Di come funziona una giostra ci si accorge, a volte, solo quando si scende. E’ quello che viene da dire dopo una chiacchierata con Francesco Guidotti, ex team manager di KTM e da sempre nel paddock del Motomondiale. “Finchè fai un certo tipo di vita, pensi che quella sia la normalità – racconta – poi arriva il giorno che ti fermi per una qualche ragione e ti ritrovi, a volte, a chiederti ‘ma davvero io facevo quella vita?’ E’ un po’ un paradosso, ma ho scoperto che questa cosa non è successa solo a me”.

Non ti manca per niente?
Certo che mi manca, sarei bugiardo se dicessi il contrario. Il Motomondiale è stato inevitabilmente il centro di quasi tutta la mia vita professionale e è chiaro che adesso che la stagione è ricominciata sento come se mancasse qualcosa. Come se non tornassero tutti i conti con gli impegni. Però di sicuro non mi manca tutto quel viaggiare. Se ci pensi la MotoGP di oggi è fatta di 22 fine settimana di gara in tutto il mondo, più, per ogni squadra, almeno altri due o tre eventi a cui proprio non si può mancare. Più tutto il lavoro del quotidiano. Significa che sei sempre sopra a qualche aereo, treno, auto. Ecco, quando guardo tutti quegli spostamenti mi viene quasi da chiedere chi me l’ha fatto fare.
Ma tornerai a farlo?
Non lo so. Diciamo che dopo tanti anni sono alla ricerca di un progetto che mi entusiasmi, di qualcosa che, al di là di tutto, mi faccia sentire quella spinta a rimettersi in gioco con il massimo della voglia e dell’impegno. Ho avuto delle proposte e altre strade le sto valutando, ma sceglierò sulla base dell’entusiasmo generato.
Non ci dici neanche se queste proposte riguardano la MotoGP?
Riguardano un po’ tutto, anche proprio progetti del tutto nuovi. Non mi sono dato un paletto fisso, tipo che dovrà essere per forza la MotoGP, è il tipo di progetto che mi interessa. Di sicuro, come ho già detto, la prospettiva di non fare la trottola in giro per il mondo non mi dispiace, perché, appunto, quando quella vita non la fai più ti rendi conto che farla è quasi da matti. Ma vedremo…
Quando KTM ti ha comunicato che non sareste andati oltre il 2024 hai reagito, almeno pubblicamente, da gran signore e da professionista. Con il senno di poi pensi che avresti potuto toglierti qualche sassolino in più dalle scarpe?
E a cosa sarebbe servito? La situazione ora è nota a tutti e credo non ci sia molto da aggiungere. Loro potevano esercitare una opzione per interrompere il rapporto e lo hanno fatto alla scadenza dei termini. Potevano farlo. Sul piano umano e personale, sul dispiacere e cose così possiamo discutere all’infinito, ma tecnicamente non c’è stato niente di irregolare. Certo, l’avessi saputo prima avrei potuto guardarmi intorno e avrei avuto il margine per valutare altro. Però è così che è andata. Diciamo che non sono l’unico a aver saputo all’ultimo di alcune scelte e situazioni di KTM, ma prendila come una battuta.
Da dentro non sapevi che la situazione dell’azienda potesse essere quella che poi si è rivelata?
Qualche voce girava, ma non gli dai particolare peso. Il racing vive un po’ in maniera autonoma e anche chiedendo chiarimenti abbiamo sempre avuto garanzie che tutto fosse a posto. Per quanto mi riguarda, al di là della crisi, era chiaro che un po’ di malcontento c’era sia da parte mia che da parte loro e più volte ho chiesto confronti, per parlare proprio a viso aperto e anche per mettere in chiaro, come si fa tra professionisti, che non ci sarebbero stati problemi a separare le strade. Ma m’è stato sempre detto che andava bene così, salvo poi essermi ritrovato con quell’opzione esercitata nei sessanta giorni. Lo racconto, ma non è che voglio fare polemica: vedendo come sono andate poi le cose mi viene da pensare che tutto potrebbe essere stato una cascata di eventi che ha portato anche a decisioni e scelte un po’ dell’ultimo minuto. Alla fine io ho avuto quel che dovevo avere anche da un punto di vista economico, quindi penso di più, invece, a chi rischia di rimanere in mezzo alla strada, ai posti di lavoro in discussione o ai creditori che magari si sono ritrovati travolti da una crisi che nei numeri è impressionante. Leggo che si parla di cifre intorno ai tre miliardi di Euro: sono tanti davvero. Ma spero che risolvano, anche e soprattutto per la gente che lavora lì e che oggi si ritrova con il futuro traballante, al di là dello sport, delle corse e di discorsi che attengono solo a una attività che, per quanto importante, è collaterale.
Però di proclami se ne sono fatti tanti…
I proclami sono, appunto, proclami. La situazione evidentemente era diversa. Ma, lo ripeto, non entro nel merito e se parlo, ormai, parlo da osservatore esterno che c’è rimasto male non solo per se stesso, ma anche e soprattutto per la gente coinvolta. Anche oggi, quando vedo proclami del tipo ‘la passione non fallisce mai’, un po’ perplesso ci resto. Però vedremo; e se riusciranno a sistemare tutto di sicuro sarò contento.
Nei soliti chiacchiericci da paddock si dice che la rottura tra te e KTM si è consumata quando Pit Beirer si è accordato per ingaggiare Maverick Vinales. E’ vero?
No, non è vero in questi termini. E’ vero, piuttosto, che l’accordo con Vinales è stato seguito da Beirer e che io, di fatto, ho saputo tutto a cose avvenute. E’ vero pure che qualche perplessità sull’operazione l’avevo, contrariamente magari all’operazione Bastianini su cui ero molto più convinto, ma non ho mai discusso quella scelta perché, appunto, se il capo decide di prendere un pilota, il team manager deve solo accogliere quel pilota e metterlo nelle condizioni di fare il meglio possibile. Quindi proprio nessuna discussione su questo.
Che significa ‘dell’operazione Bastianini ero più convinto’?
Enea è giovane e il talento che ha non si discute. Il fatto che in KTM avrebbe ritrovato Giribuola, il suo capomeccanico, poteva essere anche a mio avviso una cosa importante per far crescere ulteriormente il progetto e il prototipo. Su Vinales, fermo restando che parliamo di un top rider e di un ragazzo bravissimo, avevo qualche dubbio in più proprio rispetto alle sue caratteristiche di guida e alle caratteristiche della nostra moto.
Oggettivamente, cosa peni possa fare quest’anno KTM?
Non lo so. La moto non è male, i piloti ci sono, ma non so, appunto, quale è oggi l’organizzazione interna e soprattutto se ci sono o meno i margini anche economici per lavorare in maniera serena e senza dover fare attenzione a tutto.
Pit Beirer ha detto che in caso di ristrettezze sarà aiutato il pilota più avanti in classifica…
Non mi risulta che i contratti dei piloti dicano questo. Ma, ripeto, vedremo. Perché non so cosa dire.
Pedro Acosta, che ad oggi – tra l’altro – non è neanche quello più avanti in classifica di KTM, avrà la pazienza di aspettare e la calma per accontentarsi?
Nessun pilota che è consapevole di essere, come dire, un pilota speciale, ha quella pazienza e quella calma. Un pilota che è consapevole del talento che ha vuole essere nelle condizioni di vincere prima possibile. Non mi sorprenderei se il manager di Pedro, che di certo non è l’ultimo arrivato, si sia già mosso, al di là delle dichiarazioni che si fanno per circostanza. Marc Marquez ha dimostrato che un pilota consapevole di averne più degli altri vuole il miglior mezzo possibile e è disposto a tutto per averlo.
Acosta, però, non è Marquez…
No, ma non è nemmeno un pilota qualsiasi. Di sicuro lui dovrà lavorare per migliorare perché l’anno scorso è caduto tantissimo e quest’anno ha iniziato con una caduta. Se arrivi in MotoGP e cadi molto ci sta, se continui a cadere, però, comincia a starci un po’ meno. Ma è giovanissimo e avrà modo di capirlo: il talento di Pedro non è in discussione. Di sicuro la situazione non lo aiuta e per questo dico che probabilmente si starà già guardando intorno.

Si parla di una offerta faraonica per lui da parte di Honda…
Non ne so niente e non l’ho neanche sentito dire. Credo, tuttavia, che a mettere le mani su Acosta ci proverà chiunque, quindi non mi sorprenderei se fosse vero. Ma, come ho detto prima, quel tipo di pilota vuole solo vincere.
E’ un modo elegante per dire che, al momento, Honda non potrebbe metterlo nella condizione di vincere?
Mi sembra oggettivo. Sicuramente Honda, così come Yamaha, tornerà super competitiva, ma il gap che hai accumulato in tre o quattro anni non lo recuperi con un inverno nella MotoGP di oggi. Quindi credo che gli ci vorrà ancora un po’, anche perché comunque nel 2027 cambierà tutto, con nuovi motori, moto nuove, nuove gomme e quindi ora tutte le case, non solo Honda, cercheranno di migliorare i progetti che hanno, ma di sicuro non ne faranno di totalmente nuovi per una sola stagione o una e mezza. Nel 2024 in Thilandia il GP è stato sotto la pioggia, quindi il paragone non si può fare, ma la Sprint dello scorso anno è stata di pochissimi secondi, due o tre se non ricordo male, più veloce di quella di quest’anno. Significa che a livello di performance la crescita è stata inferiore rispetto, ad esempio, a quanto avvenuto tra il 2023 e il 2024, dove in alcuni circuiti si girava un secondo più forte ogni giro. Però, ripeto, fino a ora questo confronto possiamo farlo solo con la Sprint di Buriram, quindi magari non è neanche un parametro affidabile.
Buriram non è un parametro neanche per quanto ha fatto vedere Marc Marquez?
E’ stato incredibile e non è che lo dico oggi. Però attenzione, perché la MotoGP comincerà in Qatar se non addirittura a Jerez: le prime tre gare secondo me serviranno a fare punti, ma non a avere riferimenti su cui fondare pronostici o calcoli di sorta. Tra l’altro a Buriram, al di là della questione pressione che conosciamo, si corre con uno pneumatico posteriore che è specifico per quel tracciato e che si usa solo lì e forse viene portato anche in Austria. E’ una gomma che non sempre è risultata egualmente performante, quindi ci può stare che qualcuno abbia avuto qualche problema in più: alcuni piloti lo hanno anche detto o lasciato intendere.
Quindi Marc Marquez non sarà campione del mondo?
Marc Marquez potrà essere campione del mondo. Di sicuro non lo è adesso dopo un solo fine settimana di gara, con altri 21 da vivere e senza essere ancora arrivati in Europa.
Il suo avversario sarà solo Pecco Bagnaia?
Con Pecco credo se la giochino alla pari, ma non so se saranno solo loro due. Questo 2025, anche per via delle scelte fatte da Ducati, mi fa pensare che team ufficiali e team privati avranno più o meno lo stesso livello. Quindi Ducati è sicuramente un passettino avanti agli altri, ma la vedo competitiva con tutti i piloti, anche se certamente gli ufficiali sono gli ufficiali e rispondono ai nomi di Marc Marquez e Pecco Bagnaia: undici mondiali in due, più di tutti quelli che hanno vinto tutti gli altri mettendo insieme tutto quello che hanno vinto. In Thailandia, come ho già avuto modo di dire anche a Sky proprio subito dopo la gara, Bagnaia potrebbe aver pagato anche il lavoro fatto nei test, mentre magari Marquez ha potuto concentrarsi di più sul preparare la gara. Lo ripeto: per tirare qualche somma bisognerà aspettare almeno il Qatar.
Possibili sorprese?
L’Aprilia, a mio avviso, è attualmente la squadra più vicina a Ducati e Jorge Martin, anche se è stato sfortunato e ha perso un po’ di terreno per via di quello che gli è successo, è pur sempre il campione del mondo. Vedo in forma anche Marco Bezzecchi e poi ora si va in Argentina, un circuito in cui lui ha già vinto e che gli piace particolarmente. Le sorprese nelle corse possono esserci sempre. Anche lo stesso Pedro Acosta, come dicevo prima, potrà essere della partita, ma chiaramente lì bisognerà valutare una situazione più ampia.
L’ultima poi ti lascio in pace: l’Italia oggi è molto ben rappresentata in MotoGP, ma se guardiamo nelle categorie giovanili non c’è molto. Secondo te cosa si potrebbe fare?
Questo discorso si fa spesso, ma io non penso ci siano colpevoli o politiche sbagliate. Sicuramente tutto è sempre migliorabile, ma la storia delle corse racconta che ci sono dei cicli che ricorrono. Quindi l’unica cosa da fare è tenere viva la passione, fare in modo che i giovani che oggi possono valutare tra centinaia di sport, possano prendere in considerazione anche il motociclismo e magari provarci. Poi il talento, se ci sarà, verrà fuori come è sempre successo, perché di sicuro in Italia, sia a livello di strutture che di istituzioni sportive, non manca nulla per aiutare i piloti a crescere.
