Lorenzo Savadori vive una condizione particolare in questa MotoGP: tante gare in calendario e pochissime occasioni per correrle davvero. La moto con cui entra in pista ogni weekend è un laboratorio in continua evoluzione, a volte i pezzi non funzionano, altre volte cambiano così tanto il comportamento della moto che adattarsi diventa difficile. Lui, comunque, non dice mai di no, come quella volta che lo hanno avvisato in diretta TV di prendere il primo aereo per Jerez. Si confronta con delle divinità o giù di lì ed è come sfidare a poker un prestigiatore, come fare le operazioni a mente contro uno che ha la calcolatrice: se non hai l’approccio giusto può diventare frustrante.
Abbiamo chiesto a Savadori di questo suo lavoro, del punto d’arrivo di questa Aprilia - micidiale in staccata ma ancora poco stabile - e dei piloti che la guidano. Lui racconta di Ogura che è silenzioso ma attento, Bezzecchi è precisissimo. Poi ci parla della durezza del momento che sta attraversando la squadra senza Jorge Martín, le sue idee sullo sviluppo e su quello che sarà un campionato lungo, anche se Marc Marquez rimane davanti a tutti.
