Marc Marquez è quello che ha vinto di più, è quello che ha dominato in lungo in largo in questa stagione e, quindi, è anche quello che può permettersi di andare giù duro sulla piega che sta prendendo la MotoGP, tra cani fatti diventare protagonisti assoluti per la gioia dei social e piloti “invitati” a accettare che sia violati anche i loro momenti più sacri. Sì, perché se il pass ai cani dei piloti è qualcosa di anche carino e divertente, a far venire il sangue amaro a Marc Marquez oggi a Misano è stato altro e non c’entrano niente i temi della pista, i fischi dei tifosi (che a dire il vero non si sono sentiti più di tanto) o la fatica che gli ha fatto fare in mattinata la sua Desmosedici. C’entra, piuttosto, la notizia del giorno: prima della partenza, i piloti della MotoGP dovranno schierarsi in piedi sotto il traguardo proprio come fanno già quelli della Formula 1. Ennesimo scimmiottamento e, chiaramente, anche ennesimo mal di pancia tra i piloti. Molti hanno taciuto, altri hanno fatto capire come la pensano e Marc Marquez, invece, ha detto tutto quello che aveva da dire.

“Credo sia un po’ troppo – dice senza ricorrere al solito politichese di cui ormai i piloti sono perfetti interpreti - Non capisco questa decisione. Prima della partenza serve stare concentrati, entrare nella giusta mentalità per la prima curva e fare questo show sulla griglia può disturbare. Capisco lo spettacolo, ma se va a intaccare la parte sportiva, non mi piace. Continuano a chiedere sempre di più e prima o poi qualcosa esploderà. Ma noi non decidiamo nulla, non lo sapevo nemmeno. Figuratevi”. Netto, deciso e pure senza appello, con l’otto volte campione del mondo (nove ormai) che poi entra nei temi di questa prima giornata a Misano, in cui ha chiuso ancora una volta davanti a tutti, ma senza essere pienamente soddisfatto.

“Stamattina con la gomma anteriore morbida avevo pochissima fiducia – racconta - Nel pomeriggio ho riprovato: il Curvone è sempre stato un mio punto debole su questa pista lì perdo tempo. Se guardi il T3, è il mio peggior settore. Però abbiamo migliorato un po’ la stabilità in quella zona, anche se, come sempre, quando guadagni da una parte, perdi dall’altra. Migliorando le zone veloci, perdiamo un po’ di grip nelle lente. Il grip comunque qui è ottimo, ma ci sono tante piccole ondulazioni, non buche vere e proprie. Sono tipo piccole onde, increspature credo dovute alle auto che girano qui. La moto vibra, ma sarà così per tutti, quindi ci si adatta. Stamattina lottavo con la moto: il giro veloce c’era, ma il passo gara era inesistente. Facevo un giro buono, poi tre pieni di errori. Facevo molta fatica. Mi sembrava di lottare contro la moto. Sentivo ancora le sensazioni di Barcellona: rigidità, vibrazioni ovunque. Poi ho fatto un reset mentale prima delle prove successive, ho cambiato approccio e stile di guida e insieme al team abbiamo migliorato il setup. Ho fatto un passo avanti sia io che la moto e nel pomeriggio siamo stati più costanti sul ritmo gara. Venendo dalla Catalogna, qui sin dal primo giro la moto è sembrata rigidissima per via del grip molto elevato. Inoltre, la moto sembrava più aggressiva a causa del cambio corto e della pista più compatta. I punti di frenata qui sono molto più duri. In Catalogna devi mollare il freno e portare velocità in curva, qui è esattamente il contrario”.
Non si è trovato benissimo, quindi, ma ha capito subito il motivo e alla fine il miglior crono di giornata lo ha strappato lo stesso. Con Marc Marquez che è anche consapevole che a Misano non dovrà vedersela solo con suo fratello Alex. “Paradossalmente – ha concluso – Misano è una pista più adatta al mio stile rispetto alla Catalogna. Però, alla fine, anche lì la prestazione c’è stata: non ero lontano, solo Alex è stato più veloce di me. Qui invece sembra che tutti i piloti italiani abbiano iniziato il weekend in ottima forma già dalle FP1. Tutti gli italiani sono partiti con una mentalità diversa: è l'effetto patria. È successo anche a me e a Álex a Barcellona: parti con la stessa voglia di sempre, ma hai quella fiducia in più. Ti prendi un po' più di rischio. Vanno forte non solo Pecco, ma anche Bezzecchi, Morbidelli e Di Giannantonio, sono partiti con un ritmo diverso. Sono andati molto forte fin dall'inizio. Non ho controllato il loro ritmo, ma credo che Bezzecchi, da quello che ho visto, sia da tenere d’occhio”.