“Sinner e Alcaraz sono i Big Two”, sentenzia Boris Becker parlando con La Stampa. Non un opinionista qualunque, ma un ex numero uno del mondo, sei Slam in bacheca e oggi volto di Eurosport per il Roland Garros. Dall’alto della sua esperienza, Becker è chiaro: il futuro del tennis ha già un nome e un cognome, anzi due. E il duello tra Jannik e Carlos, già acceso nel 2024, potrebbe diventare il grande classico del decennio. “L’anno scorso abbiamo avuto un anticipo di futuro. Sinner e Alcaraz hanno vinto due Slam a testa, non mi meraviglierei se si ripetessero nel 2025”, spiega il tedesco. “Per ora Carlos e Jannik sono i Big Two, ma altri arriveranno ad insidiarli”. E la sfida tra loro, tecnica, fisica, emotiva, entusiasma anche chi, come Mats Wilander, ha visto da vicino l’epoca di Lendl, Becker e McEnroe. “La rivalità tra Sinner e Alcaraz può durare a lungo ed è eccitante perché mette di fronte stili di gioco e personalità diverse”, insiste Becker. “Carlos è il Golden Boy del tennis, sa giocare un gran tennis sempre con il sorriso sulle labbra. Farà il suo percorso, fra dieci anni vedremo dove l’avrà portato”.

Non è tutto. Secondo Becker, Sinner può colmare il gap anche su terra: “Non è un segreto che la terra sia la superficie che si adatta meno al suo gioco, eppure a Roma ha fatto un grande torneo. Prima o poi può ripetersi anche a Parigi, dove giocare al meglio dei 5 set lo protegge di più. Inoltre, la pressione, almeno al Roland Garros, è più su Alcaraz che su di lui”. Il tedesco non glissa nemmeno sulla vicenda Clostebol: “Ne abbiamo parlato per mesi e mesi. Sono contento che la ‘saga’ sia finita. Mi piace Jannik, il suo team, siamo amici. Quel che è successo è successo, il tennis ha bisogno di Sinner”. E se davvero Cahill dovesse lasciare il team azzurro a fine stagione, Becker lancia un segnale: “Jannik è in ottime mani, Simone e Darren si integrano alla perfezione. Credo che stia cercando qualcuno con le caratteristiche di Cahill. E ce ne sono, ma non le dico chi per non bruciarli…”. Su chi sia favorito a Parigi, invece, le opinioni si dividono. Tim Henman, ex numero uno britannico e oggi analista TNT Sports, si schiera: “Penso che Carlos sia il favorito. Guardando i tornei sulla terra battuta che ha giocato, i suoi risultati sono impressionanti. Ha vinto Montecarlo, è arrivato in finale a Barcellona e ha vinto a Roma, battendo Sinner in finale per 3-0”. E aggiunge: “Ha vinto qui, è il campione in carica, sta giocando bene e l’unico problema che ho con Alcaraz sono questi cali di concentrazione che sembra avere ogni tanto durante le partite”.

Proprio quei momenti di black-out potrebbero fare la differenza: “Puoi farla franca contro giocatori di livello inferiore e tornare in campo e trovare il modo di vincere, ma non puoi farlo quando giochi contro i migliori del mondo”, spiega Henman. “Se in finale avrà questi cali contro un giocatore come Jannik, Sinner ne trarrà vantaggio. Se lo paragoni a Sinner, non ha quei cali. È implacabile nel colpire la palla, come si è visto contro Lehecka. È stato incredibile”. Anche Mats Wilander conferma che lo stile di Alcaraz rappresenta un ostacolo unico per l’azzurro: “Il motivo principale per cui Sinner ha difficoltà contro Alcaraz è che è molto veloce in tutto. L’altro motivo è che ha un dritto potente che può farti perdere l’equilibrio”. Lo spagnolo riesce a neutralizzare anche il punto di forza dell’italiano: “La cosa grandiosa di Sinner è che colpisce la palla molto forte e anche il modo in cui riesce a colpirla subito, senza commettere troppi errori. Per molti è troppo, ma Alcaraz è così veloce che riesce a raggiungere molte palle che altri giocatori non riescono a prendere”.
Wilander ricorda anche la finale di Roma: “Ero in prima fila a guardarla e per la prima mezz’ora sembrava che Alcaraz facesse fatica a tenere testa a Sinner. Poi cominciò ad assorbire il potere che gli veniva addosso e trovò il modo di volgerlo a suo favore. Ok, Sinner avrebbe potuto vincere il primo set e il risultato sarebbe potuto essere diverso, ma si vedeva che Alcaraz si stava abituando al ritmo. Quando ha fatto fare a Jannik cose che non voleva fare, la partita è girata a suo favore”.

Becker, nel frattempo, non esclude sorprese: “Per me Carlos Alcaraz e Aryna Sabalenka sono i favoriti, ma c’è spazio per sorprese”. E non dimentica il contesto mentale in cui si gioca: “È la forza mentale che fa la differenza fra chi vince e chi perde. Ma la salute mentale è un problema di tutta la generazione che oggi ha 25-26 anni e dobbiamo preoccuparcene, perché sono loro il nostro futuro. I tennisti sono solo più a rischio, e in uno sport individuale una mente fresca e pulita è la base della carriera”. C'è spazio anche per un pensiero a Djokovic: “Mai sottovalutarlo. Nole ha sempre un asso nella manica. Non mi aspettavo che interrompesse il rapporto tecnico con Murray, poteva essergli utile a Wimbledon, ma Nole sa sempre quello che fa. Quest’anno non sta giocando benissimo per i suoi standard, ma non è ancora stato testato da un match lungo”. E si sbilancia anche sul possibile ritiro: “Non può giocare in eterno, e sono sicuro che ci sta pensando. Credo però abbia ancora qualcosa da dare al tennis”. Un’ultima nota è per Nadal e per Berrettini. “A chi non manca Rafa? Ha giocato più a lungo di quanto lui stesso avrebbe pensato. Qualcuno sostiene troppo a lungo, visti i tanti malanni. Per me invece ha scelto il momento giusto”. Su Matteo invece: “Gli addominali sono una brutta bestia, perché li usi in tutti i colpi. Di sicuro ha fatto bene a saltare Parigi per concentrarsi sull’erba dove ha le chance migliori”.
Ma il cuore del discorso resta sempre quello: Alcaraz contro Sinner, due giganti in crescita, due strade parallele e forse una sola vetta. “Sarebbe fantastico”, chiosa Becker, “se la loro rivalità diventasse come la mia con Stich, perché può creare ancora più hype attorno al vostro tennis che, lo so perché vivo in Italia, ormai sta diventando più popolare del calcio”.