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[VIDEO] Siamo stati a Brno per la MotoGP con un Panama Peak P\10+ Compact Edition: ecco come è andata e perché nel paddock c'è bisogno di questa roba

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

31 luglio 2025

Questo è il secondo episodio di Racing Roadtrip, il nostro progetto con Panama Van per girare l'Europa e seguire la MotoGP dall'interno come fossero gli anni Settanta, tra lunghi viaggi, confessioni e interviste

di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

Nelle corse in moto c’è qualcosa, nascosto da qualche parte, di puro: forse è la voglia di andare oltre, il rischio, una guerra quotidiana col mondo e prima di tutto è con se stessi. Eppure passa il tempo e chi c’era prima dice che la purezza è sempre di meno, sempre più nascosta. Ma tutto, forse anche nelle corse in moto, può dipendere da come ti poni, da quanto vai a fondo, dalla tua propensione a cercare negli angoli. Un lungo lungo e faticoso sofismo per dire una cosa semplicissima: siamo andati a Brno con un Panama Van.

Per fare i fighi, per dire  - anche se forse non è vero - che a MOW ce la viviamo come negli anni 70, quando il paddock era una carovana di nomadi che girava alla disperata per l’Europa e si mangiava tutti assieme, ci si ospitava, si costruiva un gruppo.

Stavolta, Panama Van ci ha consegnato un P\10+ Compact Edition, che rispetto alla variante portata ad Assen di cui vi raccontiamo qui (in cui trovate anche una panoramica dei costi) monta cerchi più piccoli e una diversa lavorazione per il tetto che consente al mezzo, sempre un Ford Tourneo, di stare sui due metri di altezza. Per il resto le caratteristiche rimangono invariate: c’è una cucina con due fuochi, c’è la doccia, c’è il lavandino. E soprattutto due letti, uno apribile sul tetto l’altro ricavabile in un paio di minuti attraverso il divanetto posteriore.

Aver preso confidenza col mezzo in una prima trasferta aiuta, perché di colpo sai già dove trovare il tavolo, quanto caricare il frigo, come gestire gli spazi e tutte quelle piccole cose che quando viaggi su una casa con le ruote diventano la tua routine: tenere pulito, scegliere con attenzione cosa portare, lasciarsi guidare dagli eventi.

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Quella che vedete in foto, con il nostro P\10+ Compact Edition, è la corsia di ingresso dei box dell'Automotodrom Brno.

È un viaggio che ha poco a che fare con le telefonate all’ACI che faceva il Furio di Carlo Verdone. Potendo mangiare e dormire in ogni luogo e momento ci riappropriamo in maniera quasi sorprendente delle nostre piccole libertà, basta non farsi sopraffare dal senso di vertigine. Altro inutile giro di parole per dire che il navigatore aveva previsto otto ore di viaggio e ce ne abbiamo messe 11. Il che, comunque, non ha impensierito nessuno. Siamo in quattro: chi vi scrive, il collega Matteo Miserocchi del Corriere Romagna e i ragazzi di S1, Emanuele e Alberto, che gestiscono la società che sta producendo il documentario a puntate Under the Helmet dedicata a Pecco Bagnaia. Sono i suoi grandi amici.

Miserocchi, un signore sui cinquant’anni che porta tre orologi contemporaneamente, un irregolare vero, li ha battezzati i Gianduia perché sono torinesi, più precisamente di Cuneo. Seguono lunghe discussioni sulle guerre d’indipendenza, sui Savoia, sull’unità d’Italia, sulle donne e sulla crisi di Pecco Bagnaia in questo 2025. Una buona metà di queste cose sarebbero faticose da scrivere.

Rispetto al mezzo con cui siamo andati ad Assen, questo monta un motore meno assetato: il 2,0 litri Panther è nella sua versione da 136 CV e non ha trazione integrale, mantiene però il cambio automatico e consuma qualcosina in meno. Ha anche un optional in meno che, specialmente considerando la destinazione d’uso, pesa moltissimo nel comfort generale: il cruise control adattivo, parte del “Pack Driving Assistance". Se vi viene proposto, se ne avete la possibilità, acquistatelo. Vale tutti i soldi che costa. Rimane ottima l’insonorizzazione, la facilità di guida, il confort anche per lunghissime percorrenze e, non meno importatnte, la voce consumi che non si alza mai troppo.

Arriviamo a Brno attorno alle 22 del mercoledì di gara, decidiamo di optare per un piccolo campeggio a quattro chilometri dal circuito. Qualche camper, un paio di roulotte, docce pulite che nemmeno in albergo: decidiamo di prenotare fino alla domenica. Miserocchi pianta la sua tenda perché non vuole dormire nel van (“russo troppo, non me la sento”), rinuncia quando fuori comincia a piovere fortissimo. Dormire nel Panama Van invece è meraviglioso, senti la pioggia ma non ti bagni e la temperatura scende ma soltanto fuori perché il mezzo è perfettamente coibentato: durante l’assemblaggio infatti vengono smontati tutti i pannelli e la cellula viene ricoperta di materiale isolante. La mattina una doccia, la colazione e quello che per forza di cose diventa un rituale: richiudi i letti, sistemi le coperte in uno dei gavoni laterali e nel giro di dieci minuti sei passato dal capsule hotel all’automobile. Il circuito è vicino, la gente già moltissima dal giovedì.

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Sembrava un sogno, sembrava lontano. Eppure eccoci qui, a Brno in un minivan.

Torniamo al campeggio che è più mattina che notte, anche i tifosi che mandano moto scollegate al limitatore hanno finito il carburante, di qualunque cosa si tratti. Non siamo a livello di Le Mans, Mugello e Assen, le cattive intenzioni però ci sono tutte. Rispetto al giorno prima, il campeggio si è riempito. E scopriremo col passare dei giorni che sarà sempre peggio.

Il nostro Panama attira attenzioni. Qualcuno si ferma a chiacchierare, domanda come sia la vita a bordo, la maggior parte delle persone lo guarda più o meno come dev’essere stato guardato il primo uomo a cavallo: come mai non ci ho pensato io? È davvero così facile come sembra? La verità è che rispetto a un camper c’è meno spazio, quindi qualunque cosa tu voglia fare devi prima spostare i mobili della tua casa su ruote: fai scorrere il divanetto sulle slitte avanti o indietro per esempio, oppure ruoti i sedili per mangiare. Tiri su il tetto, apri il bagagliaio, il portellone, gli oscuranti. Per ora abbiamo sperimentato l’assetto da viaggio, quello da pranzo, quello da notte e quello da campeggio. Ti devi prendere quei cinque minuti per trasformarlo, ma la cosa diventa facile molto in fretta e le procedure sono pressoché immediate.

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L'assetto da notte. Nonostante si scenda facilmente sotto i 15° non è stato necessario accendere la stufa Webasto in dotazione.

Se viaggi da solo ti ci vuole più tempo ma hai più spazio, viceversa in più persone ognuno può occuparsi di qualcosa ma ci vuole più attenzione nel sistemare i bagagli. I giorni del Gran Premio passano in fretta. Brno è un circuito storico e forse per questo attira un pubblico di appassionati vecchia scuola, tanto che la maggior parte delle bandiere, dei cappellini e delle magliette sono di Valentino Rossi. Il sabato decidiamo di fare un giro in città e parcheggiamo dietro alla cattedrale, un’imponente struttura della fine del Settecento: roba che con un camper, ma anche soltanto con un van camperizzato, sarebbe impossibile. Ad ogni modo il GP non sembra davvero arrivato in città, in piazza c’è un palco da cui sparano musica elettronica ma niente di troppo legato alle corse. Miserocchi, che oltre al giornalista fa l’insegnante, si produce in una lezione sulla guerra dei trent’anni che parte dalla defenestrazione di Praga e finisce con la pessima figura fatta dal re Adolfo II di Svezia, che commissionò il vascello Vasa così grande e fornito di armi che quello colò a picco il giorno stesso del varo. Una bella serata.

Durante il GP realizziamo due interviste.

La prima con Gigi Soldano, che ha appena festeggiato 40 anni di vita nelle corse. Gigi racconta di Valentino Rossi, dagli inizi alla gara che aveva messo in piedi tra i fotografi. Racconta dei suoi incidenti, da un elicottero precipitato nel deserto della Dakar a quella volta che una moto gli è piombata addosso. E poi il collezionismo, la fotografia e i personaggi, fino ad arrivare a i tre scatti di Usain Bolt e il suo miracolo quotidiano.

Il giorno dopo facciamo salire sul nostro P\10+ Vera Spadini. Lei ci parla di viaggi, di psicanalisi, di uomini e, in genere, del mondo che ha dentro, molto più vasto di quello che si potrebbe immaginare sentendola parlare di gare e piloti. Nel paddock qualcuno parla di questo van, di questo modo di intervistare la gente: funziona perché la gente si sente a proprio agio e magari si lascia andare un po’. C’è l’atmosfera giusta, le storie escono da sole. Viene voglia di allestire uno studio mobile e di fare soltanto questo. Ed è forse è tutto qui il punto, lo scopo di un Panama Van: arrivare dove normalmente non riusciresti, creare una situazione, permetterti di fare qualcosa di diverso che magari non hai neanche troppo chiaro in mente.

Sulla via del ritorno domenica sera ci fermiamo a Vienna, giusto per il gusto di farlo. Qual è il problema? Giriamo per l’MQ, il MuseumsQuartier, tra piccoli locali aperti e una pace surreale. Lasciamo la città attorno all’una di notte, per poi fermarci in autostrada in un’area di servizio: allestire i letti è questione di dieci minuti, al mattino ripartiamo fino all’Italia. Difficile pensare a un modo più libero di viaggiare. E questa è una realtà che va ben oltre le campagne marketing, gli stereotipi sulla van life e i reel di Instagram sulle giornate perfette di qualche nomade digitale con quattro appartamenti in affitto. Anche in questo Panama Van P\10+ Compact Edition c’è qualcosa, nascosto da qualche parte, di puro. Lo trovi per la strada.

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