Se c’è qualcuno che conosce alla perfezione Marc Marquez è Emilio Alzamora. E’ lui che l’ha fatto crescere, è lui che l’ha accompagnato e, anche se adesso le loro strade si sono separate, è di lui che parla ancora. Nonostante ormai si sia lanciato in una nuova attività che ha sempre a che fare con i giovani piloti e che, di fatto, gli ha permesso di rimettersi in gioco dopo la delusione di un addio che non è mai stato abbastanza chiarito. Ma sul quale Alzamora (come lo stesso Marquez) non intende dire di più, tanto che quando Marca gli ha espressamente chiesto cosa farebbe oggi se fosse ancora il manager del 93 lui taglia corto: “Non chiedetelo a me, Marc adesso ha il suo manager e ha abbastanza esperienza per capire se e come muoversi in vista della prossima stagione”.
Ciò su cui Alzamora non si tira indietro, invece, riguarda quello che manca a Marc Marquez per poter realmente ambire già da quest’anno al titolo mondiale. O, più che ciò che manca, ciò di cui Marc avrà bisogno: la pazienza. Partendo, però, da una premessa: Marc Marquez ha già vinto per il solo fatto di essere tornato a divertirsi in sella. “Più che di vederlo vincere, sono contento che ha già vinto quello che voleva: divertirsi di nuovo in moto. Era il primo obiettivo – ha spiegato Alzamora - Vincerà il Mondiale? Bisognerà capire se avrà la pazienza di far passare il tempo necessario per adattarsi a questa nuova moto e capire che su circuiti non favorevoli dovrà accontentarsi di finire le gare. L'errore di Portimao è stato, dal mio punto di vista, di Pecco Bagnaia. Quello che vedo è che Marc sta ricorrendo tantissimo alla sua esperienza. I piloti che sanno finire nei primi cinque nel 90% delle gare, non solo Marc, hanno già molto da guadagnare per arrivare a fine anno molto più adattati alla moto, alla squadra, ai tecnici. E’ dopo che si fa la differenza”.
Per Alzamora, quindi, Marc Marquez al momento sta solo studiando. E le parole dell’ex manager del 93 sembrano lasciar intendere ciò che nel paddock sostengono in molti: è un Marquez in fase di studio che non sta spingendo quanto è capace di fare. L’obiettivo, chiaramente, è quello di aumentare il feeling con la Desmosedici e scrollarsi di dosso tutti quei meccanismi maturati dopo più di un decennio in sella alla Honda. A prescindere dal tempo che ci vorrà e senza stare troppo a pensare al ricambio generazionale, con Alzamora che ha qualcosa da dire anche sul paragone che ormai fanno tutti.
“Pedro Acosta è fortissimo, ma non ha senso paragonarlo a Marc Marquez – ha concluso – Sono diversi. sono diversi. Per me Marc, onestamente, è talento puro, era un talento puro quando è arrivato in MotoGP; Pedro invece è un talento frutto del lavoro. Ciò non significa che sia meglio o peggio. Ciò che conta, alla fine, sono i risultati. Credo che ci sia una cosa importante da sottolineare: per i piloti, in questa fase iniziale, quando iniziano, le persone che hanno intorno sono molto importanti. Soprattutto chi li allena. Gran parte del successo di Pedro Acosta è dovuto a Paco Mármol, Pacote. Il solo fatto di allenarsi così tanto, di fare così tanto lavoro e di avere al proprio fianco così tante persone che si sacrificano è una parte molto importante per la crescita di Pedro Acosta”.