S’è detto di tutto, s’è fatto ogni nome e non è mancato chi s’è spinto così oltre da dare per ufficiale che Andrea Iannone sostituirà Fabio Di Giannantonio sulla Desmosedici del Team VR46 per le ultime due tappe della MotoGP in Malesia e a Portimao. Solo che sono passati giorni e la situazione è esattamente la stessa di quando per la prima volta, proprio su MOW, abbiamo riportato l’indiscrezione sulle ipotesi che a Tavullia stavano prendendo in considerazione. Spiegando pure che sì, in lieve vantaggio rispetto agli altri candidati, c’è Andrea Iannone. Perché se lo merita, perché è rimasto fedele a Ducati in SBK anche se significherà correre ancora in una squadra satellite, perché ha un conto in sospeso con la Malesia e, non ultimo, perché è uno che ha avuto sempre un rapporto speciale con Valentino Rossi.
Sarebbe, inutile negarlo, una storia bellissima e un coronamento perfetto per un 2024 che Iannone non dimenticherà mai e che ha fissato nel tempo una storia di sport e di rinascita, di volontà e capacità di guardare al futuro. Solo che a spegnere un po’ gli entusiasmi ci ha pensato proprio Iannone, spiegando dalla sala stampa di Jerez – dove era impegnato per l’ultimo round del World SBK – che la notizia l’aveva letta anche lui sui giornali, ma che il suo telefono non aveva ancora squillato, meno che mai da un numero con prefisso pesarese. Quindi qualcuno ha dato i numeri? No, o comunque non fino in fondo se si è avuta l’accortezza di usare tutti i condizionali necessari. Perché portare un pilota in MotoGP non è qualcosa che si fa in un secondo, visto che ci sono di mezzo sponsor e contratti, e soprattutto perché, avendo Di Giannantonio garantito la sua presenza in Thailandia, non c’è nessuna fretta da parte della VR46 e nemmeno da parte di Ducati. Anzi, eventualmente c’è tutto il tempo per scegliere e poi, magari, annunciare la decisione proprio in Thailandia. Anche perché il primo nodo da sciogliere è se far correre l’eventuale sostituto sia in Malesia che a Valencia o solo in Malesia, lasciando la Ducati gialla nelle mani di Pirro per l’ultimo round di stagione (cosa che potrebbe non piacere a tutti i candidati, che chiaramente puntano alla doppietta).
I numeri, quindi, sono quelli che proprio in queste ore Valentino Rossi, Uccio e gli altri della VR46, insieme a Ducati, stanno prendendo in considerazione. E sono, salvo clamorosi colpi di scena, tutti di Ducatisti che difendono i colori di Borgo Panigale in Superbike. Se il criterio della scelta dovesse essere quello del merito e basta, allora non ci sono dubbi che il primo estratto sulla ruota di Tavullia sarà l’11. Ossia Nicolò Bulega. E’ il vicecampione del mondo della Superbike e è stato l’unico che, nonostante fosse al suo anno d’esordio nella categoria, è riuscito a tenere minimamente testa a Toprak Razgatlioglu e BMW. E’ giovane, conosce l’ambiente del Motomondiale e sta letteralmente vivendo una seconda carriera da campione vero. Solo che non ha mai guidato una MotoGP emettercelo sopra, soprattutto nel caldo infernale di Sepang, potrebbe significare volergli male più che fargli il regalo che merita. Lui stesso, a domanda diretta, ha ammesso che guidare la Desmosedici gli piacerebbe e anche tanto, ma non direttamente in gara e senza fare prima un test. E’ chiaro, comunque, che se la chiamata dovesse arrivare ci penserà di brutto.
Se la chiamata non arriverà, invece, significherà che Valentino Rossi e Ducati avranno scelto secondo un altro criterio, che potrebbe essere quello del merito unito a riconoscenza e esperienza. In quel caso il numero estratto sulla ruota di Tavullia sarebbe il 9. Cioè Danilo Petrucci. Conosce benissimo la categoria, con Ducati in MotoGP ha anche vinto per ben due volte al Mugello e a LeMans e è un uomo simbolo per Ducati, oltre che il campione del mondo degli indipendenti della Superbike con la Panigale del Team Barni. Ducati gli deve molto. E anche con il Team VR46 c’è un “mezzo conto in sospeso”. Sì, perché Petrucci avrebbe già dovuto guidare una delle moto di Tavullia nel 2023, per sostituire Marco Bezzecchi infortunato. Il pilota di Terni era stato messo in preallerta, ma poi il Bez riuscì a forzare i tempi di recupero e presentarsi in pista in sella alla sua moto. La Desmosedici 2023 – che sarebbe quella che guiderebbe se sarà chiamato a sostituire Di Giannantonio – Danilo Petrucci l’ha anche già guidata, sostituendo Enea Bastianini nella passata stagione. Il ternano, sempre dalla sala stampa di Jerez, è stato meno freddo di Bulega rispetto alla prospettiva di essere a Sepang con la Desmosedici, ma ha comunque spiegato che sarebbe bello sul piano “romantico”, ma pesantissimo su quello sportivo, visto il caldo che fa in Malesia e visto quanto è difficile pensare anche solo di poter arrivare nei quindici con una MotoGP “conosciuta” al venerdì e portata in gara già al sabato.
L’ultimo numero, e anche il più probabile per essere estratto sulla ruota di Tavullia, infine, è il 29. Quindi Andrea Iannone. I motivi del “perché sì Andrea Iannone” li abbiamo già sviscerati noi e non solo, compreso chi ha definito ufficiale una notizia che ufficiale non è, ma su uno vale la pena tornarci sopra: sarebbe una figata pazzesca. Il pilota di Vasto, dalla sua, non s’è scomposto e s’è limitato a dire che il suo telefono non ha ancora squillato. Ma, conoscendo un po’ il personaggio, è chiaro che non direbbe mai di no, pur essendo consapevole che dopo tanti anni potrebbe ritrovarsi sopra a qualcosa che non somiglia neanche più a una moto, tra aerodinamica, abbassatori e elettronica sempre più invasiva. E’ probabile, piuttosto, che il tira e molla, ammesso che sia realmente in corso, possa riguardare proprio il nodo sul sostituire Diggia per una sola o entrambe le gare, così da fare in modo che per Iannone possa essere davvero una prova e non una romantica (e comunque potente anche dal punto di vista del marketing) “operazione ritorno”.
E se invece ci scappasse la sorpresa? Non essendoci ancora nulla di ufficiale non è detto che non possa succedere. Ma è poco credibile. Perché oggettivamente altri nomi di papabili non ci sono e perché l’unico che potrebbe, ossia Celestino Vietti, è sì fuori dai giochi in Moto2, ma è comunque un pilota legato a KTM e che, quindi, non potrà non onorare gli ultimi round del mondiale della classe di mezzo.