“È sorprendente che dicano di essere felici quando sono così indietro. La realtà è che stiamo soffrendo molto” – Lo ha detto Joan Mir al giornalista spagnolo Manuel Pecino. Era venerdì e il circuito di Portimao non aveva ancora dato i primi responsi ufficiali, con l’ex campione del mondo che si presentava in sala stampa visibilmente contrariato. Sensazioni tutt’altro che positive e anche un certo senso di fastidio – pur senza fare esplicitamente nomi – verso il suo compagno di squadra, Luca Marini, e l’altro di Honda, Johann Zarco, che invece s’erano detti soddisfatti dei progressi fatti dalla RC213V anche dopo il fine settimana terribile del Qatar.
E’ chiaro che l’uscita di Mir – che comunque va contestualizzata anche rispetto al momento – è suonata di chiara frecciatina soprattutto verso il suo nuovo compagno di squadra. Perché a Marini adesso sembra interessare solo lo sviluppo della moto, mentre Joan Mir, che probabilmente coltiva anche ambizioni di mercato, vorrebbe vedere qualche risultato già da subito. Stesso box, ma prospettive differenti: uno guarda al futuro prossimo, l’altro vuole il presente. Con Mir che comunque apprezza il nuovo modo di lavorare di casa Honda dopo l’addio a Marc Marquez: “L'atteggiamento è diverso, si vede la voglia di voler migliorare. L'anno scorso non eravamo così tanti nel box: si vede una reazione. Qui a Portimao abbiamo portato alcune cose che pensavamo fossero migliori".
Per Joan Mir, in effetti, migliori lo sono state davvero. Perché dopo un venerdì che lo stesso spagnolo ha definito “da dimenticare”, nella Sprint qualche progresso s’è visto: quattordicesimo e con poco più di quattordici secondi da Maverick Vinales, vincitore di giornata. Migliore dei piloti Honda. “Mi sono trovato meglio – ha detto – ma c’è tanto lavoro da fare ancora”. Quello che c’è da capire è se Mir è riuscito a guidare sopra i problemi più di quanto abbiano fatto i suoi compagni di marchio, con Johann Zarco che è finito a terra nella prima fase della Sprint e Takaaki Nakagami che ha preso sedici secondi dal primo e Luca Marini che, invece, ha chiuso ultimissimo con 24 secondi di distacco dal primo (2 secondi al giro presi da Maverick Vinales) e 8 secondi di distacco dal penultimo, Taka Nakagami. Un gap che visto da fuori è preoccupante e che fa inevitabilmente tornare alla mente proprio il dubbio di Mir: “Arrivano dietro e si dicono comunque contenti”.
A spiegare bene quale è la situazione e in qualche modo anche a rispondere al suo compagno di squadra è, però, lo stesso Luca Marini. “Io sto lavorando per capire le cose” – ha detto. Una frase, la sua, che sembra lasciar intendere l’intenzione di non prendere minimamente in considerazione il risultato, quasi a voler trasformare ogni week end di gara in un test. Che non significa, sia inteso, negare le difficoltà o, come sostiene Mir, essere contento di arrivare ultimo. Ma, più semplicemente, che era tutto prevedibile. “Stiamo prima di tutto cercando qualcosa di buono per migliorare la curva e qualche passo avanti è stato fatto – ha spiegato ancora il fratello di Valentino Rossi – C’è un continuo confronto con gli ingegneri. Io spingo comunque forte perché comunque voglio arrivare più avanti, ma non posso dire che la Sprint sia stata del tutto negativa: dobbiamo sfruttare al meglio ogni giro in pista per raccogliere dati e permettere agli ingegneri lo sviluppo della moto. Non è il tempo di fare bilanci e mi rendo conto che adesso sarebbe anche difficile, ma nella Sprint ho provato una configurazione diversa e alcune cose sono migliorate. Penso che nella gara lunga faremo meglio. Il problema è che con questo format del fine settimana di gara non possiamo lavorare molto. Le differenze si ridurranno quando inizierò a sentirmi bene sulla moto e potrò guidare bene".