“Così non può durare a lungo”. L’ha detto Pedro Acosta nella sala stampa di Termas de Rio Hondo, con l’ormai solita faccia del post gara in cui il sorriso e la sfrontatezza del venerdì hanno lasciato il posto alla stanchezza e alla delusione della domenica. Proprio venerdì, commentato le parole che lui stesso aveva affidato alla stampa spagnola, il giovane pilota KTM ha precisato di voler sì guidare una Ducati, ma solo per la curiosità di conoscere i segreti di una moto diversa da quella con cui, invece, intende scrivere la sua storia di successi in MotoGP. Il solito modo per ribadire la fedeltà al marchio austriaco nonostante la profonda crisi economica in cui l’azienda è piombata e per allontanare un po’ le tante voci che si rincorrono nel paddock su un suo possibile “trasferimento” già pianificato dal suo manager.

Non è di mercato che Pedro Acosta vuole parlare, ma di presente. Anche se poi il fine settimana di gara è stato nuovamente deludente per lui, con Brad Binder che gli ha di nuovo messo le ruote davanti. Qualche progresso rispetto alla Thailandia, però, s’è visto, ma per Acosta adesso il problema è un altro: la sindrome compartimentale. “Non ne avevo mai sofferto, forse una sola volta alla mia prima gara in MotoGP, ma sapevo che prima o poi sarebbe successo anche a me – ha spiegato – correre così è veramente faticoso. Non ho intenzione di operarmi, ma vedremo”. Probabilmente, anche se la prospettiva non gli piace neanche un po’, farà quello che hanno già fatto praticamente tutti: accettare di passare da una sala operatoria.

Intanto, però, per Acosta ci sono nuove somme da tirare dopo il week end argentino. “Dobbiamo capire – ha detto - perché la nostra moto cambia così tanto da una sessione all'altra, da un giorno all'altro. Tutto sommato oggi ho fatto una gara decente anche se ho visto altri piloti, come ad esempio Di Giannantonio, che è stato con noi per tutto il tempo, ma alla fine ne aveva molto più di noi. Brad Binder e io abbiamo lo stesso problema: l’anteriore si surriscalda troppo e la moto diventa inguidabile". E’ successo anche a Termas, con Acosta che, però, non ha continuato a spingere rischiando l’errore, come accaduto a Buriram, ma ha preferito chiudere un po’ il gas e distaccarsi dal gruppo che aveva davanti, nel tentativo di far raffreddare la gomma. “Quando effettivamente la temperatura dell’anteriore è scesa sono tornato a trovarmi bene e ho riacciuffato il gruppo e fatto qualche sorpasso, ma poi è subentrato il dolore al braccio a causa della sindrome compartimentale”.
Una grana in più da affrontare, quindi, per il giovane spagnolo, che comunque non ha negato che pensava di trovarsi più vicino alle Ducati in questo inizio di stagione. “Questa situazione non può durare a lungo in questo mondo – ha ammesso – Non piace a me, non piace a Brad Binder, non piace a Maverick Vinales e non piace a Enea Bastianini. Sicuramente non piace neanche ai nostri capi. Brad ha vinto un campionato del mondo Moto3 e ha lottato per due campionati del mondo Moto2, Maverick ha vinto un campionato del mondo Moto3 e ha lottato per un campionato del mondo MotoGP, Bastianini ha vinto molte gare l'anno scorso e ha vinto un campionato del mondo Moto2. E’ chiaro che non ci piace questa situazione come è chiaro che non vorrei restare così a lungo. Ma tutto quello che possiamo fare noi piloti adesso è spingere e avere fiducia in KTM”.
