La MotoGP è un grande spettacolo. E, come per ogni spettacolo, c’è un dietro le quinte. Questioni che non si conoscono, movimenti che si fanno senza riflettori, temi che sono tutti interni al paddock e di cui non si parla mai se non tra addetti ai lavori. Ecco perché il podcast di Jorge Lorenzo, Duralavida, finisce sempre per offrire qualche spunto in più: è fatto da un ex pilota insieme a ex piloti e personaggi che hanno vissuto i box in ruoli chiave. Così, tra i soliti discorsi su Marc Marquez, sulla Ducati, sulle giapponesi che fanno fatica e su tutto ciò che accade sul palcoscenico, anche questa volta in Duralivida è venuto fuori un tema che scotta: i carichi di lavoro.
A buttare l’amo ci ha pensato Ruben Xaus, parlando dell’addio di Fabiano Sterlacchini a KTM e del calo di rendimento delle moto austriache dell’ultimo periodo. Secondo l’ex pilota e team manager non c’entra tanto il ridimensionamento di Pedro Acosta, ma il fatto che gli uomini che lavorano per KTM siano sfiniti. “Tutti i giorni di un Gran Premio arrivano in circuito alle sette del mattino e ripartono dopo le venti, spesso con riunioni e meeting ad attenderli dopo. Ci sono 22 gare in tutto il calendario più le prove e il resto del lavoro. La gente è stanca".
E’ noto che Fabiano Sterlacchini ha lasciato KTM proprio perché i carichi di lavoro richiesti non gli permettevano frequenti rientri in Italia e il tecnico ex Ducati ha scelto di provare a stare un po’ più tempo con la famiglia. La situazione evidenziata da Xaus, però, non riguarderebbe solo il marchio austriaco, ma anche Aprilia. A dirlo è stato Ramon Forcada, il grande vecchio della MotoGP, che si è accodato alle dichiarazioni di Xaus. “Aprilia e KTM – ha spiegato - hanno un carico di lavoro brutale: è disumano. Già solo gli orari di lavoro sono assurdi. Quando finiscono il Gran Premio fanno anche riunioni e resoconti per un'intera settimana. La gente così esplode. Se hai una famiglia non convivi con questa situazione a lungo".
I risultati in calo, quindi, non sarebbero, secondo Xaus e Forcada, sempre causati da cali tecnici o dalle prestazioni dei piloti in momenti di minor forma fisica, ma anche dal clima di stanchezza generale che si respira in alcuni box. In particolare, appunto, in quelli di KTM e di Aprilia. C’è anche da dire, però, che in uno sport estremizzato come è estremizzata ormai la MotoGP, la differenza si fa con i dettagli e ci sta che la mole di lavoro sia sempre più importante. Le colpe, quindi, ammesso che ci siano, andrebbero più ricercate in un calendario con 22 appuntamenti, tutti doppi tra Sprint e gara lunga, più che nell’atteggiamento delle case costruttrici che chiaramente non stanno lì per fare presenza e, visti gli investimenti imponenti, vogliono provare a vincere a ogni costo.