Il braccio sinistro lo tiene completamente immobile, ma gli occhi sono quelli di chi è consapevole che di fare sempre e comunque il massimo. L’infortunio rimediato da Fabio Di Giannantonio in Austria non è di quelli che passano in fretta, anche se il 49 è comunque poi sceso in pista a Aragon. Quella spalla, però, non è a posto e il Diggia lascia chiaramente intendere che la soluzione migliore sarebbe quella di sottoporsi a un intervento chirurgico. Ma non vuole farlo, almeno non ora. E non fa niente se c’è da stringere i denti e se non riesce nemmeno a firmare autografi (si fa aiutare da qualcuno che gli tiene il foglio, ma li fa lo stesso) e pure a Misano ha scelto di provarci. “Sì, è vero che ho un contratto per il prossimo anno e che non ho pressioni particolari, ma qui ci sono persone (la VR46, ndr) che hanno investito su di me – ha detto ieri nella sala stampa del Marco Simoncelli World Circuit – Loro hanno dato il 100%, io voglio restituire il 300%”.
E un pilota “restituisce” andando in pista. Anche ignorando il dolore. Anche fingendo che è tutto ok. Almeno fino a quando sarà possibile. “Questo tipo di infortunio richiede tempi lunghi – ha proseguito – per questo se mi operassi rischierei di stare fermo almeno due mesi. Non è quello che voglio, ma è chiaro che sono combattuto e che la prospettiva dell’intervento è concreta. Valuteremo insieme andando avanti se e cosa fare, per ora andiamo avanti con la fisioterapia. Stiamo facendo un gran lavoro”.
Un gran lavoro che ieri, nella Sprint di Misano, ha rischiato di essere ulteriormente compromesso da una leggerezza fatta dallo stesso Di Giannantonio: “Sono caduto a destra, quindi non ho battuto la spalla. Ma poi mi sono fregato da solo perché con l’adrenalina del momento, il senso di delusione e la voglia di ributtarmi subito in pista ho sollevato la moto facendo forza con il braccio sinistro. Ho sentito subito che la spalla non ha gradito quella mossa, ma ho deciso di stringere i denti per qualche giro. Era importante accumulare dati da riportare nel box, poi quando non ce l’ho fatta più mi sono ritirato”. Fare per la squadra. Aiutare la squadra. Onorare gli sforzi della squadra. Qualcosa che Di Giannantonio ripete come una ossessione. E che, oggettivamente, gli fa onore. Perché in questo momento, senza nulla da giocarsi e con un contratto da pilota ufficiale Ducati in VR46 per il prossimo anno, chiunque altro avrebbe avuto un atteggiamento diverso. Il Diggia no e è per questo che nel giro di niente è riuscito a farsi volere un gran bene dalle parti di Tavullia e pure dalle parti di Borgo Panigale.
“Cadere – ha concluso – fa parte di questo mestiere. Mi dispiace perché qui a Misano ci tenevo a fare bene e ero anche molto motivato, perché dopo tante difficoltà nelle libere e nelle qualifiche, abbiamo trovato qualcosa che funziona bene. Avevo un buon feeling , perché la moto era praticamente trasformata e risultava più stabile e lineare: con il passo che avevo credo che avrei potuto stare nei sette. Che poi è l’obiettivo che ci siamo dati anche per la classifica generale. Io ci credo, penso che possiamo farcela e è per questo che la prospettiva di fermarmi, anche se da un lato potrebbe essere la cosa migliore, non mi convince. E’ comunque qualcosa a cui penserò e che valuteremo tutti insieme. Prima, però, c’è la gara lunga di Misano e adesso voglio stare concentrato solo su quella, perché fare bene qui ha un sapore speciale”.