Jannik Sinner contro Novak Djokovic. Carlos Alcaraz contro Lorenzo Musetti: è questo il manifesto del Roland Garros 2025. Quattro semifinalisti, due italiani dentro, e Andre Agassi che, nel frattempo, ci regala le sue sentenze. Lo fa ospite del podcast di Andy Roddick, dove, indovinate un po’, ci dice che per lui il “disco volante” non è Sinner. Parlando di Carlos Alcaraz, Agassi lo definisce “un’astronave. Tutti gli altri pilotano jet, lui invece cambia altitudine, direzione, accelera, e la velocità non cala mai. Vederlo muoversi sull’erba come sulla terra è incredibile. La maggior parte dei giocatori perde il 5% della rapidità, lui no. Parte in ritardo su una palla corta a Wimbledon e la prende come se avesse i razzi sotto le scarpe”. E aggiunge: “È ancora grezzo, ma per questo va goduto adesso: prima che impari a gestirsi e diventare ancora più pericoloso”.

E Sinner? Agassi lo mette su un piano diverso, e fa notare come Jannik sia “l’opposto. È il massimo dell’efficienza, prende l’85% dei colpi con la massima pulizia e senza sprechi. Ogni tanto lascia andare un colpo più potente e ti chiedi: ma se questo è il suo 100%, cosa succederebbe se giocasse così sempre? È chirurgico. Ti entra con il jab, ma è come se ti arrivasse un diretto”. Poi arriva Djokovic, e Agassi, come il resto del tennis mondiale, si inchina: “Il miglior difensore della storia. Ma se vuole, diventa anche il miglior attaccante. È come un pugile che ha bisogno di sentire il colpo prima di accendersi. All’inizio ti studia, poi entra in modalità lockdown, poi ancora iper-lockdown. E quando comincia a giocare in attacco, non vinci più nemmeno un punto”. Ma intanto, nel cuore di Parigi, si scrive anche un’altra storia. Sinner e Musetti, entrambi classe 2002, sono i volti dell’Italia che non si accontenta più di sognare, ma pretende di vincere. Per la seconda volta nella storia due italiani sono in semifinale in uno Slam, e la prima risale al 1960 con Pietrangeli e Sirola.

Jannik arriva a questa semifinale con 52 settimane consecutive da numero uno al mondo, 19 vittorie di fila negli Slam e due Major già in tasca. Musetti, dall’altra parte del tabellone, si è costruito la sua scalata un passo alla volta: semifinalista nei tre Masters 1000 su terra, quinto nel live ranking, e con una crescita psicologica finalmente visibile. “L’anno scorso sono diventato padre e questo mi ha dato una nuova responsabilità. Ora vivo tutto in modo più professionale, anche fuori dal campo” ha detto Lorenzo. E tra i due non c’è rivalità, ma rispetto: “Ci sosteniamo a vicenda, ci conosciamo meglio dopo la Davis. Lui ha trovato stabilità e si vede in campo. È un top-5, ed è bellissimo vederlo così” ha detto Sinner. Musetti ha ricambiato: “Ricevere certe parole dal numero uno del mondo è un boost di autostima. Lo invidio per la sua calma, la freddezza, la lucidità. Io provo a imparare da lui”.

E veniamo a Djokovic e Sinner: non si risparmieranno. Il serbo è motivato, punta al 25° Slam, e ha appena superato Zverev. Chi lo dà per spacciato, dimentica che è Djokovic. Ma Sinner arriva senza aver perso un set, con una forma che sfiora la perfezione. Alcaraz e Musetti invece rinnovano una sfida già vista a Montecarlo e a Roma, sempre con vittorie dello spagnolo, ma con l’italiano che non gli ha reso il gioco facile. Per ora è l’Italia a godere. Non solo per Sinner e Musetti, ma anche per la scia che hanno aperto gli altri: Jasmine Paolini tra le top 5 Wta, Bolelli-Vavassori in doppio, la Nazionale che spinge. Ora tocca a Sinner e Musetti fare l’ultimo passo per regalarci una finale completamente azzurra.