Sinner o Alcaraz? Sembra di essere tornati ai tempi del duo Roger Federer e Rafa Nadal in cui era quella l’eterna domanda. Ognuno aveva da dire la propria, e anche oggi il dubbio amletico è rimasto lo stesso, sono solo cambiati i due attori principali. Lo abbiamo chiesto direttamente a Lorenzo Cazzaniga, grande esperto di tennis, giornalista e commentatore televisivo, che però sembra non avere dubbi su chi sia il detentore del primato al momento. Il punto è che Carlos e Jannik sembrano averci regalato un tennis lontano anni luce anche solo dallo standard medio alto. È come se giocassero in un'altra categoria, per cui trovare un terzo nome che possa inserirsi in questo duopolio risulta difficile persino a chi di campioni ne ha visti diversi. Abbiamo chiesto a Cazzaniga quali possono essere le ripercussioni sul cervello del numero uno al mondo, quanto sia pesante questa sconfitta per Sinner. Ma poi abbiamo spaziato anche sugli altri azzurri: Lorenzo Musetti fin dove può arrivare? E Matteo Berrettini, con i suoi terribili continui infortuni tornerà a competere ad alti livelli?

La prima volta in cui l'ho visto così abbattuto dopo una sconfitta. Secondo te c'è il rischio che questo diventi un punto di svolta negativo e che non riesca a reagire come al solito?
Nessuno. Sinner dimostra in partita di dimenticare un aspetto negativo immediatamente, ha questa capacità di cancellarlo. Ce l’ha in partita e ce l’ha anche nella vita quotidiana. Ha già perso con Alcaraz una volta agli Us Open fallendo di due dita il match point (non era in finale, ma era praticamente una finale) e ancora non aveva vinto quasi nulla. L’ha dimostrato con il caso doping, di sapere giocare mesi con questo fardello senza problemi. Non ho dubbi che arriverà a Wimbledon con voglia di rivincita e non con un atteggiamento negativo. I campioni dicono sempre che il dolore di una sconfitta è molto forte, e soprattutto dura più a lungo della gioia di una vittoria. Qui sfortunatamente non ha tanto tempo per elaborarla perché ovviamente c’è Wimbledon, però il fatto che debba subito prepararsi, anche questo è un aiuto per me. Non ho dubbi che a Wimbledon sarà di nuovo uno dei favoriti insieme ad Alcaraz e Djokovic.
Però è la seconda sconfitta contro Alcaraz nel giro di due settimane. Non rischia che diventi anche un fattore mentale il fatto di vedere Alcaraz come il suo avversario insormontabile?
No, non sarei sorpreso se a fine carriera Sinner fosse avanti anche nei confronti diretti con Alcaraz. Ha perso in condizioni perfette per Alcaraz, sulla terra, le peggiori per lui. È rientrato dopo tre mesi di inattività, che non era per infortunio, quindi ha potuto ripresentarsi in forma, ma comunque non con la preparazione adeguata. Ed è andato a due centimetri dalla vittoria. Quindi, da quel punto di vista, si pensava che Alcaraz avesse margine sulla terra battuta e abbiamo scoperto che quel margine non c’è. C’è invece ancora a favore di Sinner quando giocano sul cemento indoor. Sulla terra abbiamo capito che non c’è alcuna differenza, perché ieri non c’è stata alcuna differenza a livello qualitativo di tennis, a livello mentale, dove anzi Jannik è sempre più forte, e anche finalmente a livello fisico. Quella è stata la miglior partita fisica mai giocata da Sinner. Ha finito 5-7 stanco, come è normale, ma senza avere i problemi che aveva manifestato altre volte. Quindi, da quel punto di vista, no. Poi può perdere con Alcaraz, perché è un fenomeno come lo è lui, quindi è normale. Ma non lo vedo come una sudditanza psicologica, tutt’altro. Secondo me, quando giocano, è forse più convinto Sinner di vincere. Poi Alcaraz adesso lo è, perché ovviamente le vittorie ti danno questa convinzione. Però non credo per nulla che diventi per lui una nemesi o un problema mentale.
Ieri lo stadio era tutto a favore di Alcaraz, ha inciso?
Ha inciso a favore di Alcaraz, che ha trovato magari nel pubblico una spinta per trovare energia. Per me Sinner è una macchina perfetta. Ama avere il pubblico a favore, probabilmente come tutti. Ma non lo disturba averlo contro, non lo disturberebbe non avere il pubblico. Non è per lui un problema. Per l’altro sì. Però non c’è stata nessuna maleducazione. Il pubblico francese è maleducato solo quando gioca un francese. Per il resto è gente competente. Tifa per il giocatore più spettacolare, più emozionante, che trasmette più emozioni. Magari per loro è anche il giocatore più bello da vedersi. Musetti, in un’intervista che gli ho fatto, ha detto: “Se devo pagare il biglietto per un giocatore, lo pago più per Alcaraz che per Sinner”. Ma secondo me, se lo chiediamo a Sinner, forse anche lui ti dice: “Anche io preferisco vedere giocare Alcaraz che me stesso”. Perché le immagini di Alcaraz sono uniche, come quelle che avevamo di Federer. Non significa però essere più forti.

C’è chi discute sul fatto che pur essendo lui il numero uno al mondo, in realtà dovrebbe essere Alcaraz.
Il più forte è il numero uno del mondo. Ci sono i numeri e non possono essere sconfessati. I confronti diretti contano alla fine di una carriera. È stato lo stesso tra Federer e Nadal: quando Federer era più avanti negli Slam, magari era da più settimane il numero uno, e Nadal era indietro nei confronti diretti. Quello pesa, soprattutto tra loro. Però il più forte attualmente è Sinner. Se tu chiedi a tutti gli altri giocatori del circuito se preferiscono giocare contro Sinner o contro Alcaraz, ti dicono che preferiscono giocare contro Alcaraz. Sentono di avere più chance. Infatti, Sinner perde solo da Alcaraz. Alcaraz può perdere da Sinner e da altri. Perché quei voti mi cedi a Sinner, no.
A proposito degli altri: recentemente stanno inserendo Musetti non a livello di Alcaraz e Sinner, ma molto vicino a loro. Credo però che questa partita abbia evidenziato una grande discrepanza tra il livello di Musetti e il loro.
La partita di ieri è preoccupante per tutti gli altri. Perché ovviamente, se prima discutevamo su chi potesse essere il terzo incomodo chiedendoci se sarebbe stato Musetti, Draper, Fonseca, ieri non l’abbiamo più visto. Questo terzo possibile incomodo è sparito davanti alla partita di ieri. Hanno dimostrato di essere una categoria diversa per adesso. Subito dietro, a distanza, Musetti può lottare per essere quel terzo. Credo che lui sia molto competitivo sulla terra, ha giocato una stagione straordinaria. Lo rivediamo sull’erba, perché l’anno scorso ha fatto dei risultati clamorosi. L’erba è una delle due superfici che premiano di più la varietà di gioco, quindi gli Alcaraz e i Sinner. Ma non è detto che sia facile ripetersi, e deve ancora migliorare e dimostrare tanto sul cemento indoor, che sono comunque le superfici dove si distribuiscono la maggior parte dei punti. Musetti deve ancora vedere se è lui il terzo. Ma che sia lui, che sia Draper, che sia in prospettiva Fonseca o quant’altri… Ieri il secondo è uscito preoccupato, perché si lotta per il terzo posto, per la medaglia di bronzo. Non si lotta più per l’oro, e neanche per l’argento.
Secondo te può perdere un po’ di consapevolezza con il continuo vociare sul fatto che “potrebbe essere Alcaraz il numero uno”? Potrebbe pesare su di lui questa cosa?
No. Sinner è mentalmente inattaccabile. Una sconfitta gli brucia, certo, perché ha avuto tre match point e uno gli è uscito di due dita, ma non lo scalfisci con quello. Anzi, con la sua mente fredda e la sua razionalità, penserà che se prima credeva di essere a una certa distanza da lui sulla terra, adesso sa che quella distanza non c’è più e può vincere anche lì, tranquillamente, come poteva fare ieri. Poi è chiaro che, se metto a segno uno dei tre match point, oggi staremmo parlando di Grand Slam. Io ero convinto che potesse farlo, perché mancavano 14 partite, ma in realtà, di quelle 14, non ne rischierebbe più di tre o quattro: soprattutto Wimbledon, e caso mai dovesse incontrare Alcaraz. Quindi secondo me era un pensiero concreto. Ma lui non esce intimorito da questa sconfitta. Solo dispiaciuto, devastato probabilmente ieri sera. Ma poi, razionalmente, capirà che ha fatto un ulteriore passo in avanti, non mezzo passo indietro.

Su Alcaraz stanno cominciando a circolare voci sui social, prive di fondamento ovviamente, sul fatto che le sue gambe siano da “dopato”…
Perché la mamma degli imbecilli è sempre incinta. Qualcuno, adesso, tra i tanti nuovi appassionati che ci sono nel tennis, e qualcuno è finito anche in questa nostra meravigliosa rete, dovrebbe avere il coraggio di mettere nome e cognome, pubblicarlo con le loro accuse, e recapitarlo agli avvocati di Alcaraz. E poi vediamo se la pensano uguale un secondo dopo.
Un’ultima cosa: Berrettini. Dal ritiro a Roma non ne abbiamo più sentito parlare, non sappiamo come stia Matteo. E la grande domanda è: che fine farà Berrettini? Perché ogni volta che torna poi crolla, purtroppo per un problema fisico.
Se non supera i problemi fisici è chiaro che non può riuscire a essere competitivo. Penso che lui debba fare come certi ciclisti, che mettono nella stagione tre o quattro "puntini", freccette, e dicono: “Ok, io vado solo lì”. Si prepara per quello. Perché non pare più in grado di fare una stagione completa. E allora deve probabilmente imparare a programmarsi solo su un numero limitato di eventi, dove avrà più chance. Una volta Lendl, per vincere Wimbledon, decideva addirittura di saltare tutta la parte della stagione su terra. E magari, chissà, un giorno dovrà fare così anche lui. Dove ho chance? A Wimbledon. Benissimo. Devo programmarmi su quello. E tutta la parte di stagione prima magari la devo centellinare.
Quello degli è un problema che ha avuto tutta la carriera.
È un problema anche cronico: questo è addominale. Purtroppo, tanti hanno sofferto di infortuni, lui particolarmente. Però, secondo me, deve proprio scegliere dove andare, dove si sente più competitivo e programmarsi per quello. Tanto alla sua età e con questi problemi non ha più obiettivi di classifica.
Se non quello della classifica allora quale?
Vincere, essere competitivo in un singolo evento. A partire da Wimbledon, ovviamente. Quindi deve cercare una preparazione che gli consenta con la maggior probabilità possibile di arrivare agli eventi sull’erba preparato bene. Spero che questa sua assenza (a Roma ci teneva, era casa sua) gli abbia permesso di ristabilirsi, di rimettersi totalmente, di fare magari anche un richiamo atletico, per arrivare ora alla stagione sull’erba competitivo. Certo, lui ha esperienza. Abbiamo capito che, anche se sta fermo, può essere subito pronto. Però riuscire a giocare almeno un torneo da competitivo prima di Wimbledon e senza farsi male, sarebbe l’ideale. Adesso lo scopriremo. Certo è che, fuori da Wimbledon e dall’erba, faccio fatica a vederlo ancora competitivo per come siamo abituati con lui. Lui scendeva in campo con l’ambizione di battere chiunque, tranne i top-top-top sulle varie superfici. E sull’erba, lo abbiamo visto anche con Tsitsipas l’anno scorso: ha perso, ma non era lontanissimo. Speriamo che sia pronto per Wimbledon. Lì ci può regalare ancora qualcosa. Lontano da lì, è molto più difficile.