Per anni sono stati chiamati Next Gen. Poi si è iniziato a parlare di Lost Gen. Oggi sembrano schiacciati tra i Big Three e due alieni chiamati Carlos Alcaraz e Jannik Sinner. E non si tratta solo di metafore: al Roland Garros 2025 si sta consumando il funerale tennistico di quella generazione di mezzo che doveva regnare e invece non ha mai davvero avuto il trono tra le mani. Daniil Medvedev, Stefanos Tsitsipas, Casper Ruud, Alexander Zverev, Andrey Rublev: tutti nati tra il 1996 e il 1998, tutti con carriere più che dignitose, Slam giocati, finali raggiunte, settimane da numero uno (per il solo Medvedev). Ma anche tutti con lo stesso destino: vedersela contro giganti, prima Federer, Nadal, Djokovic, e ora contro ragazzi più giovani, più esplosivi, più completi, come sottolinea il Ny Times. Medvedev è l’unico ad aver vinto un Major, lo Us Open 2021, ma oggi arranca. A Parigi ha salutato al secondo turno per mano di Cameron Norrie, numero 81 del mondo, dopo aver cambiato corde in campo e lanciato nuove accuse sulle palle troppo lente: “È solo tennis”, ha detto rassegnato. Ruud ha perso da Nuno Borges, 41 del ranking, e ha confessato di avere dolori al ginocchio da due mesi. Ma anche prima, il norvegese aveva mostrato i limiti di un tennis troppo vulnerabile ai grandi battitori. La batosta rimediata da Sinner a Roma è stata solo l’ultimo segnale: la nuova élite è inarrivabile. Tsitsipas ha toccato il fondo contro Matteo Gigante, 167 al mondo. Prima aveva ammesso: “Il tennis oggi è diverso da quello che conoscevo. Devo adattarmi”. Dopo la sconfitta è uscito dalla top 20 per la prima volta dal 2018. La racchetta nuova, poi vecchia, poi di nuovo nuova: la sua carriera sembra oggi un test di materiali più che una scalata al vertice.

Rublev ha confessato di sentirsi lontano anni luce da Sinner e Alcaraz: “Sono i migliori. Non so cos’altro dire”. Lo ha detto dopo aver sudato quattro set contro Lloyd Harris, 227 Atp. A gennaio, João Fonseca, classe 2006, lo aveva smontato agli Australian Open. E poi c’è Zverev, il più vicino al sogno Slam, ma anche il più deluso. Nel 2024 ha giocato le finali a Melbourne e Parigi, ma è stato asfaltato da Sinner all’Australian Open, demolito nel fisico e nel morale. Eppure, continua a crederci: “Vorrei non aver avuto i Big Three nei primi dieci anni della mia carriera. Ma è stato un onore”. Parole nobili. Ma intanto Jannik e Carlos sono già lontani. Dominic Thiem, che questa generazione l’ha vissuta e superata, si è ritirato nel 2024, logorato dal tentativo di stare al passo con i Fab Four. Ora tocca ai suoi coetanei fare i conti con la realtà. Anche Zverev, Tsitsipas e Medvedev stanno iniziando a sembrare stanchi. Il dato è crudele: solo due uomini nati negli anni ’90 hanno vinto uno Slam, Thiem e Medvedev. In confronto, i Big Three ne hanno 66, mentre Sinner e Alcaraz si sono già divisi gli ultimi cinque. Sinner è a 51 settimane da numero 1, Alcaraz a 36.

E nel frattempo, nel box di Djokovic, l’ultimo sopravvissuto dei tre, mancano anche i pezzi storici. Il fisioterapista Miljan Amanovic e il preparatore Gritsch non erano presenti al secondo turno a causa di un’emergenza medica: Amanovic ha avuto una complicazione post-operatoria ed è stato ricoverato d’urgenza. Novak ha commentato: “Siamo tutti preoccupati, spero si rimetta presto”. Il tennis va veloce. E chi non tiene il passo, resta indietro. Anche se si chiama Medvedev. Anche se si è detto Next Gen per un decennio. Anche se sembrava tutto pronto per il passaggio di consegne. Quel passaggio non c’è mai stato: perché Sinner e Alcaraz non hanno aspettato il cambio della guardia. Se lo sono preso.