Nelle corse si guarda sempre a quello che manca. A quello che avrebbe potuto essere e non è stato. E’ l’essena del motorsport e, se andiamo a stringere, è pure l’essenza di chi cerca sempre un di più o comunque un oltre che sposti il limite. Superare gli altri, insomma, per superare se stessi. Anche a costo di non sembrare mai abbastanza contenti. Come chi? Come Gigi Dall’Igna, che nella sua ormai immancabile analisi “post race” racconta sì della “giornata meravigliosa” di Aragon, ma mettendo sin da subito in chiaro una cosa: Marc Marquez al Motorland s’è tenuto qualcosa nel polso destro. Un modo per spiegare che ce ne era ancora e che anche lo studio dei dati di gara racconta un Marc che sul tracciato aragonese ha avuto da temere solo se stesso.

“Una gara – scrive l’ingegnere italiano - condotta da Marc dal primo all'ultimo giro, in un weekend dominato in ogni sua fase: prove, qualifiche, gare Sprint e GP, e con tanto di giro veloce. Ineguagliabile, un weekend perfetto che esalta il suo talento, una calma e una spontaneità disarmanti che condensano l'ennesimo capolavoro, una vittoria facile che non deve sminuire l'eccellenza assoluta dimostrata”. Che Dall’Igna straveda per Marc Marquez non si scopre certo oggi e è chiaro che il dominio di Aragon può aver solo rafforzato un innamoramento che comunque è più che giustificato dai risultati. E soprattutto da quei numeri che l’ingegnere italiano sa leggere e interpretare e che raccontano una sentenza: “Domenica Marc aveva decisamente di più in serbo e la sensazione è che avrebbe potuto dominare ancora di più: su una pista tutta sua, ha saputo gestire e spingere nei momenti decisivi, tenendo sempre tutto sotto controllo, imponendosi con un approccio razionale e non solo istintivo, da campione assoluto”.
Un passaggio, quello su “l’approccio razionale”, che sembra sottolineare l’unico timore che Dall’Igna e Ducati hanno su Marquez: serve tenerlo buono, serve non fa prevalere la sua natura di animale da gara che risponde solo all’istinto. Una natura diametralmente opposta a quella di Pecco Bagnaia: più metodico, più analitico, meno muscoli e nervi. E con un approccio che tante volte ha pagato, ma che quest’anno gli è invece costato un avvio di stagione in salita. Fino, appunto, a Aragon e a quella scelta di provare a mettere un minimo di peso in più sull’anteriore della Desmosedici, con la decisione di utilizzare il disco dei freni di diametro maggiore e – lasciatecelo dire – anche con quel click scattato in testa che potrebbe segnare la svolta definitiva.

“A proposito di campioni – aggiunge infatti Dall’Igna - quello che mi rende davvero felice è anche un Pecco ritrovato, la sua reazione e, finalmente, il suo sorriso. Ha lottato, ha tenuto duro, ha guidato bene ed è arrivato persino vicino al secondo posto, lottando per le posizioni che contano, tra i protagonisti dove dovrebbe sempre essere. Domenica Pecco ha ritrovato la fiducia in sé stesso e nella moto che ultimamente aveva lasciato spazio a sconforto e delusione. È davvero un sollievo, un terzo posto che vale tanto, una posizione che rappresenta molto di più dal punto di vista tecnico e mentale, un passo che dà morale a tutta la squadra, che lo merita tantissimo”.
I due della Rossa, quindi, a far sorridere Gigi Dall’Igna e, nel mezzo, l’azzurro di Alex Marquez e del Team Gresini che, ormai, sono una costante e una certezza anche per la stessa Ducati. “Un ottimo Alex Marquez – conclude Dall’Igna - Una costanza di risultati incredibile, un grande talento in rapida crescita. Infine, Morbidelli e Aldeguer: la sfida tra il giovane rookie già saldamente affermato in MotoGP e la classe del veterano tornato meritatamente ai vertici è stata avvincente. Tutti e tre ben rappresentano la grande famiglia Ducati e il lavoro encomiabile dei rispettivi Team, in una condivisione generale di entusiasmo, innovazione, impegno e soluzioni”.