di dire: sono il capo e adesso mi faccio un giro a pista libera?
In verità io appassionato lo sono diventato. Addirittura sognavo di fare il gallerista, poi con mia moglie ho iniziato a organizzare eventi e inevitabilmente, essendo in Romagna, ho conosciuto il mondo dei motori. Poi è arrivato l’incarico come direttore del circuito e l’amore vero e proprio per i motori è scoppiato lì. Quanto al girare in solitaria, in verità una volta l’anno lo faccio come tradizione fissa, ma con le scarpe da corsa. C’è una giornata in cui si ritrovano qui ciclisti da ogni parte d’Italia, che partono dal circuito per un giro sul territorio. Ecco, quando escono, quindi, per diverse ore il circuito è completamente vuoto e allora io metto le mie scarpe da corsa e mi faccio la mia corsetta in solitaria. Uno spettacolo. Quanto al girare con i motori, invece, ammetto che in moto la cosa mi spaventa un po’, mentre in auto l’ho fatto diverse volte, sia come passeggero che al volante. Solo che una volta, con una Lamborghini da GT che mi stavano facendo provare, non è andata benissimo. Lo vedi l’alettone appeso al muro? Ecco, è l’alettone proprio di quella Lamborghini, con cui sono finito fuori alla Quattro. Meglio se faccio il direttore senza ambizioni da pilota.