La pagina è online dai giorni del Mugello e, in meno di un mese, ha già circa 12000 followers su Instagram. Nonostante il protagonista sia un uomo di 83 anni e la sua voce, come il suo linguaggio, siano così distanti dalla modernità, nonostante risulti tutto un po’ anacronistico e a tratti pure fuori dal tempo. Solo che il Dottorcosta, scritto così tutto attaccato come Kevin Schwantz gli ha suggerito ormai quasi mezzo secolo fa, ha saputo sempre giocare tra passato remoto e futuro. E ce l’ha fatta anche questa volta. Con un profilo Instagram che segna il suo ingresso – ci sia perdonata la battuta – nel mondo degli influencer.
C’è niente, però, da influenzare. Solo da raccontare. Ancora e di più, anche adesso che il tempo ha segnato il viso di un uomo che ha saputo alimentare e trasferire energia e che ha combattuto contro la morte per tutta la sua vita. Anzi, non contro la morte, ma in favore della vita di chi la morte la sfidava ogni giorno. Quella pagina social strappa pure un mezzo sorriso, perché suona di rivisitazione in chiave moderna della più antica e calda delle immagini: un nonno che tiene sulle sue gambe un bambino e gli racconta una favola, magari davanti a un camino.
Quel nonno è lui, il Dottorcosta così come è oggi – segnato, rallentato ma ancora giovanissimo negli occhi – mentre il bambino sono i nuovi appassionati del motorsport. Quelli che non hanno vissuto gli anni pazzeschi delle corse in moto e le favole degli eroi che quegli anni li hanno resi leggenda. Nessun passatismo. Nessun rimpianto di quello che è stato e non sarà più. Solo conservazione e memoria che si tramanda attraverso i ricordi di un uomo che c’è stato sempre. Che ha saputo mettersi da parte quando non ha sentito più di poter dare davvero qualcosa a quel mondo. Ma a cui quel mondo dovrà essere riconoscente per sempre.
Sì, la pagina Instagram del Dottorcosta è la cosa più folle che vedrete in questo giugno e probabilmente è anche qualcosa in cui andrete a sbirciare spesso, nonostante la consapevolezza che è avanti che si deve andare e che quell’uomo, Claudio Marcello Costa, ha saputo ancora una volta essere protagonista del futuro. Dimostrandosi ancora esploratore, con la curiosità di chi ci prova, piuttosto che pioniere. Ecco perché in molti, proprio nel primo reel pubblicato, hanno scelto di metterci la faccia. Dai grandi campioni a cui il Dottorcosta ha salvato vita e carriera, passando per i giornalisti con cui ha condiviso stagioni su stagioni. Racconti, ricordi, aneddoti e pure il rammarico per il peggiore dei giorni di una intera carriera: 23 ottobre 2011. Il giorno in cui Marco Simoncelli ha perso la vita. “Se fossi stato lì – ha detto una volta il Dottorcosta – forse Marco sarebbe stato ancora tra noi, ma non per una questione medica. Anzi, i medici hanno fatto tutto e più di quello che si poteva fare”.
Tristezza, ma anche aneddoti felici, come la Suzuki di KevinSchwantz che “si sentiva dire solo di vincere e stava sempre di traverso”, oppure il segreto di Valentino Rossi “che sta nella forza di saper abbracciare”. Con qualche “invasione di campo” pure nelle auto, con il Dottorcosta che appena due giorni fa ha commentato anche il grande successo della Ferrari alla 24 Ore di Le Mans, ricordando quando, con suo padre Checco, viveva la grande corsa con gli occhi di un bambino che invidiava l’atmosfera folle della notte francese scandita dal suono dei motori da corsa.