“Ieri uno spagnolo di ascendenze arabe e un italiano di madrelingua tedesca hanno dato vita a una delle più belle partite di tennis nella Storia. ‘sta utilità dei confini continua a essere sopravvalutatissima”. Così Luca Bottura su X, il 9 giugno, sul match infinito. Lo spagnolo di ascendenze arabe sarebbe Carlos Alcaraz, l'italiano di madrelingua tedesca è Jannik Sinner. La tesi è che la mescolanza tra popoli, o melting pot, genera bellezza. Questo è ampiamente condivisibile, forse anche a livello generico, procreativo e, volendo, artistico. Senza star qui a sollevare questioni di etica pubblica sulla cittadinanza, però, ci sono anche alcuni problemi riguardo a questa conclusione, che il sillogismo regge soltanto se le premesse sono a tutti gli effetti vere. Il primo problema è di ordine storico e politico. La Reconquista spagnola è durata quasi come una finale del Roland Garros, cioè 800 anni. La Spagna cristiana ci ha messo tre quarti di millennio per riprendersi gli inutili confini, geografici e politici, della penisola iberica occupata dagli arabi. E il fatto che il loro tennista di bandiera conservi qualche riminescenza araba nel cognome non implica che abbia una qualche diretta discendenza. Alcaraz è anche il nome di una cittadina in provincia di Albacete, costruita dagli arabi quindi ripresa da Alfonso VIII di Castiglia nel 1213 dopo un assedio, e il cognome potrebbe venire più dal toponimo che da qualche antenato.

Lo stesso vale per l'italiano di madrelingua tedesca. Non è certo una sorpresa che gli altoatesini, in primis, siano sostenitori dell'utilità dei confini. L'Alto Adige passa al Regno d'Italia nel 1920, dopo la sconfitta austroungarica nella Prima Guerra Mondiale, e nonostante i tentativi di italianizzazione durante il fascismo conserva la propria identità, linguistica e non. Con tanto di 32 anni di terrorismo indipendentista, dal 1956 al 1989. E il fatto che si parli praticamente soltanto il tedesco cosa ci dice, se non che i confini probabilmente sono sicuramente inutili, ma in qualche modo necessari? E non entriamo nella questione specifica di Sinner e del suo rapporto con l'Italia, che già Guia Soncini sotto al post di Bottura ha commentato: “in cui tu tifavi l'italiano nonostante non paghi le tasse al Paese di cui lo ritieni simbolo, ché anche la razionalità e la coerenza son sopravvalutatucce”, e senza soffermarsi sugli altri che hanno notato come il primo a essere contento dei confini, soprattutto del Principato di Monaco, sia proprio l’italiano madrelingua tedesco. Insomma, il discorso è bello, è giusto e tutto quanto, ma non regge. Ma forse è coerente con il nome scelto da Bottura per la sua rubrica e per i social: Bravi, ma basta.

