“Non vedo quello che fa Pecco, il mio riferimento, adesso, è il secondo e il secondo è Alex”. Marc Marquez l’aveva detto già nel primo giorno di Aragon, rispondendo secco così alla domanda sulle differenze tra la Ducati Desmosedici GP25 e la GP24 e sulle difficoltà avute in questa prima parte di stagione dal suo compagno di squadra, Pecco Bagnaia. Provocare è qualcosa che gli riesce bene da sempre, con quel piglio lì di chi gioca sul limite anche delle parole, senza scadere nella supponenza, ma lasciando sempre intendere che tutto quello che ha detto non è solo ciò che ha detto. Lo ha fatto di nuovo oggi pomeriggio, dopo la Sprint dominata a Aragon. Qualcuno dice che vincere non gli basta e che il piacere per lui si fa più grande quando gli riesce di risultare, per qualcuno, anche irritante. È lo sport, è il gioco delle corse. E va bene così. Con chi ce l’ha? Probabilmente con nessuno, ma è chi ascolta, semmai, a rischiare di sentirsi chiamato in causa.

“L’ho chiesto diverse volte agli ingegneri – ha detto l’otto volte campione del mondo col solito sorriso – sto guidando esattamente la stessa moto di Alex, Fermin Aldeguer e Franco Morbidelli. Ne abbiamo parlato anche con gli ingegneri. Non so perché, ma abbiamo esattamente la stessa moto. È vero che in altre piste come Le Mans e Silverstone c’è stata qualche differenza, ma qui sono tornato indietro, perché voglio la stessa moto che hanno gli altri. Lunedì, con più tempo, proveremo l’altra”.
Un modo, inutile negarlo, per provocare un po’, ma anche per rimarcare che le differenze tra le due specifiche della Desmosedici sono minime. Ma c’è da dire che Marc Marquez non ha mai guidato la GP24 e deve in qualche modo stare a quello che dicono gli ingegneri. Quello che è certo, anche se Marc Marquez non l’ha ammesso in maniera esplicita, è che sul polso destro è riuscito a tenersi ancora qualcosina in vista della gara lunga di domani.
Stesso discorso quando gli viene chiesto del contatto con Pedro Acosta: “Non ricordo esattamente come… ero un filo indietro e devi frenare forte, soprattutto perché altrimenti i devices non si sganciano. Incidenti di questo tipo succedono sempre nello stesso modo: uno ha un problema in partenza, gli altri arrivano con una velocità diversa e questo succede soprattutto in piste come Aragon”.
Per chiudere in bellezza, Marc lascia intendere che questa pole position l’ha conquistata anche senza fare il massimo: “Mi sono preso un rischio in più, ho esagerato cercando di andare oltre le possibilità della moto. La moto scuoteva ovunque, non è stato il miglior giro possibile ma è bastato per partire dalla pole. Togliere due decimi al tempo con altri tentativi? Ad un certo punto stavo facendo il giro perfetto, poi sono andato lungo alla 7. Al giro dopo, convinto che la gomma non fosse al suo massimo potenziale, ho attaccato di più in entrata, spingendomi oltre il limite. Sì, non è stato il giro perfetto”.
