In Aprilia lo chiamano “il capitano”. Perché c’era anche quando mancava pure la speranza di arrivare al traguardo e perché s’è messo sulle spalle un progetto che sembrava destinato a fallire, visto che la storia delle corse ha sempre raccontato di una Aprilia gloriosa, ma mai nella così detta Classe Regina. Invece Aprilia in MotoGP è cresciuta ogni anno, cambiando tanto e mantenendo, invece , una costante: Aleix Espargarò. Uno che ha vinto poco, che ha talento e che a detta di tutti non l’aveva mai abbastanza espresso, ma che, al contrario di molti altri, ha una caratteristica speciale: la sensibilità. Quella del pilota che capisce debolezze e punti di forza della moto e quella dell’uomo, che riconosce il valore delle emozioni, anche quando magari esagera un po’ e si lascia prendere, appunto, dall’emotività.
Lui e l’Aprilia a ciò che sognavano ci sono arrivati: vincere. Ma raggiungere un sogno, per chi vive di competizioni, dura il tempo di trovarne un altro e spostare l’asticella più su. Aleix Espargarò e Aprilia l’hanno fatto, lottando addirittura per un titolo mondiale, tornando a vincere e, poi, pure mettendosi in testa l’idea matta di puntare su un altro su cui nessuno era più disposto a puntare: Maverick Vinales. “E’ stato Aleix che, sapendo della mia situazione con Yamaha, mi ha chiamato chiedendomi se potesse interessarmi di entrare nella famiglia di Aprilia” – aveva raccontato Vinales ormai due anni fa. Gliinteressava e nella famiglia Aprilia ci è entrato davvero, quasi accompagnato da un Aleix in versione fratello maggiore che lo aiutava in tutto, anche dandogli la paga la domenica. Il tutto mentre rinnovava un contratto con la casa di Noale spiegando che sarebbe stata l’ultima volta.
Aleix Espargarò, adesso, pensa al ritiro e non nega che al titolo mondiale, però, ci punta ancora. Può vincerlo e non saremo certo noi a dire di no, visto che siamo solo al terzo fine settimana di gara. E visto che l’Aprilia RS-GP è una moto che non ha così tanto da invidiare alle Desmosedici. Aleix Espargarò, quindi, può vincere il mondiale normalmente, ma è l’unico dei piloti ancora in attività che può vincerlo anche nel modo in cui non l’ha vinto nessuno. Da capitano, appunto, prima ancora che da pilota. Da grande vecchio che acquisisce la consapevolezza che quel ragazzo che lui stesso ha voluto vicino, adesso non deve più essere accompagnato. Ma, al limite, scortato.
Che significa? Niente che non sia in linea con i valori dello sport. Significa semplicemente che se anche a Jerez Maverick Vinales dovesse mettere le sue ruote davanti a quelle di tutti gli altri, allora comincerà a essere ora di pensare davvero all’obiettivo grosso in casa Aprilia. E la chiave di tutto, anche se sembra paradossale, potrebbe essere proprio Aleix Espargarò. Perché è vero che ovunque si fa un minimo di gioco di squadra, ma in Aprilia non si tratterebbe di un minimo e se in tutta la MotoGP c’è un pilota che andrebbe a morire per un altro pilota, quello è Aleix Espargarò. Soprattutto se l’altro pilota guida la sua stessa moto e è l’amico di una vita. L’anno scorso lo spagnolo disse che se fosse capitato avrebbe aiutato Jorge Martin, figuriamoci quello che potrebbe fare con Maverick Vinales. Non alle ultime gare, ma subito, per una stagione intera. Come un maratoneta che tanto tempo fa s’è messo a correre, ha trainato tutti e poi, a pochi metri dal traguardo, ha lasciato passare il futuro. Quel futuro che lui stesso ha scelto. Forse vincerlo così varrebbe ancora di più, in termini di umana potenza, del vincerlo di persona. Tanto che la certezza è una: se qualcuno dovesse aver bisogno del compagno di squadra per vincere il mondiale, quello col vantaggio più grande sarebbe – già oggi – Maverick Vinales.