Mancano pochi giorni all'inizio del Conclave e Roma si riempie di porpore, rituali e... aneddoti che sembrano usciti da un romanzo. Tra una Congregazione generale e l’altra, tra messe di suffragio e incontri riservati, i cardinali trovano anche il modo di vivere piccoli momenti di leggerezza, lontani dai riflettori. Lo racconta l'arcivescovo mantovano Anselmo Guido Pecorari, 79 anni, ormai in pensione, seduto davanti a un panino e a una birra fresca mentre chiacchiera con Fabrizio Caccia del Corriere della Sera: “Pranzo leggero oggi”, sorride, “ieri sera con il mio amico cardinale Mario Zenari, nunzio in Siria, siamo andati alla Taverna, lì all'angolo tra via Candia e via Tunisi. Ci siamo mangiati dei carciofi alla romana che non vi dico. A lui fanno impazzire, in Siria mica li trova”.

Intorno ai tavoli romani, mentre si tracciano profili e strategie, sbocciano storie che svelano un altro volto del Conclave. Come quella che riguarda un cardinale con la passione per il tennis: il porporato spagnolo Santos Abril y Castelló. Appena può, impugna la racchetta e sfida gli amici, ma solo fino a quando il punteggio è favorevole. “Odia perdere”, svela Pecorari. E per evitare il disonore di una sconfitta, ha messo a punto un piccolo stratagemma: un cenno d’intesa con l’assistente, ed ecco che, in pieno match, arriva l’annuncio di una telefonata urgentissima. Partita interrotta, reputazione salvata.

Ma non finisce qui. Perché la vita a Casa Santa Marta, la residenza che ospita i cardinali durante il Conclave, riserva altre sorprese. “Non faccio nomi perché è un mio caro amico, ma un cardinale straniero, pensando che tutto fosse gratuito, ha invitato qualche collega in camera per una chiacchierata serale. Nel giro di poco, hanno svuotato il frigo-bar di tutti i liquori mignon. Il problema? La mattina dopo ha trovato il conto addebitato. E ci è rimasto parecchio male” ride Pecorari. Tra chi sfida la sorte a carte, chi si improvvisa tennista e chi sogna carciofi che a casa sua non esistono, il clima a Roma è quello di una vigilia strana: sospesa tra il peso della scelta storica che si avvicina e una voglia irresistibile di vivere anche l'attesa con un po' di leggerezza. Gelati che si sciolgono sotto il sole, risate smorzate nei ristoranti, brindisi rapidi prima della chiusura dei cancelli vaticani.