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MANGIA CHE TI PASSANO? Ma come fanno Sinner, Alcaraz e gli altri a giocare oltre cinque ore? Ecco come i top del tennis resistono durante match come la finale del Roland Garros e i segreti nella dieta prima, durante e dopo la partita

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

  • Foto: Ansa

13 giugno 2025

MANGIA CHE TI PASSANO? Ma come fanno Sinner, Alcaraz e gli altri a giocare oltre cinque ore? Ecco come i top del tennis resistono durante match come la finale del Roland Garros e i segreti nella dieta prima, durante e dopo la partita
La domanda che si fanno tutti dopo la finale del Roland Garros è una sola: come hanno fatto Carlos Alcaraz e Jannik Sinner a regalarci oltre 5 ore di un tennis spettacolare senza che ci fosse un medical timeout, senza andare in bagno nemmeno una volta, senza mostrare il minimo segno di cedimento fisico. Se da un lato vengono definiti alieni, ecco che c'è una scienza e uno studio estremamente approfondito dietro la riuscita di una tenuta fisica e mentale come ci hanno mostrato il numero uno e due al mondo. Ecco cosa c'è dietro le straordinarie performance di tennisti che, ad alto livello, devono bilanciare tutto nei minimi dettagli

Foto: Ansa

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

Quando Jannik Sinner ha strappato il servizio a Carlos Alcaraz all’inizio del terzo set nella finale del Roland Garros, la sensazione era una: siamo vicini alla fine. L’azzurro, numero uno al mondo, aveva appena infilato il ventesimo set consecutivo a Parigi. Bastava poco per arrivare al quarto Slam della carriera, il primo sul rosso. Di là, uno che non aveva mai rimontato due set sotto in uno Slam. E così, tre ore più tardi, era Alcaraz a sollevare la coppa di Parigi, lasciando a Sinner il sapore amaro di una vittoria mancata per tre match point. Il mondo, nel frattempo, stava ancora cercando di capire come fosse stato possibile assistere a cinque ore e 29 minuti di tennis di livello inumano, con entrambi i giocatori che sono esplosi proprio nel super tie-break finale. Una partita massacrante. A spiegare cosa ci sia dietro è Mark Ellison, fondatore di Haute Performance ed ex nutrizionista di Andy Murray, del Manchester United e della squadra olimpica di boxe britannica: “La preparazione alla finale comincia appena finisce la semifinale”, spiega.

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Tradotto: il corpo va nutrito e ricostruito con precisione millimetrica. Il primo obiettivo? Recuperare il 150% dei liquidi persi in campo, perché una parte andrà inevitabilmente eliminata. Poi si passa ai carboidrati: da 1 a 1,5 grammi per chilo di peso corporeo all’ora fino al pasto successivo. Andy Murray, ad esempio, divorava 40 pezzi di sushi (spicy tuna e avocado con maionese piccante, per la precisione). Ma non bastano i solidi: i professionisti si riempiono di shake proteici, elettroliti e gel di carboidrati per recuperare l’energia muscolare. E con la terra rossa, tutto si complica. “Il tennis è brutale, soprattutto sul clay”, dice Ellison. “Oltre all’energia, devi gestire i danni muscolari”. Per questo si mangia costantemente: dalle 5 alle 8 “alimentazioni solide” nelle 24 ore prefinale. “Nascondiamo i nutrienti in tutto: salse, dolci, snack, bevande”. I team tecnici arrivano ai tornei con sensori di temperatura e umidità per studiare quanto sudano i loro giocatori e adattare così la strategia di idratazione. “Nei giorni freschi si perdono anche solo pochi ml, ma nei momenti critici si possono perdere 2 o 3 litri d’acqua all’ora. E oltre il 2% di disidratazione, si perde lucidità, forza e resistenza”. Ecco perché si personalizzano le bevande: soluzioni su misura per ogni giocatore.

Carlos Alcaraz dopo la vittoria di Parigi festeggia a Ibiza
Carlos Alcaraz dopo la vittoria di Parigi festeggia a Ibiza Ansa

Durante una partita come quella di domenica, un atleta di 75 kg brucia fino a 4.000 calorie. Il problema? Arrivano già scarichi alla finale, dopo due settimane di match ogni due giorni. Un tennista può stoccare 530 grammi di glicogeno nei muscoli, fegato e sangue. Ma ricostituirli è un’impresa. “Bisognerebbe ingerire 6-10 grammi di carboidrati per chilo di peso al giorno, ma è quasi impossibile farlo solo con il cibo solido. Ci vogliono anche i liquidi”, spiega Ellison. Alcaraz, prima dei match, opta per un mix di pasta (con e senza glutine) e una crema di cacao con datteri e olio d’oliva. Poi, a ridosso del match, una barretta atta di datteri, albume e guaranà. Sinner preferisce soluzioni più semplici: riso e pollo o un panino con prosciutto e formaggio, a seconda dell’orario. Durante il match, i giocatori assumono tra 30 e 60 grammi di carboidrati all’ora: tra gel, banane, barrette, bevande energetiche e succo di sottaceti. Sì, pickle juice. Non è buonissimo, ma è stato dimostrato che riduce i crampi del 40% più velocemente dell’acqua.

Jannik Sinner durante la partita contro Alcaraz
Jannik Sinner durante la partita contro Alcaraz Ansa

Sta di fatto che entrambi ne sono usciti segnati nel corpo e nella mente. Uno studio del 2013 dimostrava che, dopo tre giorni di torneo, nemmeno due giorni di riposo bastano a recuperare la potenza delle gambe. E la testa? Forse è Sinner a dover affrontare la prova più dura. “Fa male, sì”, ha detto l’italiano nel post-partita. Per il mental coach Jamil Qureshi la chiave sarà il “reframing”: “Come possiamo vedere quello che è successo in modo da farne una risorsa? Sinner ha un grande team, lo aiuteranno a rielaborare e ripartire. E se ha la mentalità giusta, e io credo che ce l’abbia, trasformerà tutto questo in carburante per il futuro”. Alcaraz, intanto, ha spiegato cosa gli ha permesso di ribaltare la partita: “Non ho mai smesso di crederci. Nemmeno nei match point. Pensavo: un punto alla volta. Salviamolo. Poi il game. Poi continuo a credere”. Ora Wimbledon è già alle porte: Alcaraz si è rifugiato, come da tradizione, a Ibiza. Sinner, in montagna con i suoi. E Jannik dovrà riprendersi il suo post da numero uno proprio sull’erba.

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