A MOW ci vogliamo bene tutti. Ok, la premessa c’entra poco, ma è necessaria, così come è necessario dire che frasi così si dicono sempre, ma poi non è vero quasi mai. Invece questa volta è vero veramente e la radice di un certo modo di volersi bene che caratterizza la redazione di MOW (chi scrive ne ha viste tante di redazioni e mai aveva visto una cosa così) sta nella consapevolezza che non si può andare d’accordo sempre. O, meglio, che pensarla alla stessa maniera è impossibile e che, quindi, meglio uscirsene con due articoli che magari si negano l’uno con l’altro piuttosto che con uno solo che media furbescamente due posizioni. E’ andata così anche ieri, subito dopo il GP di Francia, nell’ormai immancabile scambio di messaggi che comincia sempre con un “che scriviamo?”.
No, non ci siamo trovati d’accordo e, manco a dirlo, l’uomo del disaccordo è stato Marc Marquez. Sulla via del tramonto per qualcuno, ancora il più forte per qualcun altro. Tanto da dirci “ok, ora usciamo con una posizione e domani con l’altra”. Cosimo Curatola c’ha messo la firma, e la faccia, per primo, spiegando perché l’orizzonte di Marc Marquez, ormai, ha i contorni di una carriera che si avvia alla fine e che rischia d’essere avara di soddisfazioni. Possibile. Anche perché lui, Cosimo, va alle gare e magari ha visto o notato qualcosa che da casa non si vede. E ha interpretato il pensiero di quelli che dicono che la caduta di Marc Marquez quando ormai mancava poco alla bandiera a scacchi del GP di Francia, mentre si trovava in seconda posizione, ha suonato da segnale inesorabile del campione che dovrà abituarsi a non esserlo più.
Però, almeno a vederla dal divano, quella caduta potrebbe aver raccontato anche l’esatto contrario: Marc Marquez è ancora il più forte di tutti e è l’unico vero avversario all’altezza di se stesso. “Meglio cadere che stare dietro” – ha detto il 93 nelle interviste del post gara. “Meglio una gara che finisce così di una che finisce con un decimo posto” – ha poi incalzato poco dopo. Uscite che magari saranno anche un po’ spavalde e poco simpatiche, ma che sono da campione vero. E che raccontano di uno che è ancora perfettamente consapevole di essere il più forte di tutti. Al punto da risultare strafottente persino con la sua Honda: “Questa non è la moto per vincere, il nuovo telaio Kalex migliora un po’ la situazione, ma non la risolve. E’ inutile che mi si dica che io sono stato il miglior pilota tra quelli che guidano una Honda: degli altri piloti Honda mi importa poco, mi importa di quelli che ho davanti e di poter lottare con loro”.
Per farlo, oggi Marc Marquez deve guidare sopra i problemi. I suoi, perché comunque fisicamente non può stare benissimo, e quelli della moto, che di andare forte non vuole saperne. Lui, però, ce l’ha fatta andare. Con un po’ della solita astuzia in qualifica. Con un gran manico nella Sprint del sabato e con una fame assassina nella gara di domenica. Anche se è finita come è finita. Ok, è vero, forse oggi Marc Marquez ha più avversari di quanti poteva pensare di averne in passato, ma ce ne è uno che davvero potrebbe fargli paura. No, la risposta è no. E lo ha dimostrato proprio a Le Mans. Perché in mezzo al verde della Loira è risalito in sella per la prima volta dopo 45 giorni da un infortunio (sembra non si sia mai neanche allenato con una moto di serie e meno che mai con quelle da cross in questo tempo) e s’è piazzato subito lassù, a lottare con i migliori. Ha fatto scelte coraggiose, come la hard all’anteriore, e che tenevano conto dei limiti del suo mezzo, ha accettato pure di fare a sportellate con quelli che fino a pochi anni fa gli chiedevano l’autografo e è rimasto calmo. Di umiltà, quando c’è di mezzo Marc Marquez, non si può parlare mai, ma questa volta ci è andato vicino davvero. Vicino come è andato vicino all’impresa di mettersi in tasca un podio alla prima occasione utile, con una moto che non va e un fisico che non sta nel pieno, con tutte le noie che può avere sulla testa e pure i dubbi se scommettere ancora sulla Honda o guardarsi intorno.
Ok, è caduto nel tentativo di resistere agli attacchi di uno di quei ragazzini terribili che stanno venendo su nella nuova MotoGP e che guida una moto altrettanto terribile, la Ducati Desmosedici, che è imbattibile per tutti, ma stava lì e c’è mancato niente davvero. Quel niente che c’è mancato non è abbastanza per dire che Marc Marquez è finito, ma tutto quello che è riuscito a fare fino a quel niente che è mancato è, di contro, abbastanza per dire che probabilmente c’è solo da mettersi l’anima in pace: Marc Marquez è ancora il più forte.