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A volte fermarsi è il modo di andare avanti: quello che la Dakar 2025 ha insegnato a Danilo Petrucci

  • di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

13 gennaio 2025

A volte fermarsi è il modo di andare avanti: quello che la Dakar 2025 ha insegnato a Danilo Petrucci
Problemi di salute per Claudio Bellina. La Dakar dell’Italtrans Racing Team è finita così, con un malore dovuto alla forte disidratazione per il forte calco dopo che alla squadra italiana era praticamente successo di tutto nelle precedenti giornate di gara. Lo sport è anche questo e a volte mette davanti a lezioni pesanti. Che però servono per riprovarci ancora, dentro una promessa ormai fatta a quel deserto e a quella corsa che saranno sempre un’altra opportunità

di Emanuele Pieroni Emanuele Pieroni

La Dakar non è solo una gara: è prova di resistenza, sfida che mette a nudo l’anima e, a volte, è anche l’immagina di un camion adagiato su un fianco, al tramonto. Dentro, magari, il tramonto di un sogno. Sì, la Dakar 2025 di Danilo Petrucci è finita, ma non per via di quel camion sul fianco, visto che in qualche modo erano riusciti a raddrizzarlo. E’ finita perché c’ha messo le mani la sfiga, o se vogliamo dargli un nome più nobile “il destino”, o magari perché i motivi veri non li sapremo mai. Quello che sappiamo è che l’ennesimo imprevisto è stato l’ultimo. E ha fatto dire basta. Non perché fosse arrivato il momento di arrendersi, ma perché, piuttosto, è arrivato il momento di rilanciare mettendo davanti quello che deve arrivare davanti: la vita e la salute. Non fosse altro che per riprovarci non appena si potrà di nuovo. Questa è la lezione che ha sia appreso che dato il Team Italtrans Racing, con il suo equipaggio formato da Danilo Petrucci, Claudio Bellina e Marco Arnoletti, dopo la Dakar 2025.

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La competizione, iniziata il 3 gennaio in Arabia Saudita, si è rivelata subito un delirio. La sesta tappa, che avrebbe dovuto rappresentare una nuova opportunità di riscatto, si è trasformata in un incubo quando, al chilometro 424, Bellina ha accusato un malore mentre era alla guida del camion numero 608. Un calo di pressione, provocato da una disidratazione severa, dovuta al caldo torrido del deserto, ha costretto il team a chiamare i soccorsi. È un attimo: la corsa che ti fa sentire invincibile si trasforma in un momento di vulnerabilità.

“Ero alla guida e ho cominciato a sentire meno le forze - ha confessato Bellina, un veterano della Dakar con 17 edizioni alle spalle - Questa gara è davvero estrema, ma ho preferito fermarmi”. La decisione non è stata facile, ma in quel deserto, dove la vita e la morte danzano sulla promessa di rivedersi ancora, la salute viene prima di ogni cosa. Petrucci, il pilota umbro che ha portato il suo ardore e la sua passione in questa avventura, ha vissuto un mix di emozioni. “La Dakar è un po’ come la vita: ti perdi, non capisci nulla, ma alla fine devi ritrovare la lucidità per andare avanti” – aveva riflettuto qualche giorno fa. E ora, dopo aver affrontato il ritiro, ha dovuto accettare che a volte andare avanti significa anche fermarsi, scegliere di non proseguire in nome di un bene più grande. “Mi dispiace non finire la gara, ma sono felice che Claudio sia in salute” - ha tagliato corto.

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La decisione di interrompere la competizione è stata presa con il cuore pesante, ma con la mente lucida. Italtrans Racing ha deciso di tornare in Italia, portando con sé un bagaglio di esperienze e insegnamenti che nessuna vittoria potrebbe eguagliare. Petrucci ha descritto la Dakar come una “bellissima esperienza con persone straordinarie”, sottolineando l’importanza di quello che hanno vissuto insieme. “Spero di tornare l’anno prossimo con Italtrans Racing Team” ha dichiarato, con la determinazione di chi sa che la vera vittoria è sapersi rialzare. Per riprovarci.

Marco Arnoletti, il navigatore, ha voluto ringraziare l’organizzazione della Dakar per il supporto e il tempestivo intervento dei medici. “Peccato per la gara, ma la salute viene prima di tutto” - ha ribadito in un messaggio che basta da solo a segnare il netto confine che giustamente dev’esserci tra la vita e la vita sportiva, dove invece il risultato tende spesso prevalere su tutto. Adesso, mentre il deserto riassorbe le tracce della loro avventura, Petrucci e il suo team si preparano a tornare a casa. Non è la fine di un sogno, ma l’inizio di una nuova sfida, una chiamata a un nuovo tentativo. La Dakar 2025 ha insegnato loro che la vera forza non sta solo nel correre, ma anche nel sapersi fermare. Quando è l’unico modo per andare avanti davvero.

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