“L’avete visto tutti: sei giri dove avevo tutto a posto, poi, appena è calata la gomma davanti, ho iniziato a fare il gambero e andare indietro”. Pecco Bagnaia nella sala stampa del Mugello ha la faccia di uno che vorrebbe essere già a letto, magari per pensarci ancora sopra. Però con la consapevolezza che quel pensiero, ormai assillante, ce l’ha da mesi. Esattamente da nove maledetti fine settimana in cui quel feeling con la Desmosedici che aveva in passato non è mai realmente tornato. Prova, riprova, lavora, analizza e prova ancora. Ma niente.

Oggi l’ha anche detto, non per cercare una polemica o per aprire definitivamente a chi lo vorrebbe sentire dare addosso alla sua squadra: “Lavoriamo tanto, lavoriamo tutti, ma siamo sempre lì e non cambia niente”. L’ennesima presa di coscienza da parte di un ragazzo che vorrebbe solo tornare a fare ciò che ha sempre saputo fare e che invece, adesso, deve aggrapparsi a sei giri lottati sui livelli di un tempo per poter metabolizzare gli altri 17 giri fatti poi su un circuito che fino a questo fine settimana era il suo regno.
Adesso anche il Mugello è regno di Marc Marquez. Quel compagno di squadra che, contrariamente alla narrazione, non gli ha sottratto niente (e meno che mai le attenzioni di Ducati), ma riesce a andare più forte. Rendendo tutto più difficile. Al limite dell’inaccettabile. Niente che sia “contro”, insomma, ma bisogno – perché ormai è di bisogno che si deve parlare – di capire che diavolo sta succedendo. “Le ho provate tutte, tutte davvero – ha detto ancora – riuscivo anche a andare più forte di Alex, ma non potevo avvicinarlo. Perché, come ogni volta, arrivo a un distacco di 0,3 secondi e la gomma davanti non regge. E’ il copione di sempre. Sì, ho molta rabbia, sono molto dispiaciuto perché so cosa posso fare, so di poter vincere le gare, ma non sono messo nella condizione di poter lottare”.
Rabbia e dispiacere confessate anche nel media scrum, quindi, a cui aggiungere quell’amarezza che non serve neanche starla a dire, perché traspare da ogni inflessione del viso del 63. “C’è un problema , nessuno sta riuscendo a spiegarmi cosa sta succedendo – ha aggiunto ancora – Sbattere i pugni e arrabbiarsi? Non so a cosa porterebbe, perché stanno lavorando tutti, nessuno escluso. Il problema è che non stiamo andando da nessuna parte e se il regolamento dirà che dovremo restare con la stessa moto anche per il 2026 allora sarà un problema anche per il 2026. Spero di trovare la quadra, altrimenti potremmo essere nei guai per due anni”. Quasi un modo per dire che al mondiale 2025 non ci pensa neanche più e che l’obiettivo adesso è solo un altro: capire quello che sta succedendo, per limitare i danni e ricominciare a costruire qualcosa. Magari anche semplicemente per ritrovare quella serenità che per uno che fa il pilota e che è stato campione ha una forma sola: quella del podio e, possibilmente, del gradino più alto.
“Non è sicuramente il momento per guardare la classifica – ammette Bagnaia – Non posso certo pensare di vincere un titolo con gare come quella di oggi o come altre quest’anno in cui posso solo sperare che qualcuno davanti faccia un errore per poter avanzare. Assen? E’ una pista dove il feeling con il davanti e la stabilità sono fondamentali e se dovessi trovarmi come qua la situazione potrebbe essere la stessa. Quando Diggia mi ha superato oggi la gomma non ne aveva veramente più, ero in difficoltà per via di un buco enorme sulla gomma dietro e facevo i conti con tante vibrazioni: non potevo portare velocità. Quanto al contatto con Marc, lui ha chiuso un attimo perché non voleva che lo incrociassi e ci siamo toccati, credo sia stato un contatto proprio di gara e comunque non penso ci saranno penalità visto che è stata una giornata in cui ad esempio in Moto3 è successo di molto peggio”. La perla di giornata, però, Bagnaia la firma alla fine del media scrum e, forse, anche in maniera piuttosto sibillina: “Io sono uno che non molla mai e ci mette sempre tutto se stesso, come oggi, quindi tutto questo potrà solo aiutarmi a comprendere meglio tante situazioni, tante persone, e a capire cosa poter fare in futuro”.
