Per raccontare Dare tutto, chiedere tutto (Mondadori, 144 pp, 19 euro) è necessario partire da due fatti ben evidenti e fondamentali. Il primo: il libro è uscito il 27 maggio mostrando un tempismo perfetto, ben quattro giorni dopo la vittoria del quarto scudetto del Napoli. Ci fosse stata l’intelligenza artificiale a impostare le strategie dell’ufficio commerciale di Mondadori non sarebbe riuscita a prevedere l’allineamento perfetto tra l’ultima giornata di Serie A, la vittoria del quarto scudetto del Napoli e l’uscita del libro quattro giorni dopo. Impossibile non chiedersi anche cosa sarebbe successo se il campionato fosse finito in maniera diversa. E anche se l’editore - a quel punto - si sarebbe accollato costi e responsabilità per richiamare in magazzino tutte le copie già movimentate e studiare - diciamo così - un’uscita sportivamente meno delicata. Ma qui entriamo in discorsi da nerd dell’editoria e nel caso affronteremo il tema in altra sede.

La seconda evidenza ha un preciso nome e cognome: Mauro Berruto. Non è mai un dettaglio il nome del co-autore in libri di questo tipo, pensate ad Agassi al Premio Pulitzer Moehringer, solo per fare un esempio. Berruto accostandosi ad Antonio Conte (il libro è uscito con la dicitura in copertina Antonio Conte con Mauro Berruto ndr ) sposta idealmente il volume dallo scaffale delle agiografie a quello della letteratura sportiva a tutto tondo. Per chi non lo sapesse Mauro Berruto ha raccontato (e racconta) lo sport allenando, scrivendo, facendo politica e pure cambiando la costituzione (vedi la riforma dell’articolo 33 dell’aprile 2024). Non si offenderà quindi Conte se diciamo che le parti più interessanti di questo libro sono quelle in cui Conte e Berruto dialogano tra di loro e mettono sul tavolo le proprie esperienze da allenatori parlando di idee, difficoltà e persino di solitudine, sentimento tipico di chi sa che può consultarsi con tante figure professionali salvo poi essere solo nel momento della scelta.

C’è un passaggio in questo dialogo - che dura circa quaranta pagine - in cui la personalità di Conte emerge nella sua totale e cristallina essenza. L’allenatore neo-scudettato esprime un concetto semplice che magari in molti pensano, ma che non fa figo dire ad alta voce. E cioè che non sempre le crisi sono delle opportunità. Bello pensarlo, certamente. Bello anche raccontarlo, per costruirsi un’immagine resiliente. Ma è più facile – dice Conte - che una crisi sia soltanto un’accelerazione (dietro la parola accelerazione io ci ho letto rottura di palle, ma questa è una mia personalissima opinione ndr) e cioè un passaggio precario e rapido da un punto A a un punto B in cerca di un nuovo equilibrio che faccia tornare a funzionare le cose. Non proprio un dettaglio per uno sport di squadra in cui undici elementi devono lavorare come se fossero un corpo solo.
Quello che avrete davanti (se deciderete di comprarlo) non sarà quindi un libro adatto a chi è in cerca di storie e aneddoti. Non è per capirci il libro di Alex Ferguson (La mia vita, Bompiani), secondo me tra le più belle autobiografie di un allenatore di calcio mai scritte. Qui non ci sono curiosità, retroscena o dettagli pruriginosi acchiappa lettori. C’è un accenno a quella volta che a Buffon - convinto di poter tornare a casa dopo essere stato sostituito a fine primo tempo in una partita di fine ritiro - fu chiesto di fare inversione a U e tornare indietro con tutta la squadra che lo aspettava negli spogliatoi perché lui (Conte) doveva fare il discorso di fine ritiro. Un esempio che dice molto del personaggio Conte più che della libera iniziativa presa da Buffon. Insomma: anche un po’ a malincuore (per chi legge libri per lavoro) in questo libro non c’è materiale per scrivere pezzi giornalistici di colore, ma c’è tutto quello che serve per comprendere l’ABC dell’approccio contiano al mestiere dell’allenatore.

Il titolo del libro racchiude nel numero di battute di un haiku tutta la filosofia del mister che con una parafrasi possiamo sintetizzare così: Io ti do tutto, ma ti chiedo pure tutto. E se non sei disposto a fare la tua parte in questo reciproco scambio, in questa equazione il cui risultato è spesso una vittoria, non sei il giocatore adatto per me. Semplice, forse scontato, molto contiano e in queste pagine spiegato davvero bene.
Ma allora se non è un libro che rivela aneddoti e nemmeno un libro di quelli che ispirano, allora che cos’è? È un libro che racconta un processo di lavoro, un’impostazione e non pretende di insegnare niente a nessuno, ma attenzione: questo è un pregio, perché di libri che vendono aria fritta usando lo sport come metafora per diventare dei vincenti nella vita di tutti i giorni ne sono pieni gli scaffali delle librerie. Forse dovendo pure cercare un difetto è un libro con poca anima, ma che da ogni pagina fa trasparire quanto sudore ci sia dietro ogni risultato ottenuto da Conte. Più che regalarlo a un tifoso del Napoli fate in modo che lo legga qualcuno che pensa al calcio come a un mestiere e non come come a uno spettacolo; di certo troverà troverà pane per i suoi denti
Anche il più distratto lettore noterà tra le righe finali del libro uno spoiler, che poi spoiler in fondo non è: Conte vuole continuare a vincere e probabilmente ce la farà. Il libro di aneddoti, ricordi e curiosità sulla sua carriera magari un giorno arriverà.
Prima lavorare, poi ricordare.
