Chiunque conosca Paolo Bertolucci e Adriano Panatta Sa benissimo che ciò che li caratterizza e la schiettezza e la totale irriverenza. Hanno un tono diretto che possiamo apprezzare soprattutto nel loro podcast “La telefonata” in cui per gran parte del tempo assistiamo a sfottò tra i due e nei confronti di terze persone. Non usano mai modi o fuori posto, ma sicuramente qualcuno lo scontentano. Nell'ultima puntata hanno analizzato i quarti di finale elogiando il momento d'oro del tennis italiano che ci vede protagonisti in tutto, tranne che nel singolare femminile dove purtroppo Jasmine Paolini è uscita prima di quanto ci aspettassimo. Ma l'azzurra è reduce dal successo di Roma, sia in singolare che in doppio, e sta facendo vivere al tennis femminile un momento di centralità che di recente forse nessuno di noi ricorda. Il primo commento (o meglio, non commento, visto che il nostro numero uno al mondo ci lascia sempre più senza parole) è dedicato a Sinner: “Sulla sua passeggiata sorvolerei proprio. Sono due sport diversi quello suo e quello di Bublik, che con Draper aveva fatto anche una bella partita, ma Draper non è Sinner e se non sei un giocatore solido e costante non hai nemmeno una possibilità su cento di batterlo” dicono divertiti nel commentare la prestazione di Jannik ai quarti di finale.

Poi però esondano contro Zverev: “Ho visto la partita fino al terzo set dopodiché l’ho mandato a quel paese, perché mi sono reso conto che sarebbe riuscito a perdere anche quella partita, e questo per lui è grave” dice Bertolucci. Poi interviene Panatta sottolineando che Sascha “ha un solo modo di giocare. Sa fare molto bene il rovescio, un po’ meno il dritto, serve bene e a rete penso che Di Matteo fosse più bravo di lui. Un giocatore come Djokovic, con l'esperienza e la furbizia che ha, sa perfettamente dove tira l’avversario e questo gli consente che, partendo un attimo prima, fatichi molto di meno. Il punto è che Zverev non ti sorprende mai. Per carità, gioca benissimo, parliamo di uno dei primi al mondo, però è prevedibile ed era il giocatore migliore che Nole potesse affrontare”. Poi analizzano le due semifinali del Roland Garros: “Abbiamo due ragazzi italiani che dopo Roma si rigiocano entrambi la semifinale a Parigi”, ma lì Panatta ricorda a Bertolucci di essere stato uno dei primi a dire che Lorenzo Musetti valeva i primi quattro e aggiunge che “gli unici due che possono battere Sinner sono Alcaraz e Musetti, lui leggermente meno di Carlos. Il sogno di tutti è che arrivino due italiani in finale”.

Prima degli ultimi tornei di lui si elogiava il gran tennis ma l'assenza di risultati all'altezza delle sue prestazioni. Veniva criticato per l'assenza di costanza e di concretezza. Ma in lui qualcosa è cambiato: sicuramente l'approccio, la consapevolezza in sé stesso, la convinzione di poter arrivare a competere con i tennisti più forti al mondo. E questo per il movimento tennistico italiano vuol dire tanto, soprattutto in un momento in cui purtroppo Matteo Berrettini è fuori per l'ennesimo infortunio agli addominali, perché abbiamo un ventaglio di giovani talenti (vedi Gigante e Arnaldi) che, ognuno con i propri ritmi e con il proprio livello, ci fanno sperare in una nuova generazione che non si ferma più davanti a un unico nome, quello di Jannik Sinner. Ed è stato lo stesso altoatesino a esprimere profondi apprezzamenti per il compagno di Coppa Davis, segno che ognuno di loro ha capito l'importanza della fase storica che stiamo vivendo. Sì, il tennis è uno sport individuale, ma di questa grande carovana italiana vincente sia i giocatori che i tifosi da casa non possono che trarne beneficio.